Venerdì, 21 Agosto 2015 22:15

Cooperative sociali aree interne, dalla Regione fumata nera

di 

Una cinquantina di lavoratori sottopagati che attendono da mesi di ricevere lo stipendio; decine di pazienti non autosufficienti o affetti da gravi forme di disabilità che vedono messi a rischio i basilari servizi di cura e assistenza.

Si fa sempre più critica la situazione delle cooperative sociali del comprensorio montano aquilano, in agitazione già da diverse settimane per protestare contro una situazione insostenibile, arrivata – parole di Goffredo Juchich, della cooperativa Verde Acqua – a un punto di “disagio assoluto”.

E' un'emergenza che si trascina da tempo e coinvolge centinaia di persone. Ciononostante, il tema, specie negli ultimi mesi, è stato oscurato da altre “vicende”, vedi Isa, salvataggio Abruzzo Engineering, legge sulle province o la recente crisi di maggioranza.

La gara di affidamento dei servizi sociali svolti dalle cooperative è scaduta nel 2014. Da più di un anno si va avanti in regime di prorogatio ma il problema è che gli operatori percepiscono uno stipendio inferiore a quello teoricamente previsto dal contratto nazionale, che non basta nemmeno a coprire il costo del lavoro.

Non solo. I pagamenti, quando arrivano, vengono erogati con ritardi abissali, anche di 50/60 giorni. Nel frattempo sono gli stessi lavoratori a dover anticipare di tasca propria tutte le spese per viaggi, spostamenti e altre incombenze. Che non sono poche, vista l'estensione del territorio entro cui si muovono (che va, grosso modo, da Montereale fino a Barisciano). 

Al danno si è aggiunta anche la beffa quando alle cooperative è stato proposto di prestare, quale lavoro volontario, il 16,6% della retribuzione oraria dei lavoratori.

Questi ultimi chiedono alla Regione di saldare i debiti accumulati (circa 23 milioni di euro) e ai sindaci dei Comuni interessati di compartecipare alle spese, pena la sospensione dei servizi.

Ma dal tavolo tecnico-istituzionale tenutosi - su sollecitazione del consigliere del Pd Pierpaolo Pietrucci - la scorsa settimana, prima della pausa ferragostana, all'Aquila, tra l'assessore alle Politiche sociali Marinella Sclocco e i rappresentanti di comuni, comunità montane e sindacati, non è arrivata nessuna delle risposte attese.

“Qui si va avanti con affidamenti fatti sulla base di un costo del lavoro inferiore a quello derivante dall'applicazione del contratto nazionale” afferma il segretario provinciale della Fp Cgil Rita Innocenzi - “O si indicono nuove gare, che dovranno tenere conto dei costi reali, oppure le cooperative saranno costrette a sospendere i servizi. Siamo al paradosso per cui lavoratori che forniscono cure e assistenza ai più deboli sono a loro volta a rischio di esclusione e emarginazione sociale, visto che, pur lavorando, percepiscono stipendi al di sotto della soglia di sussistenza”.

Per quanto riguarda i crediti vantati dalle cooperative nei confronti della Regione, sembra che quest'ultima, per bocca dell'assessore Sclocco, non abbia fornito alcuna garanzia: “In passato” - continua ancora la Cgil - “comunità montane, comuni e cooperative sono state invitate a svolgere servizi a fronte di erogazioni che sarebbero arrivate tramite le competenze di bilancio corrente. Quelle somme, però, non si sono viste e con questo cavillo la Regione, che ha ereditato questa situazione, potrebbe non erogarle mai, non essendo crediti certi. Resta il fatto che le cooperative quei servizi li hanno svolti. Per questo abbiamo chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario dedicato alla discussione di questa situazione”.

Il problema, peraltro, non riguarda solo le aree interne. Ma è chiaro, dicono sindacati e lavoratori, che, rispetto ad altre zone, ad esempio quelle costiere, le aree interne risultano, per ragioni geo-orografiche, più penalizzate.

“Io personalmente” - racconta a titolo di esempio Goffredo Juchich - "lavoro su un territorio amplissimo, che va da Barisciano a Cagnano Amiterno. Spendo un centinaio di euro di benzina a settimana, guadagnandone 700 al mese, cifra che percepisco, quando va bene, ogni 50 giorni. E' chiaro che così è impossibile andare avanti. Ma come possiamo dire alle persone che assistiamo 'Da domani non vengo più?'".

Ultima modifica il Venerdì, 21 Agosto 2015 19:08

Articoli correlati (da tag)

Chiudi