Venerdì, 28 Agosto 2015 14:17

'3e32', i motivi della contestazione a Renzi: "No a distinzioni tra manifestanti"

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"La manifestazione del 25 agosto contro Matteo Renzi è stata un grido di liberazione dalla frustrazione, alla ricerca di un nuovo protagonismo sociale, rimbombato tra i vicoli della zona rossa. In centinaia, ci siamo riappropriati di quelle strade e quelle vie, tuttora in gran parte abbandonate dal 6 aprile 2009, che lo Stato aveva deciso di presidiare e vietare con tanto di reparti antisommossa".

Stamane, il comitato 3e32 ha indetto una conferenza stampa per chiarire quanto accaduto il 25 agosto scorso a L'Aquila, in occasione dell'attesa visita del premier Matteo Renzi, e i motivi che hanno alimentato la protesta. Respingendo - prima d'ogni altra riflessione - la distinzione tra contestatori buoni e contestatori cattivi e, in particolare, tra aquilani e non aquilani, imbastita in conferenza stampa, giusto ieri, dal Partito Democratico locale. "La sola distinzione è con chi ha scelto di stare dalla parte delle cricche, dei petrolieri, delle clientele".

"Valutiamo positivamente la giornata del 25 agosto proprio perché ha dimostrato come i territori abruzzesi possano lottare insieme: non ci si salva da soli e le vertenze vanno unite perché riguardano l'intera regione e sono tutte collegate alla sua salvaguardia. Siamo aquilani, abruzzesi, italiani, studenti, lavoratori precari - hanno aggiunto gli attivisti del comitato, nato all'indomani del sisma - e non ci sentiamo soltanto terremotati".

Il 3e32 ha inteso sottolineare come ci siano, comunque, ancora tanti motivi per manifestare contro il modello di ricostruzione imposto dall'alto al territorio. "La ricostruzione è un diritto e rifiutiamo l'idea che non si possa protestare perché si perderebbero i finanziamenti. E' una retorica che abbiamo combattuto all'epoca di Berlusconi e che rifiutiamo anche oggi". Piuttosto, la manifestazione contro Renzi ha saputo dar volto "ad una nuova forza sociale su cui intendiamo investire fortemente, capace di unire territori diversi che hanno in comune la volontà di decidere del loro presente e del loro futuro senza essere calpestati ed umiliati, affamati e devastati". 

Il comitato ha rivendicato, dunque, l'organizzazione della manifestazione, l'invito alle realtà abruzzesi che hanno partecipato: "L'immagine più bella della giornata del 25 agosto è quella di aver protestato, fianco a fianco, con i ragazzi di Zona 22, gli studenti (tanti e aquilanissimi), il movimento 'No Ombrina', il comitato 'No Snam', il comitato 'No Biomasse' e i tanti pezzi del mondo dell'associazionismo". E in molti, stamane, erano in conferenza stampa affianco al 3e32 per rivendicare le ragioni della protesta e per sottolineare come le cariche delle forze dell'ordine, ai portici di San Bernardino prima e su viale Francesco Crispi poi, siano state "esagerate ed eccessivamente violente. L'organizzazione della piazza ha fatto buchi da tutte le parti", hanno inteso ribadire.

Tentando di smascherare, poi, "alcuni elementi che hanno intossicato la narrazione della giornata: innanzitutto, non c'erano tifosi del Teramo in piazza per protestare contro la retrocessione in serie D, come detto dal premier Renzi che, a quanto ci risulta, sarebbe stato mal consigliato dal sindaco Cialente. Inoltre, non c'è stato alcun camuffamento: i manifestanti erano tutti a volto scoperto, come da codici che ci eravamo dati. In ultimo, ci dissociamo dal lancio di sampietrini, a quanto ci risulta un paio: il lancio, però, è arrivato a seguito di una violenta e ingiustificata carica delle Forze dell'ordine, tra l'altro inutile perché, qualche minuto dopo, i manifestanti sono tornati tranquillamente lì dove erano stati caricati e hanno pacificamente contestato il premier Renzi". Il comitato ha voluto poi fare gli auguri di pronta guarigione alla poliziotta rimasta ferita al volto, "un incidente - come dimostra chiaramente il video pubblicato da Repubblica.it - causato da un collega".

La responsabilità degli scontri, in altre parole, "è di chi ha gestito l'ordine pubblico: sarebbe bastato far avvicinare i manifestanti, a 10 metri da Palazzo Fibbioni e dal Gssi, per permettergli di manifestare la contestazione. Evidentemente, il Governo teme la democrazia, teme di essere contestato: Renzi sarebbe potuto tranquillamente entrare a Palazzo Fibbioni, non sarebbero stati certo un centinaio di manifestanti ad impedirlo, ma non c'erano entrate secondarie - come al Gssi - e si è preferito evitare che le telecamere riprenderessero le contestazioni".

