Meno di un anno alle elezioni amministrative della primavera 2022.
L'afa agostana, tra un evento e l'altro dell'estate aquilana, tiene sotto silenzio il dibattito politico destinato, tuttavia, ad accedersi già a settembre.
Sul fronte del centrodestra, sebbene il sindaco Pierluigi Biondi non abbia ancora detto una parola chiara sulla sua ricandidatura, i giochi sembrano fatti: a meno di 'scossoni romani', con la fine anticipata della legislatura per l'elezione di Mario Draghi a Presidente della Repubblica, Biondi sarà di fatto costretto a ripresentarsi; sarebbe davvero complicato spiegare un passo indietro, in attesa delle elezioni politiche del 2023 e, d'altra parte, una eventualità del genere rimetterebbe in discussione la tenuta stessa della coalizione, con la Lega pronta, a quel punto, ad avanzare una propria candidatura.
Rompere lo 'status quo' significherebbe creare contraccolpi a livello regionale e persino nazionali; d'altra parte, la ricandidatura di Biondi eliminerebbe un 'nome forte' dalla corsa ad un posto in Parlamento, e lo sanno bene gli esponenti di Lega e Fratelli d'Italia cha ambiscono ad uno scranno romano.
In altre parole: l'ipotesi, su cui pure si era lavorato, di trovare cioé un candidato alternativo con Biondi capolista della lista di Fratelli d'Italia per il Consiglio comunale pare definitivamente tramontata.
Restano pochi spazi di manovra al sindaco dell'Aquila, e davvero angusti; se ne sono convinti anche a Palazzo Fibbioni dove si sta preparando il terreno per provare a strappare un secondo mandato. I 'confini' della coalizione saranno più o meno gli stessi del 2017: si ripartirà da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, con la lista di Coraggio Italia! cui sta lavorando il senatore Gaetano Quagliariello, L'Aquila futura di Roberto e Salvatore Santangelo e almeno una civica del sindaco.
Sul fronte del centrosinistra, invece, la novità delle prossime settimane potrebbe essere la discesa in campo di Americo Di Benedetto. Se ne parla da giorni, a dire il vero: Di Benedetto avrebbe rotto gli indugi e, a settembre, potrebbe annunciare ufficialmente la sua candidatura a sindaco con un fronte di centro, moderato e liberale. Contattato da newstown, il consigliere regionale non ha confermato né smentito: con la formazione civico-politica del Passo Possibile si sta ragionando "su quale sia la strada migliore per dare un altro governo alla città", le sue parole. "La sfida è questa", ha ribadito: "l'avversario politico è il centrodestra, sono e resto un uomo di centrosinistra e, dunque, invito le forze d'area a riflettere su quale sia il modo migliore per sfidare l'attuale maggioranza alla guida della città e della Regione, nel rispetto delle differenti sensibilità. Dal 2017 ad oggi, le condizioni sono profondamente cambiate".
L'orientamento è piuttosto chiaro: c'è chi si dice convinto che una candidatura di Di Benedetto fuori dal perimetro del centrosinistra classicamente inteso, con un profilo centrista, potrebbe attirare una parte dell'elettorato moderato di centrodestra e, dunque, indebolire la coalizione a sostegno del sindaco Biondi. Con Di Benedetto in campo e un candidato di centrosinistra - il senso del ragionamento - sarebbe più semplice portare il centrodestra al ballottaggio; al secondo turno, poi, un accordo d'area potrebbe ribaltare gli equilibri. Di qui, l'invito del consigliere regionale a considerare come avversario politico il centrodestra, nella consapevolezza che, ad un eventuale ballottaggio, ci si potrebbe ritrovare insieme.
D'altra parte, è convinzione diffusa - anche nel centrodestra - che stavolta, rispetto a quattro anni fa, Biondi potrebbe rappresentare un 'freno' più che un 'traino' per la coalizione: se non si dovesse vincere al primo turno, si sussurra in maggioranza, al ballottaggio potrebbe accadere di tutto, in un equilibrio rovesciato rispetto al 2017.
