Venerdì, 05 Settembre 2014 15:44

La crisi della maggioranza, Cialente a NewsTown: "Così, è inutile andare avanti"

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"Abbiamo due problemi: il primo è di metodo. Una maggioranza risicata come la nostra, che rischia di far mancare il numero legale per un giorno di vacanza preso da un consigliere, per un impegno lavorativo piuttosto che per un problema di famiglia, ha bisogno di regole di lealtà e rispetto reciproco. In Consiglio, atteggiamenti come quello tenuto ieri dai Socialisti, che hanno condotto delle trattative e assunto degli impegni con le categorie produttive a dispetto degli orientamenti della Giunta e della maggioranza, non sono più tollerabili. Ancora: nel momento in cui un dirigente esprime parere sfavorevole ad un emendamento perché non c'è copertura finanziaria, non si può votare. Soprattutto se hai dinanzi una opposizione che, dopo aver ottenuto il voto favorevole ad alcune proposte di modifica, per una apertura costruttiva della maggioranza, decide di abbandonare l'assise. Credo che con le opposizioni non si possa più trattare e credo che questa maggioranza non possa andare avanti senza una seria riflessione di metodo. In considerazione dei drammatici problemi politici che saremo chiamati ad affrontare: credo che non si stia capendo la portata delle sfide che ci attendono".

All'indomani di un Consiglio comunale infuocato, con la maggioranza che si è spaccata per la seconda volta in pochi giorni al momento del voto sull'approvazione del regolamento Iuc, la nuova imposta unica comunale comprendente Tasi, Tari e Imu, il sindaco Massimo Cialente non si sottrae ad una analisi politica su quanto sta accadendo in seno al centrosinistra cittadino. E pone delle domande che attendono risposta, al più presto: "Con un Consiglio comunale così, è possibile redigere un Piano Regolatore in modo trasparente, senza ricatti politici?".

Ma cosa è accaduto, ieri pomeriggio, in Consiglio comunale? Al momento di votare il nuovo regolamento sulla Iuc, il gruppo d'opposizione di Appello per L'Aquila ha presentato degli emendamenti: alcuni sono stati approvati, altri respinti. In particolare, Apl ha ottenuto il voto favorevole di maggioranza e opposizioni allo sgravio del 20% della Tari a chi fa compostaggio domestico e l'impegno dell'amministrazione a realizzare una centrale per chi non possa farlo a casa. Non solo: il gruppo civico, che esprime il consigliere Ettore Di Cesare, ha portato a casa voto favorevole anche per gli sgravi a chi fa raccolta differenziata. D'altra parte, il consigliere Di Cesare - così ha spiegato, a margine del Consiglio - aveva lavorato a lungo, con il dirigente del settore finanziario, per trovare le coperture necessarie agli emendamenti proposti. 

Proposte di modifica sono state presentate anche dal gruppo di maggioranza dei socialisti, che esprime l'assessore alle attività produttive, Giancarlo Vicini, e i consiglieri Gianni Padovani e Antonio NardantonioStrano, a dire il vero: di solito, sono le opposizioni a presentare emendamenti. Le forze di maggioranza, infatti, hanno tempi e modi per discutere di eventuali modifiche nelle riunioni di Giunta e di maggioranza, soprattutto se possono contare su di un assessore. Invece, i socialisti hanno portato in aula le loro proposte che, evidentemente, non erano state accolte dalla Giunta. E hanno incassato il parere negativo del dirigente del settore finanziario: non ci sono le coperture, ha spiegato Fabrizio Giannangeli.

Non hanno mollato, però. Così, si è arrivati al voto: fiutata la spaccatura, l'opposizione ha sostenuto compatta l'emendamento a firma socialista che ha ottenuto parere favorevole anche da altri consiglieri di maggioranza, oltre a Padovani e Nardantonio: Enrico Perilli di Rifondazione Comunista, Peppe Ludovici di Alleanza per l'Italia e Ermanno Giorgi. A dispetto delle indicazioni di Giunta, insomma, l'emendamento è stato approvato

A quel punto, il clima si è surriscaldato: il sindaco ha abbandonato l'assise e la maggioranza, che fino a quel momento aveva assicurato almeno i 16 voti richiesti, non ha potuto più garantire il numero legale: le minoranze hanno lasciato l'aula e il presidente Carlo Benedetti è stato costretto a sciogliere il Consiglio.

Come detto, non è la prima volta: la maggioranza di centrosinistra, infatti, è sempre più debole. Se è vero che, in linea teorica, può contare su 19 consiglieri (più il Sindaco) contro i 13 delle minoranze, oramai da tempo Peppe Ludovici e Pierluigi Mancini sono passati all'opposizione. Considerato che anche Enrico Perilli è spesso contrario alle iniziative della Giunta, è chiaro che - ad ogni votazione - la maggioranza rischia di andare sotto. E questa debolezza, la espone a ricatti e tentativi di sgambetto di gruppi d'interesse sempre più in conflitto tra loro.

