La lunga giornata del sindaco Cialente. Aggiornamento delle 10:30: "potrebbero esserci conseguenze per le sorti del Consiglio Comunale di oggi pomeriggio a seguito delle decisioni del Governo che mi verranno comunicate in mattinata, dai sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Legnini e Patroni Griffi." Così il Sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, che aggiunge: "qualora non mi verranno date risposte certe, potrei dimettermi io stesso, oggi pomeriggio e sciogliere il Consiglio, facendo felici il Governo ed il Vice Ministro Bubbico che sicuramente hanno ispirato l'ultimatum del Prefetto".
Aggiornamento 11:30. "Siamo solidali e vicini al sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, raggiunto da un decreto prefettizio con il quale lo si diffida dal persistere nelle iniziative di protesta messe in atto in questi giorni e con cui si minaccia la sua rimozione qualora non dia seguito alle prescrizioni contenute nel decreto stesso". Lo scrivono in una nota i consiglieri provinciali Fabrizio D'Alessandro, Pierpaolo Pietrucci e il consigliere comunale Stefano Palumbo. "Riteniamo - scrivono - che la battaglia di Cialente appartenga all'intera città e a tutto il cratere e che sia espressione del disagio e della disperazione di una cittadinanza e di una comunità che, a quattro anni dal sisma, sono stufe di promesse non mantenute e mortificate dal silenzio delle massime istituzioni rispetto al grido di dolore che si solleva dal territorio". "Cialente - spiegano nella nota - non è solo in questo momento. Ha la vicinanza di tanti giovani che vedono nell'inerzia del Governo un ostacolo che preguidica il loro futuro e quello delle genarazioni a venire".
Il botta e risposta Cialente-Alecci. “Con questa lettera ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto, per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi".
Lo strappo si consuma a metà pomeriggio: Massimo Cialente risponde con parole durissime alla presa di posizione del prefetto Francesco Alecci che, dopo la clamorosa decisione del primo cittadino di restituire la fascia al Quirinale e far rimuovere le bandiere italiane da tutti gli edifici pubblici in segno di protesta per la mancata erogazione dei fondi alla ricostruzione, aveva diffidato il Sindaco a ripristinare “senza indugio” la bandiera nazionale.
Il rappresentante del Governo sul territorio, “giudicando che la condotta del Sindaco determini potenziali turbative all'ordine e alla sicurezza pubblica e che il prestigio dello Stato possa essere leso da tali manifestazioni di dissenso” aveva decretato, inoltre, che "l'eventuale persistenza della condotta posta in essere dal primo cittadino potesse costituire oggetto di valutazione per l'adozione del provvedimento di sospensione dalle sue funzioni".
Un intervento deciso, quello del Prefetto, che ha scatenato la rabbia di Cialente: “Sono allibito. Da uomo delle Istituzioni quale so di essere, ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni. I bambini non si turbano perché non vedono il tricolore! Sono turbati perché vivono in case di fortuna o ancora negli alberghi o nella caserma della Guardia di Finanza o perché vanno a scuola in moduli prefabbricati di latta perché ancora non sono arrivati fondi per ricostruire le loro scuole”.
“Quando gli ufficiali di Polizia – continua la lettera del primo cittadino, inviata ad Enrico Letta, ai ministri del suo Governo e per conoscenza al Presidente della Repubblica - sono venuti a portarmi un documento del Prefetto, pensavo contenesse una lettera di qualche Istituzione Nazionale che prendesse atto della disperazione e di una rabbia di una città umiliata, che chiedesse scusa agli aquilani per questi quattro anni di trascuratezza. Invece è la diffida e la minaccia di cacciarmi. Come un sindaco mafioso. Allora, sono io che voglio segnalare, per l’ultima volta che le istituzioni stanno facendo eccessivo affidamento sulla dignità, la compostezza ed il senso di responsabilità degli aquilani. Ma a tutto c’è un limite. Nel riconfermare che assolutamente non intendo retrocedere da quanto da me deciso insieme alla Giunta Comunale, sino a quando lo Stato non darà risposte al Cratere, confermo al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Interni di aspettare nella giornata odierna o al massimo di domani la mia rimozione da Sindaco”.