Tuttavia, presentare due diverse candidature nel campo che fu 'civico progressista' alle ultime amministrative potrebbe anche nascondere delle insidie, col rischio che le spaccature di questi anni finiscano per acuirsi, rendendo difficile una convergenza al secondo turno, e che a trarne beneficio sia il centrodestra, con la 'contrapposizione' che potrebbe spostarsi nel campo degli sfidanti e Biondi che avrebbe gioco facile a mostrarne le contraddizioni.
A quanto si apprende, il Partito democratico avrebbe preso atto della volontà di Di Benedetto di candidarsi a sindaco: l'indicazione maturata in queste ore è di lavorare alla costruzione di una coalizione alternativa, larga, capace di tenere dentro le forze di centrosinistra e i movimenti civici organizzati. Certo, non si può nascondere che il Pd è in una posizione piuttosto scomoda: accompagnare la discesa in campo di Di Benedetto significherebbe, però, rinunciare alla costruzione di un fronte ampio e progressista, col rischio che 'pezzi' di partito a sinistra possano staccarsi per sostenere una candidatura d'area. D'altra parte, il timore è che una scissione possa maturare comunque, con i moderati di centrosinistra che potrebbero seguire Di Benedetto.
Ecco il motivo per cui la sfida, non più rinviabile, è di mettere in campo una proposta politica ampia e credibile, aperta: per riuscirci, vanno sciolte le tensioni interne che stanno attraversando i dem e che, fino ad oggi, ne hanno paralizzato l'azione, soffocando il dibattito a sinistra. E' anche su queste spaccature che sta scommettendo Di Benedetto, evidentemente.
Un monito piuttosto chiaro è arrivato, in queste ore, dal collettivo 'Globuli rossi': "Solo un centrosinistra unito, con un candidato sindaco forte e radicato, ha possibilità di vincere in questa città a primavera", si legge in un post pubblicato stamane su facebook. "Realizzata questa condizione, si potrà discutere di tutto e di tutti senza preclusioni e pregiudizi, anche del candidato sindaco. Questo deve essere chiaro. Dal risultato aquilano dipenderà, in larga parte, anche l'esito delle future elezioni regionali; anche questo è evidente. La formula dovrà essere esattamente la stessa; non esistono due formule, due approcci e due ricette diverse a seconda delle convenienze e degli opportunismi, una per il Comune e una per la Regione. Non ci saranno turni di recupero o accordicchi in corso d'opera. L'Aquila non è Avezzano: qui non ci sono pezzi di destra a sostenere candidature alternative e a partorire pastrocchi che sono durati come la neve a Primavera (o almeno a noi non sembra). Qui é tutto più semplice e lineare. Chi ci sarà nemico in Comune non potrà stare con noi in Regione. All'Aquila ci teniamo".
Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane; se l'intenzione è davvero quella di costruire un fronte progressista, vanno definiti i confini della coalizione dando corpo ad un progetto politico chiaro, largo e radicale nella proposta che porti poi alla scelta del miglior candidato possibile, che sia del Pd o che venga da altrove, che arrivi a valle di una mediazione o attraverso le primarie di coalizione. Tempo non ce n'è: a settembre, è probabile che in campo ci siano già due progetti politici chiari e riconoscibili, quello del centrodestra che si ricandida alla guida della città e quello di Di Benedetto, definito nella prospettiva e nella vocazione. Lasciar passare altro tempo, non offrire all'elettorato un'altra proposta possibile significherebbe polarizzare il confronto con la costruzione di nuovi equilibri che restringerebbero sempre di più il campo di azione, con la condanna ad una sostanziale irrilevanza.
Sullo sfondo resta il Movimento 5 stelle che, all'Aquila, non ha mai trovato terreno fertile. La svolta di Conte, però, potrebbe far proseliti anche in città dove, comunque, agisce un gruppo pentastellato deciso a far sentire la propria voce: il quadro politico nazionale sta indicando la direzione di un'alleanza strutturale giallo-rossa, chissà che i pentastellati non possano essere parte attiva nella costruzione di una coalizione progressista. Anche questo scenario, però, è tutto da costruire.