Mercoledì, 26 Agosto 2015 20:00

Renzi, 3e32: "Nessuna distinzione tra aquilani e non: siamo forza sociale"

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Il giorno dopo la visita del Premier Renzi a L'Aquila, anche il Comitato 3e32 che ieri ha organizzato la protesta, esce sul suo sito con un'analisi sulla giornata, diametralmente opposta a quella data nelle stesse ore dal Partito democratico locale.

Sostanzialmente il Comitato sorto dopo il sisma rivendica totalmente la giornata e la condivisione della stessa con i movimenti espressione delle lotte radicate negli altri territori regionali, definendo quella visita per le strade del capoluogo  "una nuova forza sociale di un abruzzo unito". Territori diversi che - secondo il Comitato - hanno prima di tutto in comune "la volontà di decidere del loro presente e del loro futuro senza essere calpestati ed umiliati, affamati e devastati".

LA NOTA COMPLETA:

Quella delle proteste contro Matteo Renzi in visita a L'Aquila è stata una giornata forse inaspettata e che valutiamo in maniera positiva: l'Abruzzo, unito, si è sollevato contro il Primo Ministro. Una dimostrazione che i territori abruzzesi possono lottare insieme, perché non ci si salva da soli e le vertenze vanno unite perché riguardano l'intera regione e sono tutte collegate alla sua salvaguardia.

Un esempio è il filo diretto tra il post-terremoto e il progetto Ombrina Mare: non si può sempre delegare e aspettare che la politica istituzionale (non) faccia quello che gli si chiede. Di fronte ai ricatti, le ingiustizie e la devastazione ambientale è necessario scendere in piazza uniti e dimostrare di una essere una forza.

La manifestazione contro Renzi ha creato proprio questo, una nuova forza sociale di un Abruzzo unito. Territori diversi che hanno prima di tutto in comune la volontà di decidere del loro presente e del loro futuro senza essere calpestati ed umiliati, affamati e devastati.

Il vero successo della giornata di ieri, oltre alla "cacciata di Renzi", è stato infatti il coordinamento e la condivisione con tanti altri soggetti che sono scesi in piazza in risposta al nostro appello e con cui abbiamo condiviso pratiche e rivendicazioni. Per questo rispediamo al mittente (la classe politica aquilana, ormai preoccupata solo a mantenere la propria poltrona ossequiando il nuovo sovrano) qualsiasi distinzione tra aquilani e non. La sola distinzione è tra chi ha scelto di stare dalla parte delle cricche, dei petrolieri, delle clientele, e di rinchiudersi a discutere in un palazzo mentre la cittadinanza veniva caricata dalla polizia in maniera totalmente ingiustificata (i lanci di oggetti sono cominciati solo dopo le prime cariche).

Questo risultato, che segna il consolidamento di una rete sempre più forte a livello regionale, non sarebbe mai stato possibile senza un'instancabile lavoro sotto traccia che abbiamo continuato a portare avanti in questi anni, con caparbietà e passione. Le tante assemblee ed incontri a CaseMatte, sui conflitti ambientali regionali, su Collemaggio, sulla precarietà, il confronto con tante realtà del mondo della scuola, del lavoro, dell'associazionismo, delle vertenze locali e nazionali. E' un lavoro lungo e spesso faticoso, ma che si nutre della consapevolezza del fatto che la devastazione ambientale, la precarietà, la giustizia sociale sono battaglie che nate dalla stessa rabbia, ancor più viva in una generazione come la nostra che sente di non avere più nulla da perdere, ma tutto da strappare. Ed è per questo che l'immagine più bella che conserveremo della giornata di ieri è quella di aver protestato fianco a fianco con i ragazzi di Zona22, degli studenti (tanti ed aquilanissimi), del movimento No Ombrina, del comitato No Snam, del comitato No Biomasse di Bazzano e Paganica, di tanti pezzi del mondo dell'associazionismo.

