Sesta votazione, sesta fumata nera.
Concluso lo spoglio delle schede della seconda votazione di giornata, la sesta; una valanga di voti per il presidente della Repubblica uscente Sergio Mattarella che ha ottenuto 336 preferenze sui 531 votanti, dai grandi elettori del centrosinistra.
Il centrodestra invece, dopo il flop sulla presidente della Camera Elisabetta Casellati, ha deciso di astenersi (non hanno partecipato alle operazioni di voto in 445); Nino Di Matteo ha avuto 48 voti, Luigi Manconi 8, Mario Draghi e Marta Cartabia 5, Elisabetta Belloni 4. Le schede nulle sono state 4, i voti dispersi 9.
Domattina, alle 9.30, è prevista la settima votazione.
Dunque, sarà la notte delle trattative.
Matteo Salvini ha incontrato in giornata il premier Mario Draghi e, nel pomeriggio, ha visto Enrico Letta e Giuseppe Conte; in serata è previsto un nuovo vertice. "Finalmente abbiamo iniziato a parlare, abbiamo discusso in modo franco e aperto, ma siamo solo all'inizio. Questo Parlamento non può che arrivare a una larga intesa", ha ribadito Letta. E Matteo Salvini ha annunciato: "A breve avremo una presidente donna, in gamba".
Parole che hanno fatto subito pensare alla candidatura della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni. "Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni" ha cinguettato su twitter il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo; il leader politico Giuseppe Conte è sulla stessa lunghezza d'onda - "una presidente donna è possibile, da parte del M5S ci sarà compattezza" ha assicurato - così come Giorgia Meloni che, comunque, continua a invocare le urne per un nuovo governo subito dopo la scelta del nome per il Colle.
Contrari alla candidatura di Belloni, invece, Leu ("È il capo dei Servizi segreti"), Forza Italia e, soprattutto, Italia viva: "Non penso che sia minimamente possibile votare la capo dei Servizi segreti alla presidenza della Repubblica: non sta né in cielo né in terra. Se è il suo nome proporremo di non votarlo", ha avvertito Matteo Renzi.
"Ci sono tre nomi femminili su cui si sta ragionando", ha lasciato intendere il Pd: oltre a Elisabetta Belloni, Paola Severino e Marta Cartabia, il cui nome resta in campo.
Di certo, il clima è incandescente.
La quinta votazione ha lasciato dietro di sé un cumulo di macerie nel centrodestra con Matteo Salvini che, tra una giravolta e l'altra, si sta mostrando totalmente incapace di giocare al ruolo del king maker.
La presidente del Senato Elisabetta Casellati, con cui si è tentata la spallata, non ha superato il quorum (pari a 505 voti) fermandosi a 382 preferenze, ben al di sotto dei numeri dei grandi elettori del centrodestra e comunque meno di 400, la soglia fissata dalla coalizione per riproporla in sesta votazione.
Si è sacrificata così la seconda carica dello Stato.
Il flop ha terremotato il centrodestra; si è aperta la caccia ai franchi tiratori: all'appello sono mancati 71 voti della coalizione, che può contare su 453 grandi elettori. Il centrosinistra aveva deciso di non partecipare al voto.