Domenica, 30 Gennaio 2022 16:24

Marsilio tra rappresentanza istituzionale e propaganda di partito

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Due governatori su venti si sono detti contrari alla rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: Marco Marsilio, presidente della Giunta regionale dell'Abruzzo, e Francesco Acquaroli, collega delle Marche. Entrambi di Fratelli d'Italia, entrambi hanno ribadito la posizione del loro partito di ferma contrarietà ad un bis, tant'è vero che hanno votato per Carlo Norbio, il profilo indicato da Giorgia Meloni.

Una posizione politica legittima, sia chiaro; ciò che stupisce è la reazione al voto del Parlamento; istituzionale il commento di Acquaroli: "Finisce con questa ottava votazione la mia esperienza da grande elettore. Auguri al Presidente della Repubblica per l'impegno che profonderà al servizio della più alta Istituzione. Viva l'Italia", le sue parole. Barricadero, invece, il governatore abruzzese: "Un Parlamento moribondo e di moribondi ha fatto una scelta di basso profilo, ritrovandosi in ginocchio a pregare Sergio Mattarella di fare quello che Mattarella stesso aveva detto di non voler fare. Si sono barattati sette mesi di durata della legislatura del governo, e dei relativi stipendi parlamentari, nella paura che potesse saltare il governo, per sette anni di Quirinale. E non credo che sia un fatto positivo per il Paese”, il commento ai microfoni di Abruzzoweb.

Ora, sebbene la posizione politica sia legittima, Marsilio dovrebbe ricordare che riveste pro tempore il ruolo di più alto rappresentante istituzionale dell'Abruzzo, e di tutti gli abruzzesi dunque, un incarico che è incompatibile con l'attività politica quotidiana da dirigente di partito, soprattutto in passaggi così delicati come l'elezione del Capo dello Stato. 

Definire il Parlamento "moribondo", parlare di "scelta di basso profilo", aggiungere che "si sono barattati sette mesi di stipendi per sette anni di Quirinale", è atteggiamento che si confà ad un capo politico non ad un presidente di regione che, d'altra parte, con quei "moribondi" deve confrontarsi per il bene della regione.

"E’ ora di prendere atto – ha aggiunto Marsilio – che questa legislatura è finita già da tempo, e non è capace di fare ciò per la quale è pagata, una legislatura tenuta in piedi con molta fatica e con inedite soluzioni di governo, da quella iniziale giallo-verde al successivo governo giallo-rosso, e poi ora con un governo di quasi tutti, sotto l’ombrello di Mario Draghi"; per di più, l'affondo, "tutti sanno benissimo che fra 12 mesi si scioglie la legislatura e da domani inizierà una campagna elettorale, inevitabile e quotidiana. A maggio per altro ci sono le elezioni amministrative. Quindi sarebbe stato meglio interrompere quanto prima questa legislatura e votare a giugno, per avere un nuovo governo, con cinque anni di mandato popolare, un parlamento legittimato dal consenso dei cittadini".

In realtà, il Parlamento italiano è legittimato proprio dal consenso dei cittadini: come prevede la Costituzione, gli eletti siedono in Senato e alla Camera per cinque anni, il tempo di una legislatura che, come noto, andrà a 'scadenza' il prossimo anno; a meno di scioglimento anticipato delle Camere, certo, che avviene allorquando non si trovi una maggioranza parlamentare che dia la fiducia ad un governo: al momento, ciò non è avvenuto. E purtroppo per Marsilio, la nostra è una Repubblica parlamentare. 

Tra l'altro, a votare la fiducia al governo giallo-verde prima e all'esecutivo Draghi poi sono stati anche gli alleati di Fratelli d'Italia in Regione: Lega e Forza Italia non solo detengono importanti ministeri ma sono stati determinanti per la rielezione di Sergio Mattarella. D'altra parte, Marsilio se l'è presa con parte del centrodestra che "ha preferito non mettere in discussione i fragili equilibri di governo nella paura magari di perdere per qualche mese una posizione, e sacrificando invece l’obiettivo strategico più generale che era quello di dare agli italiani un presidente della Repubblica che fosse espressione di quell’altra metà del cielo, che esiste e noi crediamo sia anzi maggioranza del paese". 

Insomma, uno 'schiaffo' ai partiti alleati e ai parlamentari abruzzesi che rappresentano quei partiti, dal segretario regionale della Lega Luigi D'Eramo a quello di Forza Italia Nazario Pagano.

Vedremo se le parole del governatore lasceranno degli strascichi, considerato pure che i rapporti tra meloniani e salviniani sono piuttosto instabili, in Abruzzo.

Ultima modifica il Lunedì, 31 Gennaio 2022 00:00

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