"I soldi adesso ci sono: spenderli bene è un dovere in memoria di chi è morto, ma anche come segno di rispetto per i sopravvissuti che vogliono ancora credere nella cosa pubblica".
Si conclude così la nota pubblicata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi sul proprio profilo Facebook in occasione del sesto anniversario del terremoto dell'Aquila.
E' la prima volta dal suo insediamento che il premier parla del 6 aprile 2009, delle vittime e della ricostruzione.
Proprio per quanto riguarda la ricostruzione, Renzi ricorda come il governo abbia messo "nell'ultimo anno alcuni punti cardine", costituiti dai 5.1 miliardi di euro presenti nella legge di Stabilità.
Il premier rivolge un pensiero alle 309 vittime, "alla loro memoria, ai loro cari. E poi i 1200 feriti, le migliaia di sfollati che in quei 23 secondi hanno perso molto di ciò che avevano".
"Dopo troppe promesse, siamo finalmente passati all'azione" scrive Renzi, che è ancora atteso all'Aquila per la sua prima visita ufficiale.
Stando ad alcune indiscrezioni fatte filtrare dal Comune, i tempi sarebbero finalmente maturi; anche se, per il momento, una data certa non è ancora stata comunicata. Si parla del 20 aprile.
La nota completa del premier
L'Aquila, sei anni dopo. Innanzitutto un pensiero alle 309 vittime, alla loro memoria, ai loro cari. E poi i 1200 feriti, le migliaia di sfollati, che in quei 23 secondi hanno perso molto di ciò che avevano caro. Il compito della Politica però non è solo la giusta e dovuta commemorazione, meno che mai l'esercizio retorico puntuale ad ogni anniversario. Il nostro dovere è dare risposte a lungo attese, fare tutto ciò che è possibile perché l'Aquila torni a vivere.
Nell'ultimo anno - il primo del nostro governo - abbiamo messo alcuni punti cardine: la certezza e la programmazione di risorse per il medio lungo periodo (5,1 miliardi di euro nella legge di stabilità per il 2015); l'accelerazione nelle assegnazioni per l’edilizia privata (1,13 miliardi di euro deliberati dal Cipe il 26 febbraio 2014) sulla base di un monitoraggio analitico del fabbisogno, comune per comune; la ricostruzione pubblica (86 milioni di euro deliberati dal Cipe il 26 febbraio 2014) e il suo prossimo rilancio (con una delibera Cipe prevista per maggio 2015); la semplificazione e la tutela della legalità nell’assegnazione e nell’attuazione dei lavori con misure più rigorose contro l’infiltrazione criminale e regole più certe per la semplificazione degli interventi di ricostruzione; infine la trasparenza e la piena informazione dei cittadini, per dare conto a tutti di come si spendono le risorse pubbliche e tra qualche settimana faremo Open data anche su tutti i dati della ricostruzione. Perché non c'è controllo più efficace di quello dell'opinione pubblica. La natura non si può controllare, la politica va controllata centimetro dopo centimetro.
Dopo troppe promesse, siamo finalmente passati all'azione. I soldi adesso ci sono: spenderli bene è un dovere in memoria di chi è morto, ma anche come segno di rispetto per i sopravvissuti che vogliono ancora credere nella cosa pubblica.