E' molto probabile che la sostituzione della seggiovia delle Fontari con il nuovo impianto proposto dall'Amministrazione Comunale e dal Centro Turistico del Gran Sasso - quello da 6milioni di euro, con la stazione a monte spostata di un centinaio di metri che si infilerebbe, quindi, nella pista dell'Osservatorio - non si faccia più.
La mazzata finale potrebbe averla data il Ministero stesso che ha inviato una lettera al Parco - che infatti si riconvocherà domani - in cui sospende la delibera positiva data dall'organo amministrativo dell'Ente chiedendo un "supplemento di istruttoria anche alla luce di un contenzioso comunitario in cui si potrebbe incorrere".
A riferire dell'importante missiva è stato Stefano Allavena, consigliere del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga in quota ambientalista come da statuto, che ha tenuto una conferenza stampa insieme ad Enrico Perilli (Prc), Giovanni Cialone (Italia Nostra), Daniele Walfrè (Salviamo l'Orso) e Dino Pignatelli (già direttore degli impianti di Campo Imperatore)
Secondo Allavena (che ha letto passaggi della missiva datata 8 luglio senza però lasciarla visionare direttamente alla stampa) in buona sostanza a Roma stanno dicendo che le nuove Fontari andrebbero ad interferire con habitat di interesse comunitario compresi nella rete di natura 2000 in quanto definite SIC (Sito d'interesse comunitario) ZPS (Zone a protezione speciale). Niente a che vedere con quelle cosiddette Lter, iniziativa di un privato del tutto ininfluenti nella vicenda.
Insomma, le nuove Fontari progettate del Ctgs diventeranno probabilmente una seggiovia solo nell'Iperuranio, quella zona nel cielo in cui secondo Platone risiederebbero le idee. Viceversa si andrebbe incontro ad un'infrazione non così dissimile a quella avviata dall'Europa verso la metropolitana di superficie su cui ora l'Ente Comune si rifiuta di transare. E per realizzare ugualmente il progetto, non basterebbe allora uscire dal Parco ma dall'Europa, magari aderendo prima della Grecia ai paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), tanto più che Campo Imperatore - lo sanno anche le pietre - ha ricevuto l'interesse di un gruppo russo.
Il solito pasticciaccio nello stile del sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che dopo il fallimento dell'aeroporto e il non materializzarsi di Accord Phoenix, rischia seriamente di perdere tutte le sfide lanciate nel post terremoto. Ma evidentemente per governare, ormai ci si avvia verso fine mandato, l'importante era promettere.
Un pasticcio iniziato con la scelta di realizzare un progetto "difforme dal Piano d'area approvato", come ha affermato Cialone.
"Noi siamo favorevoli alla sostituzioni delle Fontari ma non come l'hanno proposta, perché ha un costo economico ed ambientale elevatissimo e non risolve i problemi" ha affermato invece Enrico Perilli, consigliere interno alla maggioranza che amministra la città ma da sempre contrario al nuovo progetto.
Perilli che ha portato in conferenza stampa anche il già direttore dei lavori Dino Pignatelli, per illustrare un progetto Fontari alternativo, ha comunque ricordato di essere contrario - glissando insieme ai suoi colleghi sulla questione della sostenibilità - al ripristino degli impianti nel versante di Monte Cristo dove comunque è ad oggi assente un vero e proprio progetto.
Perilli ha voluto ricordare anche la procedura "non corretta" di indizione della gara (di cui non sono state aperte le buste) senza prima avere la Via, e che torna a chiedere un tavolo di confronto sul Gran Sasso dopo aver avviato già un percorso di incontri con Appello per L'Aquila, forze sindacali e rappresentanti di settore. Il consigliere che da poco ha accolto di buon grado la proposta dei giovani Pd di Progetto L'Aquila, propone anche una soluzione per i lavoratori del Centro Turistico: "Farne passare dodici dalla funivia all'Ama".
Pignatelli dal canto suo ha affermato che le attuali Fontari possono essere prorogate per altri due anni con una spesa totale di 200mila euro, "il tempo necessario per trovare la soluzione migliore" .
Perché Pignatelli, da sempre in guerra con l'attuale direttore degli impianti Marco Cordeschi, di progetto - sempre sostitutivo - ne aveva fatto un altro più moderato: "Si trattava di traslare di una decina di metri la linea attuale". L'ex direttore ha elencato anche una serie di limiti del nuovo progetto secondo il suo punto di vista: "Ci sono problemi di sicurezza ed intervento. Il fatto di bypassare la strada a monte significa alzare la linea per svariati metri e sottomettere l'impianto al vento che dicono di voler eliminare. Lo sbarco in più avviene in una zona non individuabile in condizione di maltempo con nebbia e vento e senza il riferimento dell' hotel e del tunnel potrebbero esserci difficoltà ad orientarsi".
Walfrè infine è tornato a ribadire l'importanza di "uno sviluppo basato anche sul potenziamento della rete sentieristica con rifugi a quote più basse, ippovie, mountain bike e altre idee non necessariamente legate all'impiantistica".
LA REPLICA DI CIALENTE: "Il Ministro non ne sa nulla. Sull'opera c'è interesse pubblico"
Il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente replica alla conferenza stampa di Dallavena e Perilli: "Il Ministro non ne sa niente, si tratta dell'iniziativa di un dirigente. Domani si riunirà il direttivo del Parco e gli risponderà perché non si può togliere autonomia all'Ente Parco".
Come acquisito da NewsTown, a scrivere la lettera alla direzione del Parco è stato il dirigente del ministero Antonio Maturani. Questa la parte finale del documento: "Si invita codesto Parco ad effettuare un supplemento di istruttoria e nel contempo a rivalutare le determinazioni assunte o eventualmente ad addurre idonee argomentazioni che le possano suffragare, anche da iutlimo alla luce di eventuali profili di contenzioso comunitario cui evidentemente si potrà incorrere. Nelle more di acquisire di detti chiarimenti la deliberazione è sospesa".
"Domani il Parco risponderà dicendo che c'è l'interesse pubblico per realizzare l'opera - continua Cialente - minacciare una procedura europea sta diventando l'unico meccanismo possibile per contrastarla. In più l'impatto ambientale sarebbe ridotto per la sostituzione delle vecchie Fontari. Qui non ci si sta rendendo conto che sta accadendo una cosa gravissima cioè che partirà in tutti i Comuni la raccolta per il referendum per uscire dal parco".
Secondo il Sindaco insomma l'iniziativa del dirigente sarebbe dovuta alle pressioni delle lobby ambientaliste: "E' in atto un duro scontro politico tra due visioni di parco, una delle quali non prevede la presenza dell'uomo mentre l'altra parla di sviluppo del turismo, territori e popolazioni. Sono riuscito a portare 30milioni per realizzare la seconda visione: non utilizzarli vuol dire condannare a morte i territori montani e la città. Quando Perilli parla di riassunzioni all'Ama non ha idea di quale sia la situazione, senza sviluppo non c'è lavoro nè futuro per nessuno e se fallisco io fallsce la città".
Di certo domani il consiglio direttivo del Parco si riunirà con il presidente Diaconale che, molto probabilmente, verrà prorogato di 45giorni. Ne sapremo allora qualcosa di più.