Va in aiuto del Presidente Marco Marsilio, il coordinatore regionale del suo stesso partito, Fratelli d’Italia, Etelwardo Sigismondi in merito ai botta e risposta che stanno avvenendo in queste settimane circa la richiesta di modifica alla legge elettorale che vede come primo ed unico firmatario, almeno per ora, proprio il presidente della giunta regionale d’Abruzzo.
Il coordinatore regionale e senatore parla di "Una riforma di buon senso, di maturità politica e utile al territorio. La proposta di riforma della legge elettorale regionale dimostra – prosegue Sigismondi -, ancora una volta, l'alta caratura istituzionale del presidente Marsilio. L'aspetto più rilevante, infatti, contenuto nel testo, quello cioè relativo alla 'sprovincializzazione' dei consiglieri regionali attraverso l'istituzione del collegio unico, rappresenta un salto storico-culturale e sul quale è stato giusto e opportuno aprire in commissione un confronto tra le forze politiche".
"Va proprio in tal senso la scelta del Presidente di depositare la proposta di legge, a sua sola firma, caratterizzandola, dunque, come una bozza di lavoro frutto dell’analisi di chi ha governato in prima persona l'Abruzzo e non come proposta di una parte politica. Il documento contiene spunti importanti che impongono un'attenta riflessione. Non può sfuggire - prosegue il coordinatore regionale di FdI -come il collegio unico regionale permetterebbe ad ogni singolo consigliere di non rappresentare solo un ambito territoriale bensì l'intera regione, superando ad esempio la dicotomia tra aree interne e fascia costiera a tutto vantaggio, evidentemente, degli atti di programmazione".
"A tal proposito, a chi paventa che la riforma penalizzerebbe l’elezione dei candidati delle aree interne, va detto che questo timore non risponde a realtà: basta applicare il collegio unico ai risultati elettorali delle scorse elezioni per verificare come il territorio regionale sarebbe uniformemente rappresentato. Non solo, il collegio unico elettorale garantisce l'elezione, per ciascuna lista, dei candidati più votati, realtà niente affatto scontata, paradossalmente, con la legge vigente per quelle liste che non eleggono in tutti e quattro gli attuali collegi provinciali".
"Così come l'aumento del numero dei candidati favorirebbe una maggiore partecipazione alla competizione elettorale, incrementando la rappresentanza dei territori in ciascuna lista. La possibilità di elezione anche del secondo presidente non eletto, inoltre, si ispira alle dinamiche delle elezioni amministrative e supera l'incongruenza secondo la quale un candidato presidente che ottiene il terzo risultato, riuscendo a superare lo sbarramento del 4%, e con la rappresentanza di almeno due seggi della lista o della coalizione a lui collegata, non possa sedere in Consiglio regionale. Infine, la terza preferenza non è una novità assoluta: si ricorda, infatti, come alle elezioni europee siano previste appunto tre preferenze, di cui una di genere. E’ un sistema, quindi, - conclude il senatore - che favorisce il dialogo tra i territori ed è utile anche per la riduzione del costo della competizione elettorale in virtù dell'aumento dell'estensione" del collegio elettorale.