Ci sarebbe anche l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta tra i personaggi eccellenti citati nei verbali degli interrogatori sulle tangenti del Mose, che ha travolto la politica veneta (e non solo) nei giorni scorsi.
A quanto scritto dal quotidiano La Repubblica, l'ex amministratore delegato della Mantovani Piergiorgio Baita (arrestato più di un anno fa con l'accusa di associazione a delinquere) avrebbe raccontato ai magistrati che Gianni Letta sarebbe stato il "direttore del traffico che indicava le ditte da scegliere" per gli appalti del Mose veneziano. L'abruzzese – sottosegretario ai tempi del governo Berlusconi – non risulta per ora indagato, e probabilmente sarà ascoltato dai magistrati veneti come persona informata sui fatti.
Letta è stato intercettato in conversazioni con l'allora presidente Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, considerato da sempre vicino all'ex sottosegretario e ritenuto dagli inquirenti il "burattinaio" delle tangenti sugli appalti del Mose. «Letta è l’assicurazione sulla vita!», avrebbe esclamato Baita ai magistrati. Quello tra Mazzacurati e Letta, inoltre, sarebbe stato un rapporto curato «con grande gelosia».
"Letta, per Mazzacurati, è il «direttore del traffico». Una sorta di Virgilio tra i dicasteri romani", si legge su La Repubblica. Secondo Baita l'ex sottosegretario di Berlusconi avrebbe facilitato l'apertura delle stanze dei ministeri economici al Consorzio Venezia Nuova e alla Mantovani, in cambio dell'imposizione di imprese amiche nei subappalti per il Mose. Inoltre, sempre secondo La Repubblica, avrebbe chiesto di "far lavorare" l'impresa dell'ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, con l'obiettivo di ripianare un debito dello stesso nei confronti della Corte dei Conti.
Baita, agli arresti dal febbraio 2013, avrebbe parlato durante gli interrogatori di 400 milioni di euro del Comitato interministeriale di programmazione economica (Cipe) da sbloccare e stanziare, per "alimentare" il Consorzio Venezia Nuova, che altrimenti non sarebbe andato avanti. Non è la prima volta che Letta viene considerato vicino al Cipe. Lo stesso Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia – l'agenzia ministeriale deputata alla valutazione per le assegnazioni delle risorse Cipe – viene considerato da sempre vicino a Letta. E anche la vicenda del Mose si è intrecciata a più maglie con la ricostruzione dell'Aquila, come abbiamo evidenziato qualche giorno fa.
Dopo le notizie di un suo coinvolgimento, l'ex membro del governo Berlusconi ha smentito categoricamente: "Ma come si fa a smentire una favola? - ha dichiarato Letta - Basta dire che non c’è nulla di vero? E che è tutta una fandonia? Di certo, c’è solo che, nella realtà, non esistono né richieste né versamenti. Non sono mai esistiti, mai pensati e neppure immaginati. Per fortuna non sono io a doverlo dire, dal momento che prima di me, l’ha scritto con chiarezza il Gip di Venezia nella famosa ordinanza sul Mose".
Come già sottolineato, Gianni Letta ad oggi non è indagato. Ad ogni modo, anche quando indagato, i procedimenti giudiziari che hanno visto protagonista il politico abruzzese sono stati archiviati. Come nel novembre del 2008, nel pieno dell'emergenza migranti. Letta fu indagato per abuso d'ufficio, turbativa d'asta e truffa aggravata, per l'affidamento diretto del centro di accoglienza di Policoro (Basilicata) a una holding di cooperative leader in Italia dell'alimentazione collettiva. Dopo un conflitto di competenza tra le procure di Potenza e Roma, la Procura generale presso la Corte di Cassazione affidò il prosieguo dell'indagine alla Procura della Repubblica di Lagonegro. Nel marzo 2011 i pubblici ministeri chiesero e ottennero di archiviare l'inchiesta "perché non sussistono reati". Della vicenda vi abbiamo raccontato anche nell'inchiesta di NewsTown, riguardante l'affidamento diretto (da parte della Azienda sanitaria locale 1) dell'appalto per i pasti ospedalieri del San Salvatore dell'Aquila.