Una nuova 'censura' alla gestione della sanità abruzzese arriva dal tavolo ministeriale di monitoraggio, conclusosi ieri sera con un’altra sonora bocciatura e con il richiamo alla Regione a rientrare al più presto dai circa 130 milioni di debiti emersi, per evitare all’Abruzzo un nuovo commissariamento.
"Si sta verificando ciò che noi, come centrosinistra, abbiamo visto subito e denunciato - l'affondo del capogruppo del Pd Silvio Paolucci, già assessore con delega a bilancio e salute nella passata legislatura - un declino che deriva dall’assoluta mancanza di governance della sanità ad opera del governo Marsilio e nonostante le risorse aggiuntive arrivare a fronte dell’emergenza covid".
"Voglio solo ricordare - ha aggiunto Paolucci - che il fondo trasferito, tenuto conto anche delle risorse covid, al 2021 è già aumentato di oltre 200 milioni di euro rispetto al 2018, ciò significa che i costi sono aumentati di oltre 300 nello stresso periodo. Il fatto più grave è che tutti gli atti di programmazione sono fermi al 2018: la rete ospedaliera è solo sulla carta, le risorse congelate in cassa a causa della mancata programmazione. È un fardello che pesa sempre di più dopo tre anni di gestione del centrodestra, reso progressivamente insostenibile sia dai costi sociali della mancata programmazione - la sanità è ferma, come lo sono l’edilizia sanitaria e i servizi territoriali - sia dal debito che, in soli 3 anni di gestione centrodestra, è già a quota 130 milioni di euro".
Non solo: "questa paralisi genera fughe, dunque altri costi, quelli della fortissima e comprensibile mobilità passiva dei pazienti verso strutture fuori regione, che ha prodotto un saldo negativo che per la prima volta nella storia ha sfondato 100 milioni. Una beffa per gli abruzzesi, ma anche per il tavolo governativo che ha più volte richiamato la Regione chiedendole di governare il comparto. Un quadro fosco per i servizi non dati, ma anche per i rapporti non gestiti a regola d’arte con la sanità privata, che rischia di generare ulteriori contenziosi, altro tema su cui ormai da anni avevamo messo in guardia l’esecutivo. Non è pensabile arrivare alla fine della legislatura senza aver prodotto alcuna scelta per la comunità e sul fronte di uno dei diritti più importanti, quello alla salute. Basti pensare che stiamo entrando nel 2022 e gli atti che regolano la sanità abruzzese sono fermi a quelli relativi al triennio 2016-2018, quelli che avevamo lasciato noi".
"Se fosse confermato ciò che sta emergendo – le parole del vice presidente vicario del Consiglio regionale, Domenico Pettinari (M5s) che è in attesa di leggere gli atti ufficiali – si tratterebbe di notizie estremamente preoccupanti ma non del tutto inaspettata. La sanità abruzzese continua a soffrire nonostante i maggiori trasferimenti dello stato di decine di milioni di euro e malgrado la ridotta erogazione di migliaia di prestazioni sanitarie (come le specialiste ambulatoriali) e una mobilità passiva in crescita durante la pandemia".
Stando così le cose, "ci troveremmo nell'anticamera di un nuovo commissariamento. Inoltre, la Regione Abruzzo dovrebbe rientrare dal debito entro i primi mesi del 2022: come raggiungere questo incombente obiettivo? Tagliando la spesa farmaceutica? O le spese sanitarie aggiuntive? O rischiamo di assistere ai tagli relativi al personale dipendente o addirittura ai presidi sanitari per disabili? A questo punto, chiediamo con forza all'assessore Verì e al presidente Marsilio di riferire urgentemente in Aula sugli esiti del Tavolo di monitoraggio ed eventualmente su cosa intende fare la Regione per scongiurare un altro commissariamento della Sanità che si tradurrebbe in tagli lineari a scapito della salute dei cittadini".
Il quadro è reso ancora più fosco dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che rappresenta davvero una brutta tegola per il Bilancio regionale "con la richiesta di restituire il debito strutturale in 10 anni anziché in 20. Un debito – ha concluso Pettinari – neanche a dirlo, in buona parte sanitario".
Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo di 'Abruzzo in Comune', Sandro Mariani: "Purtroppo già dallo scorso mese di luglio avevamo capito, e segnalato, le difficoltà in cui versavano i bilanci della sanità abruzzese e delle quattro Asl regionali, ma ieri il tavolo ministeriale di monitoraggio ha certificato il debito monstre di 130 milioni di euro bocciando, senza appello, la gestione di Marsilio e della sua maggioranza", la stoccata. Difficoltà che, solo in parte, sono giustificabili con la crisi causata dalla pandemia "come invece hanno cercato di far passare, goffamente, l'assessore alla Sanità Nicoletta Verì e i Direttori Generali delle Asl che, in maniera quasi grottesca, hanno addirittura provato a far passare il messaggio che se non fosse stato per la pandemia i bilanci sarebbe stati perfino positivi".
Così, se nella passata legislatura si è lavorato duramente, "chiedendo molti sacrifici agli abruzzesi" ha riconosciuto Mariani, per uscire dal commissariamento, "consapevoli che la strada per rendere definitivo il nuovo corso della sanità abruzzese fosse ancora lungo, l’attuale maggioranza ha dilapidato in nemmeno tre anni quanti di buono è stato fatto. Tre anni di 'non scelte' della Giunta Marsilio stanno vanificando dieci anni di sacrifici dei cittadini abruzzesi, riportando la sanità verso un nuovo scenario di commissariamento che imporrà probabilmente scelte difficili da comprendere e accettare per la cittadinanza: questa volta ci ricorderemo dei volti dei veri responsabili e non ci saranno scuse a fare da paravento alla loro irresponsabilità".
Verì: "Ecco i numeri della situazione finanziaria del sistema regionale discussi al Tavolo di monitoraggio"
"Saldo attivo per il 2020 confermato a 4 milioni di euro e disavanzo tendenziale per il 2021 pari a 98 milioni di euro, al lordo del payback farmaceutico (che vale intorno a 20 milioni di euro) e degli altri provvedimenti nazionali Covid attualmente in discussione in sede di Finanziaria, che permetteranno di ridurre in modo significativo lo sbilanciamento di quest’anno".
Sono i numeri della situazione economico-finanziaria del sistema sanitario regionale, discussi nella riunione del Tavolo di monitoraggio ministeriale, ribaditi ieri dall’assessore Nicoletta Verì nel corso della seduta del Consiglio regionale.
I contributi, a valere per il 2020, erogati dal Governo nazionale per fronteggiare le maggiori spese legate alla gestione dell’emergenza pandemica, hanno garantito l’equilibrio del sistema. "Ai tecnici del Tavolo ministeriale sono state illustrate dettagliatamente le maggiori spese sostenute nei primi 9 mesi del 2021 per far fronte alla pandemia: dai 47 milioni per il personale agli oltre 20 per le attività di testing con i tamponi molecolari. Quest’ultima voce, nel bilancio 2022 sarà fortemente ridotta, perché nel frattempo i laboratori ospedalieri regionali hanno raggiunto l’autosufficienza produttiva e non sarà più necessario ricorrere massicciamente a strutture esterne. La spesa per il personale, invece, viene considerata un grande investimento, non solo per l’emergenza Covid, ma per tutta l’assistenza sanitaria regionale, dopo il depauperamento degli scorsi anni e il blocco del turn over messo in atto dalla precedente giunta regionale".
Per quanto riguarda la rete ospedaliera, il Ministero della Salute ha confermato la richiesta di alcuni puntualizzazioni, che sono state già trasmesse dalla Regione. "Il documento istruttorio, dunque, a breve sarà perfezionato dagli organismi tecnici ministeriali e trasmessi allo specifico Tavolo tecnico del Dm70. Sulla rete territoriale, infine, il lavoro degli uffici regionali è stato concluso: si attendono solo le indicazioni governative con le modalità operative per poter inserire nel documento le nuove strutture previste dal PNRR (case della comunità e ospedali di comunità), secondo le direttive del Dm71 predisposto dall’Agenas e in via di emanazione".