In abruzzo verranno chiusi 4 dei 12 punti nascita esistenti: quello di Atri (500 parti nel 2014), Sulmona (225 parti nel 2014), Ortona (554 parti nel 2014) e Penne (340 parti).
La decisione arriva dall'alto e scaturisce dal Patto della salute tra Governi e Regioni siglato nel 2009 e che l'attuale ministro della Salute Beatrice Lorenzin vuole applicare.
Alla scelta del Governo è seguito poi il decreto del commissario ad acta alla Sanità, presidente della Regione, Luciano D'alfonso.
Una commissione istituita ad hoc ha individuato nei punti nascita con meno di 500 parti l'anno, quelli da sacrificare. Quattro appunto, pochi se si pensa ai 20 che dovranno chiudere in Campania, ai 18 in Sicilia e ai 12 nel Lazio
Forti le reazioni contrarie alla chiusura su tutti i territori coinvolti in Abruzzo. Da Atri ad Ortona, da Penne a Sulmona dove oggi il Partito della Rifondazione Comunista locale ha fatto sentire in un comunicato la sua voce: "Non può e non deve essere una sventura risiedere nell'Abruzzo interno - scrive Giacomo Fanis coordiabntore del circolo locale del Prc - non può e non deve essere negato alla Valle Peligna ed al suo circondario di far nascere i futuri bambini a Sulmona".
"L' ultima parola - continuano dal Prc - spetta, ovviamente, al Presidente Luciano D'Alfonso che rassicura il Sindaco ed i cittadini della Valle Peligna con discorsi ampollosi, senza garantire nulla di concreto; eppure resta il dato di fatto che è la sua firma a decidere sulla chiusura del punto nascita!"
"Il Sindaco (di Sulmona n.d.r.) Ranalli - conclude la note di Rifondazione - non si lasci incantare dalle promesse verbali del governatore e dai tatticismi politici dei sedicenti rappresentanti del territorio. Promuova da subito iniziative concrete di mobilitazione per la cittadinanza assieme agli altri comuni interessati, perché anche questa, insieme ad altre problematiche specifiche del territorio, non è una battaglia campanilistica, ma campale per i diritti inalienabili del cittadino".