Martedì, 18 Giugno 2013 15:28

Il passo indietro di Invitalia e il difficile futuro del Centro turistico Gran Sasso

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L’ennesimo pasticcio. L’ennesima gestione dissennata di un patrimonio pubblico fondamentale per il rilancio economico e sociale dell’Aquila. In mattinata, nella sede della Presidenza del Consiglio comunale, si è riunita la commissione Bilancio, presieduta dal consigliere Giustino Masciocco, per discutere del "Piano industriale per lo Sviluppo economico del Gran Sasso d'Italia". In altre parole, si è parlato del destino del Centro Turistico. Hanno partecipato il presidente del Ctgs, Umberto Beomonte Zobel, e il coordinatore degli Uffici speciali per la ricostruzione, Paolo Aielli, che ha presentato una traccia operativa per il rilancio della società partecipata.

Un piano che, a dir la verità, convince davvero poco. La situazione debitoria del Centro turistico è, ad oggi, di 7 milioni di euro. Le perdite d’esercizio cumulate sono consistenti: 1milione e mezzo per il bilancio 2012 e, prevedibilmente, 500mila euro per il semestre successivo. Serve un intervento immediato del Comune dell’Aquila, chiamato a stanziare 2milioni e 600mila euro, di cui 2milioni per ripristinare le condizioni di equilibrio patrimoniale del Ctgs e 600mila euro per consentire la manutenzione necessaria all’avvio della stagione sciistica 2013-2014. Solo in questo modo, hanno spiegato Aielli e Zobel, verranno rimosse le condizioni ostative per l’impiego dei 15 milioni destinati alle attività produttive, ottenuti dal 5% dei fondi per la ricostruzione della così detta Legge Barca.

“Con questi fondi”, ha spiegato ai nostri microfoni Beomonte Zobel, “daremo il via alla prima fase di investimenti che si concluderà nel 2015 e comporterà il pieno recupero delle strutture esistenti con la sostituzione della seggiovia Le Fontari, oramai logora”.

E’ qui che entra in scena Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa che agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo. Almeno sulla carta, visto che non gode di grande credibilità. Anzi. Invitalia, già Sviluppo Italia, ha da tempo fallito la sua missione pur avendo visto aumentare l’organico e peggiorare drammaticamente i conti.
L’agenzia nazionale, o una sua partecipata, dovrebbe affittare un ramo d’azienda del Centro turistico del Gran Sasso e sostenerne le spese almeno fino al 2015, quando inizierà a cercare una società privata che per vent’anni prenderà in gestione gli alberghi Cristallo e Campo Imperatore, l’Ostello, i rifugi Le Fontari e Montecristo, le seggiovie Le Fontari e Scindarella, le attrezzature e i mezzi per la manutenzione invernale delle piste da sci e dei sentieri estivi. Costo stimato dell’operazione: 700mila l’euro l’anno.

“L’idea”, ha confermato Beomonte Zobel, “è che il Comune dell’Aquila mantenga la proprietà delle strutture. In attesa della privatizzazione della gestione del Centro turistico, Invitalia sosterrà le spese e si accollerà eventuali perdite. Così, sarà loro impellenza tentare di trovare al più presto una società pronta ad investire sulla nostra montagna”.

Tutto chiaro. Resta una domanda: che ne è stato dell’impegno assunto da Invitalia di entrare in società acquistando quote azionarie del Centro turistico? Ricorderete che il Comune dell’Aquila aveva acquisito proprio da Invitalia, con i soldi della legge mancia, il sito industriale ex Finmek per 4milioni e 200mila euro. In questo modo si pensava di aver blindato l’impegno dell’Agenzia nella ricapitalizzazione del Centro turistico. Non è andata affatto così. Anzi, Paolo Aielli ha chiaramente lasciato intendere che Invitalia non ha alcuna intenzione di acquisire azioni del Ctgs. L’unica soluzione è il fitto del ramo d’azienda.
“L’amministrazione aveva ottenuto un impegno informale”, ha spiegato imbarazzato il presidente Zobel. “Ora quell’impegno è stato rimodulato”.

Non stupisce affatto, a dir la verità: come ricordato in commissione dal consigliere di Appello per L’Aquila, Ettore Di Cesare, nel 2011 erano stati pubblicati ben tre avvisi pubblici per l’acquisizione delle quote del Centro turistico, istruito chiaramente per Invitalia che, invece, ha deciso di non rispondere. L’atteggiamento, evidentemente, non è cambiato. Il gioco è politico: non c’è un interlocutore forte, a livello istituzionale, capace di imporre all’Agenzia l’acquisto delle azioni.

Come è possibile che l’accordo, al momento di rilevare il sito industriale di Pile, sia rimasto solo informale? Perché non si è pretesa la sottoscrizione di un vero e proprio impegno da parte di Invitalia, che ha intascato 4milioni e 200mila euro? Forse, se fosse stata chiara l’intenzione di non entrare in società, il Comune avrebbe potuto investire i fondi della legge mancia direttamente nel rilancio del Centro turistico. Possibile che non si trovi ora un modo per risolvere l’impasse? E’ chiaro, inoltre, che l’affitto del ramo d’azienda crea una serie di problemi gestionali di non poco conto: chi deciderà che cosa? Chi stabilirà le strategie di sviluppo, il proprietario o l’affittuario? Ci sarà ancora un Consiglio di amministrazione?

Sono domande che lasciano interdetti oltre che preoccupati. In particolare, oltre al futuro della nostra montagna, sono a rischio i 28 lavoratori che continuano, in questi giorni, la manutenzione degli impianti nonostante non percepiscano stipendio da maggio. Altra soluzione alla privatizzazione, però, non sembra esserci. A meno che il Comune non decida di coprire le spese che spetterebbero all’agenzia magari disegnando una fusione con un’altra municipalizzata.

“Sono da sempre convinto che privatizzare non vuol dire ottenere sempre dei benefici”, ha detto Paolo Aielli, “qui, però, non c’è nessuno che a livello territoriale è stato o è oggi in grado di affrontare con gli strumenti gestionali del caso una situazione tanto complessa. Il Ctgs perde strutturalmente, ogni anno, 700mila euro. In più, ci sono i 2 milioni di perdite già accumulate. Dovevamo trovare un modo per chiudere le falle, in tempi brevi. Abbiamo deciso di affidarci a Invitalia, nonostante sappiamo benissimo che non è molto affidabile, per avere un fitto e perché vengano ripianate le perdite. Poi, speriamo di trovare un privato che sappia occuparsi di promozione e di sviluppo della montagna”.

Ultima modifica il Martedì, 18 Giugno 2013 18:47

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