"La nostra è una posizione seria, che su tutti i tavoli abbiamo sempre motivato nel merito, e non una posizione attaccata ad un campanile. Una posizione chiara che abbiamo sempre palesato in tutte le sedi e confronti istituzionali e politici. Così come ufficialmente abbiamo chiesto il rinvio della Conferenza di servizi del prossimo 30 settembre".
Parole del vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, che ha aperto a Sulmona l'assemblea pubblica indetta per ribadire le ragioni del 'no' al metanodotto "Rete Adriatica Snam" e per chiedere l’annullamento della conferenza dei servizi convocata per martedì 30 settembre, al Ministero dello Sviluppo Economico.
All'iniziativa assunta dall'assessore comunale e responsabile del Coordinamento interregionale antigasdotto Alfredo Moroni hanno partecipato il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio, l'assessore Mario Mazzocca, la senatrice Stefania Pezzopane, i consiglieri Pierpaolo Pietrucci e Andrea Gerosolimo, enti locali e comitati.
"In questo momento, la priorità è ottenere l’annullamento della Conferenza dei servizi prevista per il giorno 30 poiché, se si autorizza l’opera così com’è, ossia con questo percorso, la cosa è fatta", ha spiegato Moroni. "Per questo bisogna opporsi in ogni modo, anche con azioni eclatanti. Mentre ancora stiamo discutendo circa un'alternativa al percorso individuato dalla Snam non è possibile avere questa spada di Damocle che pesa sulle nostre teste e che rischia di vanificare ogni sforzo a tutela del territorio".
In effetti, la Conferenza dei servizi rischia di essere davvero decisiva. La Regione però, lo ha ribadito Giovanni Lolli, sarà pronta ad un nuovo diniego "e a chiedere ufficialmente a Snam di studiare un percorso alternativo sulla costa adriatica, come era in origine. Non siamo affatto propensi a chiusure preconcette - ha sottolineato - ma vogliamo che la Snam ragioni con noi se esitono alternative all'attuale tracciato". Il vicepresidente ha poi spiegato che "il no della Regione Abruzzo rischierebbe di bloccare la realizzazione dell'opera e, a quel punto, il Governo sarebbe chiamato ad azioni di avocazione molto lunghe e laboriose".
Dunque la speranza è che si decida per il rinvio della Conferenza così che si possa arrivare ad un ripensamento del Governo rispetto alla scelta, più economica ma insostenibile da un punto di vista ambientale, di far passare il metanodotto lungo la dorsale appenninica, in territori ad altissimo rischio sismico, e di localizzare la centrale di compressione gas a Sulmona. Un percorso che determinerebbe rischi altissimi per la sicurezza dei cittadini, pesanti ripercussioni sull’ambiente e conseguenze devastanti per le economie locali, a carattere agroalimentare e turistico.
"Domani chiamerò il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, per chiedere che la Conferenza venga sconvocata", ha promesso Luciano D'Alfonso. "La mia interlocuzione diretta con il Viceministro - ha aggiunto - segue alcuni atti ufficiali che questo governo regionale ha messo in campo contro la collocazione del metanodotto lungo la dorsale appenninica e contro la realizzazione della centrale a Sulmona".
Il Presidente ha poi annunciato altre iniziative istituzionali "a cominciare dai coinvolgimento diretto dei presidenti delle Giunte regionali di Umbria, Marche e Molise per portare la questione all'esame della Conferenza dei presidenti". Ribadendo il concetto di "affermare la superiorita' dell'organo decisorio politico sulla struttura burocratica", D'Alfonso ha poi aggiunto che "ci sono innegabili punti di forza in questa nostra azione, come l'unanimità di tutte le forze politiche contro questa allocazione; il coinvolgimento inter-istituzionale del territorio e la coincidenza con l'ordinamento attuale della Costituzione che riserva, in maniera concorrente, alla competenza regionale settori della materia energetica".
"Il nostro diniego - ha aggiunto - non vuole essere affatto preclusivo perché come istituzione conosciamo il valore e l'importanza di opere di rilievo nazionale, ed è per questo che siamo pronti a discutere e valutare soluzioni alternative". Su questo punto, il presidente della Giunta regionale è tornato sulla preminenza delle decisioni politiche: "Sul territorio noi abbiamo disegnato un destino di sviluppo a valenza turistica, culturale e ambientale, proprio perché conosciamo quanto può dare questo territorio su questi settori. Non può accadere che su un altro fronte parta la demolizione di questo preciso disegno politico". E a conferma della politica di valorizzazione culturale dell'area peligna, D'Alfonso ha aggiunto di "aver chiesto al ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, i finanziamenti necessari per il completamento dell'Abbazia Celestiniana".