A L'Aquila la manifestazione è servita probabilmente soprattutto a chi non c'era. C'erano infatti per lo più gli aquilani che in piazza ci sono sempre stati senza mai tirarsi indietro. Ma da troppo tempo in generale a L'Aquila ormai si ha la sensazione di essere in balia di qualcosa di inestricabile, troppo forte, troppo complesso, troppo sbagliato.

Dopo le rivolte e le manifestazioni del 2010 in città è iniziato un terribile reflusso accompagnato da un generale senso di impotenza, si è come assopiti e stanchi di reagire. Il motto di tanti pare sia divenuto "si salvi chi può", e chi resta cerca di raccomandarsi alla meglio al politico locale, cedendogli sempre più potere e accontentandosi delle briciole per sopravvivere.

La manifestazione del 25 agosto contro Matteo Renzi è stata un grido di liberazione dalla frustrazione alla ricerca di un nuovo protagonismo sociale, rimbombato tra i vicoli della zona rossa. In centinaia ci siamo riappropriati di quelle strade e quelle vie, tuttora in gran parte abbandonate dal 6 aprile 2009, che lo Stato aveva deciso di presidiare e vietare con tanto di reparti antisommossa. Sembrava di rivivere l'incubo del G8!

Ma evidentemente la rabbia e la voglia di liberazione erano tali che abbiamo deciso di sfidare l'ordine militare imposto e raggiungere la sede del GSSI senza paura, opponendo i nostri corpi alla violenza dei manganelli e degli scudi. Qualcosa che, siamo certi, ha scosso le coscienze di molti con buona pace di chi si limita come al solito a criticare da lontano, dicendo che sarebbe stato meglio così o colà o che addirittura Renzi non va contestato perché ci deve dar soldi. Ma davvero siamo arrivati a questo? A credere alla vecchia favola che se stiamo buoni ci accontentano, mentre in realtà a L'Aquila si muore di miseria, di disoccupazione, di una precarietà lavorativa ed esistenziale unica? La ricostruzione dell'Aquila è un diritto, i soldi per completarla ci spettano! Inutile quindi stare dietro il balletto di numeri dei finanziamenti che arrivano e non arrivano. E' importante anche il come si sta ricostruendo questa città e come ci si vive adesso, il 'come fare' per viverci meglio ORA.

Il coraggioso corteo di ieri ha dimostrato prima di tutto a noi stessi che la ricostruzione sociale dell'Aquila non avverrà grazie all'ANCE o al Sindaco Cialente ma alzando la testa ogni giorno, creando sulle strade tra le persone percorsi di auto organizzazione e necessario conflitto. Pensiamo che la giornata di protesta contro Renzi abbia messo un primo tassello in tal senso, l'inizio di un nuovo percorso. Non ci interessa per ora esser minoritari.

Infatti nonostante i vari meccanismi di autodifesa per non ammettere a se stessi la nostra condizione miserevole, degna espressione della classe politica locale che dovrebbe rappresentarci, siamo certi che ieri sia stato rotto un sonno che durava da anni garantendo una pace sociale imposta per non disturbare i manovratori della ricostruzione. Questo ci interessa.

Siamo certi che oggi la sollevazione di ieri darà i suoi effetti anche nella dimensione più locale. Per esempio ha ricordato a tutti che si può contestare anche duramente, che si può e ci si deve mettere in gioco per cambiare le cose, anche insieme a chi porta avanti vertenze da altri territori perché in realtà ci riguardano e perché insieme siamo più forti.

Esistono nemici a cui, se uniti, si può far capire di non essere graditi. Chiaro che il nemico politico non è solo Renzi ma anche chi in Abruzzo e a L'Aquila si rende responsabile ogni giorno di politiche che ci condannano alla macelleria sociale, alla miseria e alla devastazione dei territori. Bisogna riapprendere e riconoscere questo nemico. E far sì che alla giornata del 25 agosto seguano nuovi percorsi condivisi che diano forza ai territori in lotta.

L'Aquila sta morendo dentro, la sollevazione di ieri insieme agli altri territori d'Abruzzo insegna che è ancora possibile lottare, essere protagonisti della ricostruzione e del proprio futuro. In un'espressione è ancora possibile sentirsi vivi.

 

 

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Agosto 2015 21:15

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