Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione sulle aree interne di Gianni Padovani, segretario regionale PSI
Anche i Vescovi italiani, che si riuniranno nei prossimi giorni a Benevento, hanno deciso di scendere in campo per le aree interne, elaborando idee guida per un piano di rilancio di ampi territori sempre più emarginati e spopolati.
La politica governante assiste inerte al decadimento del tessuto sociale di questi territori, senza rendersi conto che la malattia di parte dell’organismo incide sull’organismo intero, vale a dire su tutto il Paese. La situazione abruzzese è particolarmente grave per l'inefficacia, per non dire assenza, delle politiche regionali. L'Abruzzo è per buona parte “aree interne”, come tutta la Provincia dell’Aquila ma anche parte delle province di Teramo e Chieti.
Ma è soprattutto nella provincia aquilana che la situazione è drammatica, dove vaste aree sono “interne” non già per connotazione geografica bensì sociale ed economica. Sono territori carenti di servizi, di opportunità per i giovani, dove i boschi sono enormi ricchezze ma abbandonate, dove l'ambiente non è più curato e quindi degradato, dove la popolazione è invecchiata e scende anno dopo anno per assenza di nuove nascite. Chi ancora oggi vive in queste aree, anche i pochi giovani rimasti, in assenza di solide prospettive di rilancio non potrà rimanervi in futuro. E negli ultimi anni, ci dicono le ultime statistiche, la situazione è ulteriormente peggiorata.
Che fare? Si tratta di territori che hanno enormi potenzialità di crescita ma vengono punite anzitutto da mancanza di vision. Occorre che tutti i portatori di interesse (sindaci, associazioni, corpi intermedi, partiti, cittadini) lavorino insieme per un obiettivo comune e condiviso perché agire come comunità è fattore essenziale dello sviluppo locale. La comunità si esprime nella capacità di elaborare strategie degli attori locali, nel remare tutti nello stesso senso e verso la costruzione di un migliore futuro possibile. Quando le politiche sono efficaci le differenze diventano opportunità, la politica esprime interessi generali e gli amministratori sono direttori d’orchestra di un disegno condiviso di sviluppo radicato nello specifico contesto locale.
Questa esigenza di ri-creare anzitutto reti di attori, integrando le migliori esperienze di sviluppo anche delle aree interne, costituisce il presupposto per una crescita economica duratura, proprio perché centrata sui valori e potenziali locali. Alcuni territori crescono, altri declinano, alcune città si sviluppano, altre muoiono: possiamo gestire o subire, sta a noi decidere.
Tra pochi giorni in diversi Comuni delle aree interne si vota e tra pochi mesi anche all'Aquila. Dobbiamo impegnarci in prima persona, coinvolgere per davvero i “corpi intermedi” nell’elaborare e proporre qualsiasi progetto rilevante di trasformazione del territorio. Il tempo s'è fatto breve, occorre una svolta nella qualità della governance locale e regionale. La crescita o la decrescita di una “comunità” da questo dipendono: dalla qualità dei suoi amministratori, dalla capacità degli attori locali di fare sistema, di coordinare azioni positive verso un disegno condiviso. In tal modo si costruisce e accumula capitale sociale territoriale, un bene immateriale motore primo della crescita civile prima che economica. Sviluppo o declino, non c'è alternativa.
Gianni Padovani, segretario regionale PSI