E' un voto di secondo livello e per di più ponderato, ossia 'pesato' - in base alla fascia demografica dei comuni di cui si è sindaci o consiglieri - e non 'contato'; per questo, sarebbe quanto meno azzardato dargli un valore politico, inteso come rappresentanza delle intenzioni di voto dell'elettorato. Eppure, le provinciali del 18 dicembre prossimo, in Abruzzo, stanno assumendo una importanza notevole nel sottile equilibrio tra le forze politiche, ed in particolare in provincia dell'Aquila.
"In provincia di Chieti e in provincia di Pescara - spiega il segretario regionale del Pd Michele Fina - l'orientamento politico degli amministratori è abbastanza netto, favorevole al centrosinistra in provincia di Chieti che, tra l'altro, è la più popolosa d'Abruzzo, favorevole al centrodestra in provincia di Pescara, non foss'altro che per il peso dei comuni di Pescara e Montesilvano; dunque, la scelta del presidente - con questa formula che prevede una elezione di secondo livello che coinvolge solo sindaci e consiglieri - è piuttosto semplice: è sufficiente una discussione interna alle stesse coalizioni e, se non si producono spaccature, l'elezione è abbastanza scontata. In provincia dell'Aquila non è affatto così".
I rapporti di forza si vanno riequilibrando, sostiene Fina ai nostri microfoni; "se è vero che sono stati favorevoli al centrodestra negli ultimi anni, è vero anche che i recenti appuntamenti elettorali hanno segnato quasi ovunque la sconfitta del centrodestra, a partire da Avezzano e Sulmona. In alcuni comuni hanno vinto esperienze civiche, in altre il centrosinistra. Diciamo così: le elezioni sono state caratterizzate dalla sconfitta del centrodestra ma le formazioni che hanno vinto sono piuttosto disomogenee".
Uno scenario che sembrerebbe ancora favorevole al centrodestra, "se non fosse che in provincia dell'Aquila è stato compiuto un atto di arroganza", incalza Fina; "alle passate elezioni, Angelo Caruso è stato il candidato unico; d'altra parte, le elezioni di secondo livello che coinvolgono gli amministratori non sono consultazioni dove debba prevalere necessariamente la disputa politica come quando votano i cittadini; vale lo stesso per gli enti sovracomunali, per gli enti di gestione dei servizi pubblici locali, per i Comitati ristretti dei sindaci sulla sanità e così via: in quei luoghi in cui gli amministratori debbono coordinarsi per gestire servizi e funzioni, la tendenza non è a misurarsi in campagne elettorali tutte politiche bensì a comporre soluzioni di sintesi che coinvolgano la maggioranza degli amministratori. Ovviamente, gli enti fatti di soli sindaci hanno dinamiche diverse rispetto alle provinciali che interessano, invece, anche i consiglieri comunali, un migliaio di 'elettori', tuttavia rappresentano una sorta di via di mezzo".
Per questo, non è affatto da escludere che si potesse arrivare di nuovo ad una soluzione di sintesi, frutto di una discussione ampia dei sindaci e degli amministratori; al contrario, "abbiamo assistito con sincera meraviglia ad un atto di arroganza di Fratelli d'Italia, e del presidente della Regione in particolare, che ha imposto la candidatura di Caruso in cambio della sua iscrizione al partito. Chiara l'operazione politica: si passa da un presidente uscente civico ad un candidato presidente che si iscrive ad un partito politico prima delle elezioni, così che si possa dire, qualora Caruso dovesse vincere: 'questa elezione è stata una vera elezione politica e Fratelli d'Italia l'ha vinta, eleggendo il presidente'. Caruso avebbe potuto iscriversi a Fratelli d'Italia anche il giorno dopo la sua eventuale rielezione; si è fatto invece un atto di arroganza".
Ciò - prosegue Fina - "ha generato una reazione degli alleati di centrodestra, non coinvolti in una scelta che invece hanno dovuto subire, e che vedono la volontà di 'costruzione' di una precisa filiera politica: il sindaco del comune capoluogo, il presidente della Provincia, il presidente della Regione non della stessa parte politica ma dello stesso partito, a conferma che la missione di Marsilio è del luogotenente romano che deve provare a mettere più bandierine possibile. D'altra parte Caruso, da sindaco di Castel di Sangro, si è prestato a diverse operazioni politiche e investimenti discutibili, a partire dai milioni di euro messi in campo per il ritiro del Napoli calcio, che hanno portato zero benefici al resto del territorio provinciale. C'è un patto che lega Marsilio e Caruso".
