"Il germoglio tra le macerie".
E' il titolo della lettera che il segretario regionale Michele Fina ha inviato agli iscritti e alle iscritte del Partito democratico abruzzese a tre anni dalla elezione.
Ve la proponiamo.
"Tra qualche mese finirà il terzo anno dalla mia elezione a Segretario del Pd Abruzzo. Iniziato in un altro mondo: luglio 2019, la Lega in crescita costante e il suo leader Ministro dell’Interno che in un emblematico comizio a Piazza Salotto a Pescara chiedeva i pieni poteri ed iniziava un tour per convincere il sud della bontà dell’autonomia differenziata. Il Pd aveva segnato la svolta con l’elezione di Nicola Zingaretti, dopo la sconfitta storica del 2018, ma faceva ancora molta fatica a rialzarsi. Circondato da forze politiche diverse tra loro ma insieme al Governo e con forte radicamento popolare, in diversi ipotizzavano il suo scioglimento.
In Abruzzo tutto questo era aggravato dall’elezione di Marco Marsilio, che resterà nella nostra storia perfino per l’ironia beffarda della sua tradizione onomastica: perché, che si voglia derivata da Marsiglia o da Marte, anch’essa indica la profonda distanza di un marziano dalla storia della nostra terra, così come non è mai stato nessun suo predecessore, a prescindere dall’orientamento politico.
Da quel luglio è cambiato tutto, nel mondo e in Abruzzo. La pandemia prima ed ora la guerra, due nuovi governi e il cambio radicale delle priorità per le persone e per la politica. In questo scenario abbiamo dovuto ripensare tutto e misurarci con un contesto inedito.
Questa riflessione è rivolta alle democratiche e ai democratici d’Abruzzo ed è dedicata a quello che abbiamo fatto e a quello che non abbiamo voluto più fare, per capire come affrontare le sfide determinanti del nostro prossimo futuro, evitando di tornare a commettere quegli errori che abbiamo dovuto drammaticamente ereditare ed affrontare.
Sarà quindi una riflessione franca e trasparente, perché se abbiamo saputo far nascere un germoglio tra le macerie dovrà essere cura di molti difenderlo e farlo crescere.
La scrivo nei giorni di una Pasqua speciale, che resta il miglior tempo per risorgere facendo i conti con tutti i passi già compiuti.
Le macerie: il partito che ho trovato dopo la mia elezione era un luogo inospitale e velenoso, con una conflittualità interna che lo aveva reso inavvicinabile. Un po’ il difetto di fabbrica dell’aver voluto fondare la propria identità sulla competizione delle primarie più che sulla collaborazione e la cooperazione e un po’ per la scelta, forse necessaria, fatta nell’ultima competizione regionale di candidare decine di democratici e democratiche in tutte le liste, lasciando dovunque lacerazioni e dissidi. Non un’idea per il territorio, legami recisi con le rappresentanze del mondo del lavoro e con gli altri corpi intermedi così come con gli intellettuali. Una mole di debiti accumulati negli anni e non onorati, sedi che chiudevano, intere zone senza più un circolo, in particolare nelle periferie e nelle aree interne. Pochissimi giovani, non sostenuti e non valorizzati se privi di un’affiliazione a qualche comitato elettorale.
In sintesi un disastro.
La cosa più semplice da fare era fuggire dal Pd e ritagliarsi un ruolo esterno, restituendosi un’improbabile verginità e definendosi civici (categoria polisemica che mette insieme i civici veri, che esistono e sono preziosi, con i fuoriusciti, i trasversali, i trasformisti e i transumanti di ogni risma). Per me non è stato facile accettare la sfida della segreteria: ho dedicato molti anni di impegno al territorio ma dieci anni fa ho riniziato da zero a Roma e, dopo l’onore di aver collaborato con Andrea Orlando alla guida di due Ministeri, abbiamo fondato insieme l’associazione “Transizione Ecologica Solidale” che dirigo e che si occupa del tema che mi appassiona da sempre: la sostenibilità dell’economia e la giustizia sociale che deve accompagnarla. È il mio lavoro e la mia vocazione.
Certo non ho mai reciso il mio legame con l’Abruzzo, ho continuato ad impegnarmi in progetti che ritenevo utili: tra questi la fondazione della scuola di formazione politica Accademia Primo Levi, per trasferire conoscenze e competenze alle giovani generazioni. Ma questo legame non prevedeva un ritorno in un ruolo di primo piano, anche perché il partito del territorio mi aveva sostanzialmente espulso. A causa di lunghe e laceranti battaglie condotte per giuste cause. Ma in politica a volte, lo dico ora sine ira, non basta essere dalla parte giusta. ù
Nonostante tutto non potevo sottrarmi, toccava a me guidare una ricostruzione possibile. Questo è uno degli altri principi che è giusto ricordare sempre: se sei una persona libera che liberamente sceglie di far parte di una comunità politica (ma credo valga anche in generale), il tuo ruolo è un punto di incontro tra le tue legittime aspirazioni e la necessità di fare quello che serve, quando serve, dove serve.
