Giovedì, 09 Giugno 2022 16:20

Sanità, è scontro. Pezzopane: "L’Aquila perde il Dea di II livello"

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"Come da tempo avevamo paventato, per l’ennesima volta il Tavolo di monitoraggio per l’attuazione del D.M. 70/2015, che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera, nella seduta del mese di febbraio, ha decretato la bocciatura del piano presentato dal centrodestra in Regione. E’ incredibile, quasi una sfrontatezza, come il duo Marsilio-Verì continui a prendere in giro gli abruzzesi e lo stesso Governo, presentando documenti incompleti, piani irrealizzabili e scelte che non portano avanti, galleggiando in una eterna propaganda alle spese del diritto alla salute degli abruzzesi".

L'affondo è della deputata dem Stefania Pezzopane, candidata sindaca della coalizione di centrosinistra, che denuncia come la riorganizzazione della rete ospedaliera partorita dall’agenzia regionale sia semplicemente ridicola, "priva di un minimo senso di programmazione reale. Il centrodestra, ormai da quasi quattro anni, sta solo prendendo tempo. Lo dicemmo già durante la campagna elettorale: le loro promesse, su ogni piazza, erano folli e irresponsabili. Oggi a dirlo non siamo solo noi", le parole di Pezzopane.

In effetti, l’assenza di una programmazione reale, efficace, efficiente e sostenibile, è messa nero su bianco dai tecnici del Ministero che chiedono documenti e integrazioni da mesi e che ribadiscono a chiare lettere che l’unica programmazione vigente è quella del Governo regionale di centrosinistra, ferma al 2018. "Questa latitanza di governance comporta conseguenze gravissime, in primis l’impossibilità di utilizzare i fondi che il centrodestra ha ereditato e quelli a disposizione per agire, che ci fanno ribadire, ancora una volta, come la sanità abruzzese sia priva di qualsiasi guida, allo sbando. Frutto di tali lacune è l’esplosione della mobilità passiva: sono migliaia e sempre di più gli abruzzesi costretti a curarsi fuori, o che scelgono di farlo perché non riescono ad avere le prestazioni richieste in regione; così, ogni giorno, le nostre ASL perdono risorse preziose per i propri bilanci problematici, a favore di altre regioni".

Senza l’approvazione della rete ospedaliera, per le ASL - a partire da quella dell’Aquila che versa nella situazione più drammatica - è impossibile stendere il piano del fabbisogno di personale ospedaliero. "Questo si traduce nella sofferenza ormai di tutti gli ospedali, nelle insopportabili difficoltà di tanti reparti e soprattutto di pronto soccorso ed emergenza, finiti sulle pagine di cronaca in questi giorni. Dalla stampa leggiamo anche che in Abruzzo non si riescono a reperire 2000 medici. Vero è che si continuano ad emanare avvisi pubblici a tempo determinato, per pochi mesi: quale medico si sposta qui per un avviso di pochi mesi se può essere assunto in altri ospedali italiani, anche prestigiosi, a tempo indeterminato e realizzare anche un progetto di vita, accanto a quello professionale?".

La mancata programmazione, poi, non permette di avviare, sin da adesso, una precisa organizzazione territoriale dell’offerta sanitaria complessiva, oltre a non partire da un’analisi attenta della domanda, sia quantitativa che qualitativa. "Ciò quindi sarà un problema grave anche in vista dell’applicazione del DM71, relativo alla riorganizzazione della Sanità Territoriale, per la quale sono previsti oltre 200 milioni di euro da programmare entro pochi mesi", aggiunge Pezzopane.

Infine, una considerazione sull’istituzione del DEA di II livello: "Da anni diciamo che l’unica soluzione politica e tecnica possibile per l’Abruzzo è quella di definire due ospedali DEA di II livello spalmati sui quattro nosocomi: Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo. La strategia della Regione Abruzzo è stata invece quella di non decidere. Ma tutti abbiamo capito che si vuole arrivare, magari dando la responsabilità a Roma, a farne solo uno, quello di Pescara. Anche in questa ottica va letta la folle decisione di aver finto di realizzare un “ospedale Covid” a Pescara, mai entrato in funzione per l’intero Abruzzo; infatti, i 200 posti letto sono stati ora inseriti nella dotazione definitiva del Santo Spirito. Il San Salvatore, di cui da tempo denunciamo le condizioni di precarietà insieme a quelle della sanità aquilana, è ormai mortificato persino nell’acquisto dei farmaci e resterà nosocomio di I livello. Ciò significa minor quantità di investimenti, di specialità e di prestigio per attirare personale qualificato e pazienti, ma avrà ripercussioni importanti anche sulla Facoltà di Medicina, che non è solo una grande risorsa culturale e scientifica ma anche economica per il territorio con i suoi iscritti e specializzandi".

"Ci stupisce il silenzio di quanti conoscono la situazione e non fanno nulla per cambiarla - conclude Pezzopane - accollando alla comunità un danno che gli abruzzesi pagheranno per anni: Biondi, la Lega, Fratelli d’Italia, il vice Presidente Santangelo, uniti solo per il potere; nessuno di loro si mobilita per la gente che ogni giorno ha bisogno di cure, che spesso rischia la propria vita perché non può andare fuori a esercitare il suo diritto a curarsi".

