Resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata.
Sono queste le accuse rivolte a dieci manifestanti, a nove mesi dalla protesta in occasione della prima (e unica, finora) visita del premier Matteo Renzi all'Aquila dell'agosto scorso, segnalati dalla Digos del capoluogo abruzzese all'autorità giudiziaria. A darne notizia è Il Messaggero.
Sempre secondo il quotidiano romano, i denunciati sarebbero stati "pescati" tra gli attivisti e le attiviste del comitato 3e32 dell'Aquila e di quelli che si oppongono alle piattaforme petrolifere sulla costa adriatica abruzzese.
Il reato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, contestato solo ad alcuni dei manifestanti, sarebbe riconducibile alla presunta aggressione ad un'agente di polizia nei pressi della sede comunale di Palazzo Fibbioni, anche se gli stessi comitati aquilani, in una conferenza stampa, mostrarono foto e video nei quali si mostra come l'agente fosse stata spintonata involontariamente da un proprio collega [leggi l'articolo]. Per tutti gli altri manifestanti, invece, il reato contestato è la manifestazione non autorizzata, essendo stato permesso inizialmente solo un presidio nella zona della Fontana Luminosa, nella parte opposta del centro storico rispetto alla visita del Premier.
Renzi, a causa della manifestazione, fu costretto ad annullare la visita a Palazzo Fibbioni e la "passeggiata" sul corso principale della città, dovendosi recare direttamente alla sede del Gran Sasso Science Institute, entrando peraltro dall'entrata di servizio posteriore.
Sale dunque il bilancio dei denunciati e processati nel corso delle manifestazioni post-sisma all'Aquila: sono infatti una sessantina le denunce partite negli ultimi anni, conclusesi con una archiviazione e sei rinvii a giudizio che si sono trasformati in processi. Di questi ultimi, tre si sono conclusi con assoluzioni per tutti gli imputati, uno con condanne a sei mesi per danneggiamento, mentre gli ultimi due sono ancora in corso.
Coordinamento 'No Ombrina': "Accuse prive di fondamento, basta vedere i video e le foto"
"Il Coordinamento No Ombrina apprende dalla stampa che vi sarebbero dei denunciati per la manifestazione a L'Aquila in occasione della visita di Renzi. Riteniamo le accuse del tutto prive di fondamento, per le più gravi basta guardare i video girati da testate localie nazionali. Abbiamo già espresso rincrescimento per la poliziotta ferita ma fu a causa di un contatto tra lei e un collega.
In generale non si può certo scaricare sui manifestanti l'approssimativa, caotica ed inadeguata gestione dell'ordine pubblico di quella giornata, addirittura con cariche a freddo tra i giornalisti.
In questi anni abbiamo organizzato decine di eventi e diverse manifestazioni con migliaia o decine di migliaia di partecipanti senza che rimanesse a terra neanche una carta. Ci siamo presentati a L'Aquila con poche centinaia di persone, a volto scoperto e solo la bandiera No Ombrina tra le mani. Diversi manifestanti superavano la sessantina.
Infine, ricordiamo che le nostre istanze nel frattempo sono diventate leggi dello Stato votate dal Parlamento. Evidentemente avevamo ragione a contestare chi, come Renzi, non voleva ascoltare il popolo e le istituzioni abruzzesi".
Acerbo (PRC-Sinistra Europea): "Denunciati attivisti abruzzesi: vendetta di Renzi contro il movimento No Ombrina"
"Sarà casuale ma è molto inquietante che il giorno dopo il risultato del referendum giunga la notizia che la Questura dell'Aquila ha denunciato una decina di attivisti abruzzesi per aver partecipato alla sacrosanta protesta No Ombrina in occasione della visita del Presidente del Consiglio Renzi lo scorso agosto. Ricordo che furono i manifestanti a ricevere manganellate e spinte a causa di una folle decisione di interdire ai cittadini la possibilità di avvicinarsi ai luoghi della visita.
La protesta era talmente sacrosanta che anche a seguito dei quesiti referendari lo stesso governo ha dovuto bloccare Ombrina - il progetto di raffineria galleggiante davanti al Parco della Costa Teatina - e reintrodurre il divieto entro le 12 miglia dalla costa. Quella protesta, democratica e non violenta, portò all'attenzione di tutti i media nazionali un progetto assurdo contro il quale avevano manifestato 60mila persone a Lanciano solo poche settimane prima".