Dopo quasi tre anni, pur nell’insoddisfazione e nell’autocritica che mi caratterizza sempre, posso dirmi orgoglioso del percorso fatto, della capacità che abbiamo avuto di avere un profilo chiaro per un’alternativa concreta alle destre, per la convinzione con cui abbiamo sostenuto, accompagnato e a volte anticipato i buoni cambiamenti nazionali, per lo spessore culturale che abbiamo coltivato, per la riconnessione con i corpi intermedi, per il Comitato per le Idee e per la Conferenza delle Lavoratrici e dei Lavoratori, per il protagonismo delle Donne Democratiche e dei Giovani Democratici, per i buoni risultati elettorali ottenuti ovunque, per la nuova sede regionale che presto inaugureremo collocata nella periferia di Pescara (altro che ztl!) e per le tante nuove sedi di circoli che abbiamo aperto ed inaugurato, per lo spirito coalizionale che ci ha fatto dialogare senza arroganza o presunzione con tutti.
Tutto questo è stato possibile non grazie ad un segretario ma grazie a due fattori essenziali, tra i tanti pur importanti. Il primo fattore è l’abito sostanzialmente unitario che abbiamo deciso di indossare; io ho potuto imprimere accelerazioni e svolte sostenuto dalle personalità più autorevoli del Pd, anche quando non eravamo d’accordo. Non è poco per un partito che, dalla sua nascita, tende a caratterizzarsi nei titoli di giornali con parole come “faida interna”, “resa dei conti”, “spaccatura”, ecc… Il secondo fattore, più importante del primo, è stato l’aver trovato man mano persone dotate di una generosità e una passione straordinaria, buona per tempi e compiti straordinari: i pochi eletti che si sono fatti carico del triplo del lavoro e dei sacrifici, rispettando seriamente le regole a partire dalla corretta contribuzione economica, un gruppo dirigente solido e solidale, una rete di amministratori che ha aiutato a mantenerci saldamente ancorati alla realtà, le tante intelligenze che ci hanno aiutato a capire, pensare e spiegarci meglio.
Il frutto di tutto questo è stato l’elezione, nelle segreterie e nelle amministrazioni, di decine di nuovi protagonisti della vita politica abruzzese.
Ma ora questo è il punto.
Siamo nel pieno di uno sconvolgimento politico globale: se il combinato disposto tra pandemia e guerra cambia completamente la realtà, la politica non può pigramente avere le stesse categorie del passato. Mi capita di ascoltare dirigenti o amministratori che si misurano sul ruolo che i territori debbono avere per la pace, sulla nuova Europa da costruire anche dal basso, sul senso profondo che ha e avrà il Next Generation EU, che coltivano il dubbio, che si confrontano con umiltà, che studiano e progettano senza risparmiarsi e che così guadagnano stima e consenso. Con loro, in tante occasioni, abbiamo costruito un dialogo e un’alleanza con forze civiche e politiche ricche di energie positive: penso ad esempio alle ultime elezioni provinciali che hanno allargato nettamente il campo di un’alleanza civica e progressista.
Ci sono invece quelli che legittimamente non hanno creduto nel Pd. Ma questo nostro soggetto politico nasce e cresce perché non si chiude mai al dialogo con chi è altro da sé.
D’altra parte siamo anche convinti che non esistano pacchetti di voti collocabili a piacimento a destra o a manca: ognuno di noi è dotato di un solo voto, il proprio, e gli altri sono sempre solo in prestito volta per volta, fiducia per fiducia.
Ora che il vento cambia e che il Pd ha saputo avviare un lento e difficile processo di ricostruzione, torna ad essere un interlocutore interessante. Sta a noi la capacità di tenere in equilibrio l’apertura al dialogo senza rinunciare mai alla propria identità e al cambiamento che si è avviato, promuovendo coloro che lo hanno incarnato.
E questo è ora il punto: alla vigilia di appuntamenti politici importanti so di dover tutelare e promuovere coloro che si sono spesi in questi anni. E lo farò senza remore con le tante e i tanti che sento al fianco, perché solo questo può far crescere il germoglio che la nostra terra merita. Alla fine avremo persone capaci di aiutare l’Abruzzo ad essere più giusto, più autorevole, più forte, più orgoglioso e con più opportunità di crescita. Oppure avremo fallito. E nel tempo che ci è dato di vivere il fallimento è un lusso che non possiamo permetterci.
Ogni vera Pasqua è sempre l’inizio di un cammino difficile e faticoso verso una terra promessa. Un cammino che merita tutta la nostra fiducia e tutta la nostra determinazione.
Michele Fina