Sulla stessa lunghezza d'onda la lista di L'Aquila coraggiosa. "Nei giorni scorsi, abbiamo avuto con noi il ministro della Salute Roberto Speranza cui abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per il destino della Asl 1, L’Aquila-Avezzano-Sulmona, penalizzata pesantemente dalle politiche della Giunta regionale nel silenzio, complice, del sindaco dell’Aquila, nonché Presidente del Comitato ristretto dei Sindaci, degli assessori e dei consiglieri aquilani eletti in maggioranza. Preoccupazione che oggi trova conferma nella notizia della bocciatura del piano presentato da Regione Abruzzo al Tavolo di monitoraggio per la riorganizzazione della rete ospedaliera".

La mancata approvazione comporta conseguenze gravissime, è stato ribadito: "innanzitutto, l’impossibilità di utilizzare i fondi che il centrosinistra avevano lasciato in bilancio per gli investimenti delle Asl abruzzesi; poi, l’impossibilità di definire il piano del fabbisogno di personale ospedaliero, e conosciamo le condizioni critiche che soffrono gli ospedali della provincia, e soprattutto il San Salvatore. Infine, l’impossibilità di spendere le risorse per la riorganizzazione della sanità territoriale".

Non solo.

"L’inerzia della Regione Abruzzo che, pur di non scontentare nessuno, ha scelto di non scegliere, proponendo a Roma l’istituzione di quattro DEA di I livello, uno per ogni capoluogo di provincia, sapendo che l’ipotesi sarebbe stata rispedita al mittente, non potrà produrre altro se non l’istituzione di un DEA di II livello a Pescara. E’ questa la reale intenzione della Giunta regionale. Così si spiega la folle decisione di spendere 13 milioni di euro per un 'ospedale regionale Covid' a Pescara, mai entrato in funzione per l’intero Abruzzo: come avevamo paventato, e puntualmente è accaduto, i 200 posti letto aggiuntivi sono stati ora inseriti nella dotazione definitiva del Santo Spirito che, per questo, si candida ad ospedale di alta specializzazione. Intanto il San Salvatore vive pesanti criticità, in una condizione di precarietà insostenibile per gli operatori, encomiabili, e per i pazienti, che sempre più numerosi scelgono di farsi curare altrove. E nessuno fiata: non una parola dal sindaco Biondi, non una parola dagli assessori e dai consiglieri aquilani, succubi di Marsilio e dei ‘poteri forti’ della costa. Una situazione vergognosa, cui bisogna ribellarsi con forza e determinazione. Ne va del futuro dell’Aquila".

A stretto giro la replica dell'assessore regionale alle aree interne, Guido Liris: "La Regione Abruzzo nel proprio piano di riordino della rete ospedaliera - proprio per superare i campanilismi - aveva previsto una ripartizione molto equa tra le province, con 8 Dea di I livello (ospedali "minori") di cui 4, nei capoluoghi, con la presenza di quasi la totalità delle alte specialità. Questo non è stato accolto dal Ministero e dunque la direzione verso cui ci si sta orientando è quella di istituire due Dea di II livello (ospedali maggiori con tutte le unità operative specialistiche), uno a Pescara e l'altro a L'Aquila, nonostante gli ostacoli demografici (il decreto Lorenzin prevede un bacino di utenza tra 600mila e 1,2 milioni di abitanti per avere funzioni di più alta qualificazione)".

La discussione è solo all'inizio e il confronto sarà lungo e serrato, "non c'è alcuna decisione già presa, ma soprattutto non ce ne sarà nessuna che svantaggierà L'Aquila", le parole di Liris.

Sulla vicenda è intervenuto anche il direttore dell'Agenzia sanitaria regionale Pierluigi Cosenza che, d'intesa con l'assessora Nicoletta Verì, sta portando avanti il confronto con il Ministero. "La Regione continuerà a sostenere la proposta di reingegnerizzazione contenuta nella delibera approvata dalla giunta lo scorso luglio, perché si tratta della soluzione tecnica per garantire un'assistenza sanitaria adeguata in tutte le aree del nostro territorio", ha assicurato. "I rilievi del Tavolo Dm 70 - ha aggiunto - riguardano in gran parte aspetti già superati: penso ad esempio alle centrali uniche del 118, ma abbiamo motivato anche il mantenimento del punto nascita di Sulmona e la presenza di attività chirurgiche di base in ospedali di area disagiata come Atessa e Castel di Sangro, necessari perché si tratta di presidi in cui resta in funzione il pronto soccorso".

È stato affrontato anche il nodo del Centro grandi traumi, che resterà a Pescara con un'articolazione definita all'ospedale dell'Aquila. "Abbiamo risolto - ha inteso rimarcare Cosenza - l'aspetto della frammentazione della chirurgia senologica, concentrando le attività in alcuni presidi, così da ottimizzare le risorse disponibili e garantire standard elevati di sicurezza alle pazienti".

Ultima modifica il Giovedì, 09 Giugno 2022 22:07

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