La vicenda, però, è assai complessa e si intreccia con affari di politica internazionale. Infatti, la 'questione ucraina' ha spinto la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) a congelare i prestiti alla Russia per liberare svariate centinaia di milioni di euro d'investimenti così da velocizzare le pratiche per il finanziamento del 'Tap' [foto a sinistra], il gasdotto trans-Adriatico che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l'Albania, pensato per portare in Europa gas naturale dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, chissà, del Medio Oriente, attraverso le coste della Puglia e della 'Rete Adriatica Snam' [foto a destra], che al Tap dovrebbe allacciarsi appunto in Puglia.
Le pressioni della finanza europea sono fortissime: se il governo italiano non sbloccherà al più presto le necessarie autorizzazioni, la sezione albanese del gasdotto Tap - l'unica ad aver completato la Via - non avrebbe alcun senso né utilità e, così, si bloccherebbe anche il serpentone Snam, finanziato per altri 200milioni di euro dalla Banca europea degli investimenti.
Tra l'altro, l'unica tratta della 'Rete Adriatica' ad aver ottenuto le necessarie autorizzazioni è la Biccari-Campochiaro. Il resto del gasdotto, da Brindisi fino a Minerbio (vicino Bologna) è fortemente osteggiato da comitati e pubbliche amministrazioni.
Infatti, come lascia intendere la scelta del nome ('Rete Adriatica', appunto), e come ribadito da Lolli, i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa. Al contrario, il progetto prevede ora soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna.
I motivi sono soprattutto economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, sfruttare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni. Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Ecco perché la società intende localizzare la centrale di compressione proprio a Sulmona. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria.
E il Governo non può permettersi di rinunciare al progetto. A ribadirlo Giovanni Legnini, in occasione dell'incontro convocato all'inizio di agosto a Roma per far incontrare il presidente della regione Luciano D'Alfonso e il vice ministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti: "Il Governo ha come priorità la realizzazione, in tempi ragionevoli, della infrastruttura energetica che dovrà essere realizzata perché dobbiamo servire il nostro Paese e l'Europa attraverso le opere di adduzione e di trasporto del gas proveniente dall'est europeo", ha spiegato il sottosegretario all'Economia.
La volontà dell'esecutivo è chiara: il progetto si dovrà fare e passerà in Abruzzo. La speranza è riuscire almeno a modificarne il tracciato. Dunque la proposta, condivisa nel partecipato incontro convocato a Sulmona: lasciamo lavorare il tavolo nazionale, che è stato finalmente attivato a livello interministeriale, per continuare la concertazione intorno alla nuova localizzazione della infrastruttura. Soltanto poi, si potrà convocare la Conferenza dei servizi che, intanto, va assolutamente rinviata.
"Dalla giornata di lavoro, porto a casa una sensazione fortissima e una consapevolezza in più: non è sempre vero che la politica non ascolta le istanze della società civile", ha sottolineato a margine dell'incontro il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci. "A Sulmona, in un cinema pieno di persone, la politica tutta ha preso impegni forti e si è sbilanciata verso gli interessi comuni, con una intelligenza politica comunitaria, nel dire no alla conferenza dei servizi indetta per il 30 settembre per ratificare il progetto del metanodotto Snam. Sono stati riconosciuti gli errori del passato e si è ribadito che la politica non può e non deve essere succube della finanza e delle economie delle multinazionali. Insieme ai comitati, ai vertici della giunta e del consiglio regionale, dell'on. Verini, di parlamentari e senatori, si è rivendicato uno stop forte alle decisioni nazionali. Un richiamo al rispetto delle esigenze dei cittadini di un territorio a forte vocazione turistica e ambientale che niente può avere a che vedere con centrali e metanodotti. Per questo ribadisco con fermezza il 'no' all'attuale proposta di tracciato del metanodotto, 'no' alla prossima convocazione della conferenza dei servizi, che deve essere decisamente sconvocata, adesso".