A questo "atto di arroganza", come lo definisce Fina, "il Pd ha reagito. Abbiamo osservato il disagio dei così detti 'civici', di quegli amministratori che non hanno una appartenenza politica, partitica, ma sono stati eletti per dinamiche cittadine, territoriali; potevano piegarsi a questo atto di arroganza: al contrario, hanno deciso di ribellarsi, a partire dal comune di Avezzano. Ci siamo trovati, dunque, dinanzi ad un bivio: la possibilità, come amministratori del Pd, di mettere in campo una candidatura di testimonianza, dentro il campo del centrosinistra, destinata però, per gli equilibri di forza, ad 'osservare' l'atto di arroganza di Fratelli d'Italia oppure riconoscere il disagio delle forze civiche provando ad instaurare un dialogo".
Evidentemente, si è seguita la seconda via col Pd che si è ritrovato a sostenere la candidatura di Vincenzo Giovagnorio, sindaco di Tagliacozzo, con le realtà civiche del territorio, a partire da quella che fa riferimento a Gianni Di Pangrazio. "Vincenzo Giovagnorio è stato uno dei protagonisti, in una fase delicata della pandemia, di una denuncia molto forte, non di parte ma da parte di un sindaco, peraltro di un Comune molto esposto sui temi della sanità, che prima e più di tutti ha messo in luce le inefficienze della gestione sanitaria. Fino a quel momento, eravamo in pochi a dire che si stava gestendo male l'emergenza; in più, le nostre denunce venivano relegate al naturale compito di una opposizione politica. Da quel momento, dapprima in Marsica e poi in tutta la provincia, si è finalmente riconosciuto il fatto che non c'era una vera politica di gestione della sanità, che poi è uno dei principali compiti della Regione. E il presidente non ha trovato meglio da fare che rivolgersi ai Marsicani chiamandoli 'marsicanesi', disinteressandosi completamente delle esigenze di quel territorio. Dinanzi alla insofferenza rispetto alle inefficienze della Regione, provare a trovare un dialogo è diventato per noi obbligatorio".
Un patto, quello stretto su Giovagnorio, che "guarda esclusivamente alla gestione della provincia" tiene però a chiarire il segretario regionale del Pd; "proprio perché non vogliamo politicizzare le elezioni, non c'è niente di politico in questo accordo. Se fossero stati i cittadini ad essere chiamati al voto, probabilmente avremmo fatto tutti un altro percorso, il cui esito non so quale poteva essere ma senza dubbio sarebbe stato un percorso come quello che si è seguito per le elezioni amministrative dei comuni che hanno rinnovato il Consiglio comunale negli ultimi due anni, e succederà lo stesso l'anno prossimo a partire dall'Aquila città".
Un patto "di merito", lo definisce Fina; un patto di risposta "all'arroganza di Fratelli d'Italia. Non ci vedo nessuno schema che possa essere applicabile a elezioni che chiamano alle urne i cittadini; ci vedo, invece, un dialogo con le forze civiche che fino ad ora non c'era, perché molta parte del civismo vero è nato anche su una sincera diffidenza verso i partiti politici, mi permetto di dire sommessamente verso i passati partiti politici, autoreferenziali, arroganti - e sia chiaro, lo è stato anche il Pd negli anni passati - di cui FdI è rimasto l'ultimo erede; una diffidenza giustificata, dunque. Adesso come partito svolgiamo un altro ruolo, a servizio delle amministrazioni locali in una fase difficile, in una garanzia di filiera nei rapporti orizzontali e verticali; credo che questo dialogo che rompe un muro di diffidenza è un patrimonio positivo, che resterà, nel rapporto tra il mondo civico vero, che non è quello cinico, e il centrosinistra. Certo, l'essere alternativi a questa gestione della Regione può essere un primo passo per ragionare insieme alla costruzione di una proposta per il futuro".
Sul punto, Fina è piuttosto chiaro: "Non c'è nessuna volontà di politicizzare le elezioni provinciali, e non lo faremo; tuttavia, visto che lo hanno fatto i nostri avversari ritengo impossibile che chi oggi si piega a questa logica sostenendo il candidato di Marsilio possa ritrovarsi in futuro con noi in una competizione politica, e penso alle regionali; non credo che alla politica facciano bene i mercenari, quelli delle geometrie variabili, che nel comune stanno a destra, alla provincia se conviene stanno a sinistra e alla regione magari stanno al centro. Non credo che portino un contributo ai territori: questo non ha niente a che fare con il civismo, tantomeno con i partiti politici. Se ci si propone per dialogare col centrosinistra in vista delle regionali, non si può pensare di sostenere Caruso alle provinciali. Non solo il Pd non candiderà mai certe persone ma non si alleerà con liste che contemplino candidature di questo tipo".
A primavera si voterà all'Aquila, poi a Teramo; "lo dico chiaramente: è impensabile - ribadisce Fina - che un soggetto o una lista che sostengano alle comunali all'Aquila il candidato di Fratelli d'Italia, possano poi chiedere di far parte della coalizione di centrosinistra alternativa a Marsilio in Regione: non esiste. Per noi, questo sarà un discrimine assoluto e spero possa servire a restituire un poco di serietà alla politica. Ne abbiamo viste davvero troppe, in questi anni".