"Ogni voto contro questo governo servirà a ricostruire il centrosinistra". Lo ha detto Nichi Vendola, qualche minuto dopo l’annuncio del nome dei ministri che formeranno l'esecutivo guidato da Enrico Letta. Ancor più duro, e c’era da aspettarselo, Beppe Grillo che sul suo blog ha scritto che "più di otto milioni di italiani che hanno dato il loro voto al MoVimento 5 Stelle sono considerati intrusi, cani in chiesa, terzi incomodi, disprezzati come dei poveri coglioni di passaggio. Un quarto degli elettori è di fatto una forza extraparlamentare".
Appena nato, insomma, il governissimo fa già molto discutere. E non poteva essere altrimenti. Alla soddisfazione di Silvio Berlusconi - che si è affrettato ad affermare di "non aver messo paletti” dopo aver incassato la nomina di due fedelissimi in posti chiave dell’esecutivo, Angelino Alfano al ministero dell'Interno e Gaetano Quagliarello alle Riforme costituzionali - e alla gioia di Pier Luigi Bersani - segretario dimissionario del Pd, che ha salutato “un governo di freschezza e solidità”- fa da controcanto lo smarrimento di una gran parte del paese che, dopo aver chiaramente votato affinché non si riproponesse un governo di larghe intese, si ritrova a 50 giorni dalle elezioni con un esecutivo guidato dal vicesegretario del Partito Democratico e dal segretario del Pdl.
Roba da prima Repubblica, da “manuale Cencelli”.
I Ministri sono 21, tra loro sette donne. Enrico Letta, come previsto, ha scelto alcuni dei saggi voluti da Napolitano: Gaetano Quagliarello, come detto, Enzo Moavero riconfermato agli Affari europei, Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat che guiderà il dicastero del Lavoro e Mario Mauro di Scelta Civica alla Difesa. Assai curiosa la parabola dell’ex capogruppo al Senato del partito di Mario Monti: uomo forte di Comunione e Liberazione, è stato a lungo parlamentare europeo di Forza Italia poi Pdl prima del grande salto nella nuova formazione politica nata intorno all’ormai ex presidente del Consiglio.
Comunione e liberazione ha un ruolo importante, d’altra parte, nell’esecutivo Letta, c’è anche Maurizio Lupi alle Infrastrutture a ai trasporti: folgorato dall’incontro con Don Giussani, è da 12 anni in parlamento con Berlusconi dopo aver fatto politica nella Dc; è anche una presenza assidua nei talk show. Non solo: il neo ministro fa parte di "Vedrò", fondato da Enrico Letta con Angelino Alfano, segretario del Pdl che sarà vicepremier e ministro dell’Interno. Oltre a Lupi, fanno parte del “think net nato per riflettere sulle declinazioni future dell’Italia” Filippo Patroni Griffi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Nunzia De Girolamo, deputata Pdl, che avrà le Politiche agricole e che è nota per il matrimonio con Francesco Boccia, del Pd. L’amore ai tempi dell’inciucio.
Per non fare torto a nessuno è rappresentata anche la fondazione di Massimo D’Alema, "ItalianiEuropei": vengono da quella scuola Carlo Triglia, sociologo, che avrà la Coesione territoriale e Massimo Bray, direttore editoriale Treccani, ai Beni culturali. Senza dimenticare l’uomo forte di Mario Draghi e dell’Europa, il già direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, che guiderà il dicastero dell’economia.
E ancora, nel governo entrano la plurimedagliata icona dello sport nazionale, Iosefa Idem, qualche tecnico montiano come Annamaria Cancellieri, confermata alla Giustizia, e i già citati Moavero e Patroni Griffi, la radicale Emma Bonino che piaceva al M5S agli Esteri, e Cecile Kyenge, al timone del nuovo ministero dell’Integrazione, la prima ministra di colore della storia del nostro paese. Nomina che ha scatenato le ire della Lega Nord: “Siamo pronti a fare opposizione totale al ministro, simbolo di una sinistra buonista e ipocrita”, ha detto Matteo Salvini, non nuovo ad uscite razziste ed ignobili. “Venga in alcune città del nord, a vedere come l’immigrazione di massa ha ridotto gli italiani a minoranza nei loro quartieri. I governatori del nord faranno argine nel nome del prima i residenti, prima gli italiani”. Parole che si commentano da sole.
A concludere la lista, Graziano Delrio agli Affari regionali, Dario Franceschini ai rapporti con il Parlamento, Giampiero D’Elia alla Semplificazione, Flavio Zanonato allo Sviluppo economico, Mariachiara Carrozza all’Università e ricerca, Beatrice Lorenzin alla Salute e Andrea Orlando all’Ambiente.
Un bel minestrone, non c’è che dire. Un perfetto governo democristiano. Altro che vento di cambiamento: è il trionfo del pensiero unico, dell’unico governo possibile come rivendicato da Giorgio Napolitano, dell’appiattimento di qualsiasi differenza. E proprio per questo, è un governo destinato a durare. Almeno il tempo di far dimenticare agli italiani, che la memoria l’hanno corta da sempre, cosa è accaduto in questi giorni. “E’ un esecutivo politico, formato nella cornice istituzionale e secondo la prassi della nostra Costituzione e della nostra cultura parlamentare”. Parola del rieletto Presidente.