Le reazioni. In pochi minuti, la città è in subbuglio. Piovono dichiarazioni dei politici locali, le notizie si rincorrono secondo dopo secondo, anche il popolo della rete inizia a commentare il botta e risposta tra il Sindaco e il Prefetto. Inatteso, se è vero che lo stesso Cialente aveva raccontato di aver avuto un incontro cordiale, meno di ventiquattro ore prima, con Francesco Alecci, “anche se ognuno è rimasto sulle sue posizioni”. Il sindaco del capoluogo è stato immediatamente convocato a Roma da Enrico Letta per “chiarire e risolvere la situazione dei fondi per la ricostruzione”, ha precisato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini. Un incontro che si terrà in mattinata, anche se Cialente ha riflettuto lunghi minuti prima di decidersi: “il sindaco ha appena detto a Legnini che rifletterà se accogliere l’invito di incontrare il Presidente o se aspettare due settimane per andare a Roma con tutti gli aquilani”, ha scritto su Facebook Michela Santoro, dell’ufficio di Gabinetto. A convincerlo, forse, il sostegno ricevuto dalla Giunta e dalla senatrice Stefania Pezzopane: "il decreto del Prefetto, con cui diffida il Sindaco Cialente a porre fine all’azione di protesta, è preoccupante. L’allarme del Sindaco, che con il clamoroso gesto di rimuovere la bandiera nazionale dagli uffici pubblici, ha voluto alzare la guardia sulla mancanza di risorse per la ricostruzione dell’Aquila, è stato condiviso dalla gran parte delle forze politiche e dai massimi rappresentanti delle istituzioni abruzzesi”, ha dichiarato la Pezzopane. “Persino i presidenti di Regione e Provincia, che in altre circostanze hanno spesso polemizzato con l’Amministrazione comunale, hanno avuto modo di apprezzare e condividere quel grido d’allarme”.
“In questi giorni febbrili, in cui ci stiamo adoperando in maniera incessante affinché si rimuovano le cause che hanno indotto il Sindaco a prendere una decisione così drastica”, ha continuato la Senatrice, “trovo allarmante che il Prefetto dell’Aquila diffidi un sindaco legittimamente eletto e ipotizzi la sospensione delle sue funzioni un provvedimento che di solito si riserva ad amministrazioni colluse con la mafia. Non può essere scambiato un grido d’allarme per turbativa dell’ordine pubblico. Questo viene turbato, al contrario, dall’inerzia di parti dello Stato, che non provvedono ad inviare le necessarie risorse per la ricostruzione”.
Al fianco di Cialente anche l'ex deputato del Partito Democratico, Giovanni Lolli: "l'atto compiuto dalla prefettura mi lascia costernato. Minacciare il sindaco dell'Aquila di rimozione, procedura che si applica ai sindaci e ai Comuni collusi con la mafia, è semplicemente inaudito. Mi auguro che il provvedimento venga ritirato. Ci si concentri piuttosto sulle cause del gesto del sindaco, e si lavori per fare in modo che all'Aquila sia garantito il flusso costante di risorse indispensabile per la sua ricostruzione".
Ancora più duro il segretario cittadino del Partito Democratico, Stefano Albano: “lo Stato si è distinto in puntualità e sollecitudine solo quando si è trattato di inquisire i manifestanti esasperati dalle lentezze burocratiche, come il popolo delle carriole, i cittadini che hanno manifestato a Roma e quelli che hanno occupato l’autostrada. Siamo con il sindaco, vada avanti", ha continuato Albano, "avranno il coraggio di rimuoverlo? Sarà trattato come un primo cittadino in odore di mafia? Vedremo. Viene da chiedersi chi c’è dietro questo capolavoro. Se è un’iniziativa autonoma del prefetto, se ne assuma la responsabilità. Se dietro c’è l’indicazione del governo, vengano i nostri governanti all’Aquila a rendersi conto, a toccare con mano i torti che stiamo subendo e con quale senso delle istituzioni".
Il sostegno di Raffaele Colapietra. Tutti compatti, insomma, vicini al Sindaco. Anche lo storico Raffaele Colapietra che ha voluto commentare ai microfoni di NewsTown quanto stava accadendo: “Il gesto di Cialente direi che è da appoggiare da un punto di vista morale e civile. Non poteva fare altro nelle condizioni date. Cosa otterremo non si può dire ma è un atto di protesta civile contro l'inerzia e l'inefficienza del Governo”.
La presa di posizione di Chiodi. L’unica voce stonata, nel convulso pomeriggio, quella del presidente della Regione: dopo aver teso una mano a Cialente, solo ventiquattro ore prima, Gianni Chiodi ha sottolineato come il primo cittadino “sia un maestro nello spostare l’attenzione dai problemi veri. Prima o poi dovrà capire che per la ricostruzione dovrà organizzare la macchina comunale con un lavoro duro, con l’organizzazione e la capacità. Cialente – ha concluso Chiodi – deve capire che la ricostruzione non è un gioco politico o la ricerca della vetrina. Prima o poi lo dovrà capire, speriamo che non sia troppo tardi per gli aquilani”.
Sono ore roventi, insomma. Staremo a vedere come andrà l’incontro di questa mattina tra il Sindaco ed Enrico Letta. Nel pomeriggio, poi, è convocato il consiglio comunale straordinario, voluto dalle minoranze per discutere proprio dei fondi per la ricostruzione. L’assise si preannuncia rovente.
NewsTown seguirà il consiglio con la diretta Twitter, a partire dalle 15, su questa pagina. Gli hashtag di riferimento per seguire i lavori e commentare quanto accadrà sono #ricostruzione e #consiglioaq