In tre puntate proveremo a guardare, da dietro le quinte, l’attività delle istituzioni, dei partiti e dei loro rappresentanti in Regione, Provincia e Comune.
Prima puntata: Regione Abruzzo.
L’attività della coalizione di centrodestra arranca tra fratelli coltelli e invasioni romano-centriche con atterraggi in terra abruzzese di personaggi, in cerca d’autore, che colonizzano le Asl e ricoprono incarichi prestigiosi nelle varie società a partecipazione pubblica.
Alle ultime elezioni, sono stati eletti ben cinque consiglieri regionali aquilani (mai successo nella storia politica dell’Abruzzo), due di minoranza, tre di maggioranza; dei tre di maggioranza, uno, Roberto Santangelo, è stato nominato vice presidente vicario del Consiglio Regionale, uno, Emanuele Imprudente, risulta essere vice presidente della Giunta regionale e un altro, Guido Liris, è stato nominato assessore alle Finanze e al Personale.
Ci si aspettava, anche per un po’ di sano campanilismo che non guasta mai, che i loro occhi avessero, oltre allo sguardo sull’intera regione, un minimo di riguardo per la città che li ha chiamati a rappresentarla. Invece nulla, si continua ad avere un Abruzzo a due velocità: le promesse per un collegamento veloce ferroviario con Roma sono state disattese, lo sviluppo della dorsale appenninica chiuso in un cassetto. Mentre sulla costa si continua ad investire sui collegamenti veloci nord-sud, sullo sviluppo dei porti, sul sostegno all’agricoltura e sulla pesca, aumentando la possibilità di costruire impresa e benessere.
Purtroppo si pensa di più alla propria rielezione che al bene comune, ci si accontenta delle briciole di investimenti, pur di ottenere consenso, con interventi minimi, ma che hanno la capacità di mettere in contatto diretto l’eletto e l’elettore.
La storia delle elezioni regionali ci fa capire come gli abruzzesi continuino a cambiare maggioranza ad ogni appuntamento elettorale; uno dei motivi che portano a questo risultato è la mancata realizzazione di quanto promesso in campagna elettorale. Ecco perché ci sono state le seguenti alternanze:
- anno 1995, eletto Antonio Falconio del centro-sinistra
- anno 2000, eletto Giovanni Pace del centro-destra
- anno 2005, eletto Ottaviano Del Turco del centro-sinistra
- anno 2009, eletto Giovanni Chiodi del centro-destra
- anno 2014, eletto Luciano D’Alfonso del centro-sinistra
- anno 2019 eletto Marco Marsilio del centro-destra.
Quindi, è molto probabile che la prossima presidenza della giunta regionale, che uscirà dalle elezioni previste per il febbraio del 2023 (due anni appena), non andrà ad un esponente del centro-destra.
Questo si desume dalle difficoltà nella gestione dei consiglieri regionali di maggioranza, che cambiano i gruppi quasi con la stessa frequenza con cui ci si cambiano le mutande, dalle difficoltà di tenuta del bilancio regionale, dai condizionamenti che subiscono le forze di maggioranza dai leader nazionali. Lo scontro Salvini – Meloni fa il paio con lo scontro D’Eramo – Marsilio, che non solo non si frequentano ma si evitano accuratamente, quasi mai si sono visti insieme a manifestazioni di carattere politico che riguardano la nostra regione, non si parlano, vanno avanti con minacce, di tipo politico, reciproche; più che una alleanza, sembra una tregua armata pronta ad essere infranta.
Ecco perché il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, accarezza l’idea che, una volta rieletto per il secondo mandato in Comune, possa avere le carte in regola per la candidatura a governatore, sfumata, per il veto di Giorgia Meloni nel 2019.
E il centro-sinistra? La nascita del nuovo movimento politico “Polis 305”, probabilmente ispirato, dicono i bene informati, da Giovanni Legnini, guidato da quattro pezzi da novanta della politica abruzzese, Marco Alessandrini, Gianguido D’Alberto, Americo Di Benedetto e Antonio Luciani, di fatto rappresenta l’apertura di una, anticipata, campagna elettorale che potrebbe portare ad una ricandidatura dello stesso Legnini, forte del lavoro straordinario che sta svolgendo da commissario della ricostruzione.
Infatti, le sue capacità di “tessitore”, insieme al totale coinvolgimento dei piccoli e dei grandi comuni, ha sbloccato situazioni incancrenite ridando speranza a territori che l’avevano persa completamente.
Per chiudere il mio primo intervento su “dietro le quinte” della politica regionale vorrei riportare una frase del libro “Le Otto Montagne” di Paolo Cognetti, che così descrive il passato, il presente ed il futuro: “Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte”. Se la Politica abruzzese, intesa nel più alto concetto di rappresentanza, continua a guardare a valle invece che a monte, non avrà mai la saggezza di governare equamente i suoi cittadini.
*Grande Mago, giornalista