"È finito sabato, e per sempre, il turno di lavoro di un operaio di 37 anni, di origini siciliane, nel cantiere per il nuovo gasdotto Chieti-Larino nei pressi di Lanciano. E la notizia della sua morte è arrivata proprio nel giorno in cui l’Italia si è mobilitata a supporto dei sindacati per scendere in piazza a rivendicare, tra le altre cose, la centralità del lavoro, soprattutto del lavoro in sicurezza".
A dirlo sono Michele Fina, segretario del Partito Democratico abruzzese, Lisa Vadini e Daniele Marinelli, responsabili Lavoro ed Economia.
I tre esponenti dem aggiungono: "A questo punto sarà l’autorità giudiziaria a stabilire se questa può essere definita una 'tragedia', o se si tratta dell’ennesima conseguenza dell’omessa osservanza delle norme di sicurezza sul lavoro. Proprio ieri, dal palco di Piazza San Giovanni, il segretario nazionale di CGIL Maurizio Landini ha ricordato la gravità dei numeri delle morti sul lavoro ed ha sottolineato quanto sia importante il rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, auspicando un intervento legislativo incisivo in tal senso, non solo in termini sanzionatori di chi non le osserva, ma in termini di prevenzione. Non è più sufficiente, quindi, obbligare a posteriori all’adeguamento dei luoghi di lavoro alle norme di sicurezza, bensì è necessario prevedere un meccanismo preventivo efficace che consenta di evitare che questi eventi accadano".
In questo senso si muove anche il Governo. "Il Ministero del Lavoro, anche grazie alla stretta collaborazione con i sindacati, ha messo in campo nuove misure previste nel 'decreto fisco', finalizzate a potenziare la lotta al lavoro nero e a ridurre gli incidenti sul lavoro, attraverso l’incremento dei fondi e l’individuazione delle casistiche che consentono di sospendere immediatamente l’attività in caso di inosservanza delle norme sulla sicurezza. La notizia di ieri ci ricorda, ancora una volta, che in un momento storico come questo, di tensione e difficoltà, in cui i giovani e meno giovani indistintamente sono costretti ad abbandonare la propria terra ed i propri affetti per rincorrere il diritto al lavoro, è fondamentale farsi carico, a tutti i livelli, delle responsabilità che derivano dall’esercizio delle attività imprenditoriali e produttive. Tutto questo è necessario per far sì che al lavoro venga finalmente restituita una centralità non soltanto economica, ma soprattutto umana e sociale nella sua funzione più nobile nonché costituzionalmente sancita, che è quella di garantire ad ogni lavoratrice e ad ogni lavoratore la dignità del proprio essere socialmente utile e la sicurezza del proprio agire economicamente rilevante".