Insomma, nessun passo indietro. E anzi, il 3e32 ha voluto sottolineare, ancora, l'importanza della mobilitazione "che è servita soprattutto a chi non c'era: infatti, in piazza sono scesi gli aquilani che hanno sempre manifestato dissenso, senza tirarsi indietro. Ma da troppo tempo, in generale, si ha la sensazione che la città sia in balia di un qualcosa di inestricabile, troppo forte, troppo complesso, troppo sbagliato. Al contrario, è soltanto dal basso che si può dar vita ad una ricostruzione che sia, soprattutto, sociale". Non è stata affatto casuale, dunque, la location scelta per la conferenza stampa: il giardino curato e restaurato da Viviamolaq, a San Basilio, "una associazione che per lavorare ha usufruito di spazi strappati all'abbandono anni fa, il vecchio Asilo di viale Duca degli Abruzzi occupato per dare risposte ai giovani della città alla ricerca disperata di spazi sociali, ricreativi, culturali".

"Non ci stiamo alla riduzione della protesta al lancio di un sampietrino", ha poi aggiunto Anna Lucia Bonanni. "Un singolo episodio, che condanniamo e in cui non ci riconosciamo, non può nascondere i veri motivi della protesta. Ci avevano provato anche il 7 luglio 2010, a Roma, lo ricorderete, parlando di centri sociali infiltrati nella protesta dei cittadini aquilani. Allora, come oggi, fummo constretti a convocare una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, per raccontare come erano andate davvero le cose, per raccontare la violenza delle cariche della Polizia che non voleva contestassimo Berlusconi e Bertolaso: evidentemente, non è cambiato nulla, da allora. Chi quel giorno era dietro le barricate - chiaro il riferimento agli esponenti del Pd cittadino, ndr - utilizza oggi gli stessi modi e le stesse parole di allora".

E anche le contestazioni che portarono migliaia di aquilani in piazza, a poco più di un anno dal terremoto, sono a tutt'oggi attuali: "La legge che chiedevamo e per cui riuscimmo a raccogliere le 50mila firme richieste, ancora non è stata promulgata. Anzi, sono state persino cancellate norme che potevano migliorare i processi di ricostruzione e renderli più trasparenti: penso alla decisione di non utilizzare le white list. Vale lo stesso per i fondi: chiedevamo, allora, norme certe e flussi finanziari costanti e non l'abbiamo ancora ottenuti, se è vero che si continua a discutere della velocizzazione dei processi di stanziamento dei finanziamenti. E cosa dire dei ritardi nella nomina di figure apicali per la governance, costate una lunga impasse, del Jobs Act che sta creando problemi per la proroga del personale impiegato nei processi di ricostruzione. Il governo Renzi è in perfetta continuità con i governi precedenti, poco è cambiato: lo ammettono gli stessi amministratori locali, se è vero che Giovanni Lolli ha ricordato le norme ancora in discussione e che la senatrice Pezzopane, addirittura, si è lamentata del fatto che la protesta avrebbe 'oscurato la discussione su L'Aquila', per una volta che era al centro dell'agenda politica. Così, i nostri amministratori non hanno fatto altro che denunciare la loro irrilevanza politica".

Il 3e32 contesta il modello di ricostruzione imposto al territorio che avrebbe dovuto rappresentare una occasione di rilancio economico e sociale. Così non è stato. Più in generale, però, è il modello economico e sociale che il governo Renzi persegue che viene contestato: "La devastazione ambientale, la precarietà, la giustizia sociale, sono battaglie che nascono da una stessa rabbia. Un esempio è il filo diretto tra il post terremoto e il progetto Ombrina mare: non si può sempre delegare e aspettare che la politica istituzionale faccia quello che gli si chiede. La protesta del 25 agosto ha consolidato ulteriormente il lavoro sotto traccia che abbiamo continuato a portare avanti in questi anni, con caparbietà e passione, sui conflitti ambientali, su Collemaggio e per una ricostruzione sostenibile, sulla precarietà".

"Abbiamo ritenuto importante mostrare al presidente del Consiglio che, pur a due autogrill di distanza da L'Aquila, era per la prima volta in Abruzzo dal giorno dell'insediamento, le pratiche e le proposte alternative su cui lavoriamo", ha aggiunto Francesca Aloisio di Legambiente. "Lo slogan 'No trivelle' non vuol dire che non vogliamo le trivelle ad Ortona, vuol dire che non vogliamo si torni ad un modello energetico dannoso e già superato, così come non vogliamo che L'Aquila venga ricostruita secondo modelli che non tengano conto dell'efficentamento energetico, che non siano capaci di tessere di nuovo uno sviluppo sociale della città: non basta ricostruire un palazzo per ridare identità ad un luogo". Anche Aloisio ha inteso contestare l'atteggiamento delle forze dell'ordine: "Sono aquilana e abruzzese, ambientalista e pacifista, non ho l'aspetto di una anarco-insurrezionalista ed ero a volto scoperto, come i soci del circolo cittadino di Legambiente: la violenza delle forze dell'ordine è assolutamente ingiustificata, non volevamo far altro che manifestare pacificamente le nostre idee al presidente Renzi".

"Siamo uniti dalla insostenibilità del modello di sviluppo a tutti i livelli", ha concluso Giorgio Bruno, rappresentante degli Studenti Indipendenti universitari dell'Aquila. "Si vogliono frammentare le lotte e le battaglie: il nostro compito è riunirle, a partire dalla contestazione al decreto della 'Buona Scuola', un attacco feroce al sistema dell'istruzione e della formazione. E' infatti proprio sulla scuola e sulla università che è stata intaccata la popolarità di Renzi". 

Ultima modifica il Venerdì, 28 Agosto 2015 14:56

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