La vicenda, già incredibile, degli autobus elettrici acquistati dall’amministrazione comunale e concessi in comodato d’uso all’AMA senza la capacità della società partecipata di poterne ricaricare più di due o tre al giorno, rischia di assumere adesso contorni ancora più grotteschi.
A denunciarlo i consiglieri comunali Stefano Palumbo (Pd) e Paolo Romano (Italia viva).
"Dalla lettura della delibera di giunta n. 136 del 21 marzo, sulla variazione degli obiettivi strategici assegnati alla società della mobilità aquilana per l’anno 2021, emerge infatti la richiesta da parte dell’amministratore unico di accantonare la proposta di realizzazione di un’infrastruttura di ricarica per gli autobus elettrici e di ricollocare l’intera sede di AMA SpA presso un altro immobile da reperirsi sul mercato dei privati attraverso una richiesta di manifestazione di interesse che verrà pubblicata a breve. Questa richiesta risulta inviata al Comune dall’amministratore unico il 31 dicembre dello scorso anno, appena un giorno dopo l’approvazione in consiglio comunale della variazione di bilancio per l’inserimento degli interventi finanziati a valere del fondo complementare al PNRR, tra cui figurava proprio “la rifunzionalizzazione e l’adeguamento energetico della rimessa dei mezzi elettrici AMA” per un valore di ben 2 milioni di euro".
Il recepimento della Giunta avviene invece a marzo 2022 attraverso la rimodulazione con effetto retroattivo degli obiettivi aziendali dell’anno precedente.
"Fatti che si commentano da soli - la stoccata di Palumbo e Romano - per la loro follia ma che a questo punto meritano di essere valutati dalla Corte dei conti per capire, nell’interesse di tutti i cittadini, come sia possibile che per rimediare alla figuraccia dei tanti autobus elettrici, del valore di 500.000€ ciascuno, tenuti fermi nel deposito per difficoltà di ricarica, si ricorra, nonostante la disponibilità di un finanziamento ad hoc, all’acquisto o all’affitto di un ulteriore capannone con aggravio della spesa pubblica a carico della collettività e a danno dei dipendenti che pagano con il taglio dei propri stipendi gli sperperi aziendali".
La replica di Equizi: "Nuova struttura di ricarica bus solo temporanea in attesa del Pnrr"
“L’azienda della mobilità aquilana ha necessità di una struttura di ricarica degli autobus elettrici: questa verrà realizzata nell’ambito dell’ammodernamento dell’intera sede aziendale con le risorse del fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma i tempi rischiano di essere lunghi considerando che possono andare dai due ai quattro anni e non possiamo rischiare di dover lasciare nel piazzale i nuovi mezzi che arriveranno. Per questo, pubblicheremo una richiesta di manifestazione d’interesse per reperire sul mercato una struttura da utilizzare nell’attesa che venga realizzata quella di proprietà comunale".
Così l’amministratore unico dell’Ama spa, Augusto Equizi, che in relazione alle obiezioni mosse dai consiglieri comunali di minoranza precisa come “la scelta è del tutto lineare e orientata al risparmio per le casse dell’azienda”, e sottolinea che “la ricarica degli attuali 10 autobus elettrici di cui Ama è dotata è garantita, seppur in modo non ottimale”.
“Il Comune”, ricostruisce Equizi, “aveva assegnato all’Ama, tra gli altri, l’obiettivo di implementare una procedura per realizzare una struttura di ricarica che fosse funzionale ai mezzi elettrici di cui l’azienda è stata dotata. Ad oggi, Ama ha una struttura sufficiente alla ricarica dell’intero parco elettrico, costituito da dieci bus. Per vetustà dell’immobile, non siamo però riusciti a destinare un rimessaggio ad uso esclusivo di questi mezzi. Le batterie hanno delle dispersioni legate alle temperature in cui vanno in esercizio, ed essendo i capannoni di Ama non perfettamente coibentati, nel periodo invernale le batterie non riescono a ricaricarsi in modo ottimale”.
“L’obiettivo dato dal Comune era dunque in linea con l’arrivo di altri bus elettrici e coerente con la programmazione che l’Ue ha fatto a livello internazionale del trasporto pubblico”, ricorda l’amministratore, “per questo era prevista la realizzazione di una centrale elettrica più potente da asservire agli ulteriori mezzi che arriveranno”.
“In un primo momento, si è dunque presa in considerazione l’ipotesi di cambiare sede, e per questo non è stato ritenuto opportuno iniziare una procedura e impegnare l’azienda a livello contrattuale, visto che, verosimilmente, a distanza di qualche mese si sarebbe dovuto cambiare ulteriormente sede. È per questo”, chiarisce Equizi, “che abbiamo chiesto e ottenuto dalla Giunta una rimodulazione degli obiettivi”.
“Nel frattempo, è intervenuta una rimodulazione dei fondi del Pnrr, attraverso la quale l’amministrazione ritiene di poter efficientare la stessa sede dell’Ama”, continua Equizi, “per cui l’esigenza di una ubicazione alternativa per il deposito è in qualche modo rientrata. Ma il Pnrr ha uno sviluppo di diversi anni e per costruire una centrale da oltre 1.000 kilowatt è richiesto un tempo che va dai due ai quattro anni. Nelle more di queste tempistiche abbiamo ritenuto di cercare una struttura funzionale all’arrivo dei nuovi mezzi. Perciò pubblicheremo una manifestazione d’interesse per vedere se c’è, sul territorio dell’Aquila, una struttura funzionale all’arrivo dei nuovi mezzi che altrimenti saremmo costretti a lasciare nel piazzale”.