"Oggi si riunisce la maggioranza e ho deciso di non andare", spiega Cialente a NewsTown. "D'altra parte, quello che avevo da dire l'ho detto nel vertice di maggioranza che è seguito al Consiglio comunale. Al momento, non credo sia utile alla città andare avanti in queste condizioni. Alcuni consiglieri sembrano non aver compreso le sfide che siamo chiamati ad affrontare: qui sono finiti i soldi, il Governo non ha idea di come farci andare avanti sino a dicembre e non si sa se avremo fondi per l'anno prossimo. Ne discende un disagio sempre più grave: l'impossibilità per i cittadini, e soprattutto per i giovani, di organizzarsi una vita. E' un problema drammatico. Parentesi: non ci sono risorse neppure per le case popolari. Abbiamo 800-900 appartamenti classificati E, non c'è alcuna copertura: significa vedere gente disperata bussare, ogni giorno, alla mia porta".

Il sindaco è un fiume in piena: "la crisi economica italiana, qui a L'Aquila, è elevata al cubo. C'è una disperazione che non sappiamo come affrontare, con conseguenze sociali pesantissime che comportano persino un degrado morale. A livello regionale, inoltre, al di là dell'ordine del giorno votato proprio ieri - all'unanimita - dal Comune di Pescara per portare la sede della Corte d’Appello nella città adriatica, vedo un comportamento molto strano anche ad Avezzano, con la recrudescenza di una impostazione campanilistica che pareva superata. Il tessuto politico dell'Abruzzo interno si sta disgregando: in questo momento, servirebbe la regia politica dei partiti che, però, non so dove stanno. Ultimo punto, ancor più drammatico: questa città nonostante si fosse data un progetto, il piano strategico prima, il piano Ocse e lo studio Calafati poi, intorno al quale si era costruita un'ampia convergenza se è vero che il Governo aveva stanziato 20milioni di euro per il Gran Sasso Science Institute, non sembra più condividere orientamenti di fondo che parevano assodati. L'Università ha scelto una sua strada, senza discuterne con nessuno: senza coinvolgere il Governo, che pure aveva assicurato milioni e milioni di euro per tenere in piedi l'Ateneo, senza coinvolgere gli altri protagonisti della classe dirigente. Inoltre il credito va per conto suo, si investono 20milioni per il piano di rilancio del Gran Sasso e piovono critiche: manca insomma una idea condivisa di sviluppo. Mi chiedo: in questo quadro, una maggioranza composta da personalità di anime belle, che si indignano o sono scontente per qualsiasi scelta, è ancora utile alla città?".

Un affondo durissimo, che - tra le righe - non risparmia neppure il Partito Democratico. E infatti Cialente sottolinea che "un generale può anche decidere di portare un attacco, però deve avere delle truppe con sé. Si può essere generale valorosissimo, senza truppe convinte però non si può vincere alcuna battaglia".

Un atto di denuncia. Che senza dubbio avrà delle ripercussioni, nelle prossime settimane. "Ieri sera, sono stato accusato dal consigliere Perilli di aver interpretato una sceneggiata: invece, non sono affatto abituato a giocare, e ho voluto sollevare un problema gravissimo. Sottovalutare quanto accaduto ieri, avrebbe voluto dire che - d'ora in poi - ad ogni Consiglio comunale, ogni gruppo avrebbe fatto quel che vuole, anteponendo interessi personalistici alle scelte della maggioranza. Ai miei tempi, queste cose non esistevano", conclude Cialente. "Era un altro mondo, altra gente".

E ora? Si aprono diversi scenari. Il primo è quello di un rimpasto di giunta e di una verifica di maggioranza, che servirebbe a Cialente per liberarsi di qualche 'peso morto' e andare avanti fino alla fine della legislatura con una squadra più coesa e compatta. Difficile, però: visti i numeri esigui del centrosinistra in seno all'assise, il sindaco non può epurare alcuna forza politica. A meno che non riesca ad avvicinare qualche gruppo di minoranza.
Il secondo, un po' più azzardato, contemplerebbe la creazione ad hoc, da parte del primo cittadino, di un casus belli per far saltare il banco, ottenere una sfiducia 'calcolata' e quindi tornare alle urne. Una manovra ad alto tasso di difficoltà, anche perché, per potersi ricandidare di nuovo e puntare al suo terzo mandato, Cialente avrebbe tempo fino al 23 novembre (la legge, infatti, consente un terzo mandato consecutivo solo se uno dei due mandati precedenti ha avuto una durata inferiore ai due anni e mezzo, “per cause diverse da dimissioni volontarie”). E se fosse la maggioranza a far cadere il primo cittadino, dopo il 23 novembre? Opzione poco credibile, ad oggi: infatti, è difficile immaginare che i consiglieri di maggioranza - o almeno alcuni tra loro - scelgano di tornare alle urne senza la certezza di ottenere, di nuovo, le preferenze per un nuovo mandato. Dunque? Si potrebbe andare avanti così, nonostante l'impasse di una maggioranza che non sembra più in grado di governare.

 

Ultima modifica il Venerdì, 05 Settembre 2014 16:27

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