Il rendiconto generale della Regione Abruzzo per l'esercizio 2013, presentato qualche giorno fa in conferenza stampa dall'assessore al Bilancio Silvio Paolucci, ha certificato un disavanzo finanziario di 538 milioni di euro.
Cifra che sale a 1 miliardo e 738 milioni se si considera l'indebitamento complessivo.
Questa voragine rischia di allargarsi ulteriormente per effetto di una sentenza della Corte costituzionale arrivata a fine luglio scorso.
Di che si tratta?
La vicenda è stata raccontata da Mario Sensini sul Corriere della Sera.
“Quasi tutte le Regioni” scrive Sensini “hanno usato i soldi del piano straordinario per il rimborso dei debiti arretrati della pubblica amministrazione - 26 miliardi prestati dallo Stato tra il 2013 ed il 2014 e vincolati - anche per finanziare nuova spesa corrente, in barba alle regole contabili, e addirittura facendoli figurare a volte come fossero mutui”.
“La Consulta” racconta il Corriere “attivata dalla Corte dei Conti, a fine luglio ha dichiarato incostituzionale il bilancio di assestamento 2013 del Piemonte, e dopo questa sentenza rischiano la bocciatura della Corte dei Conti i bilanci di quasi tutte le altre Regioni, Lombardia esclusa”.
Se ciò dovesse accadere, per le casse dello Stato si aprirebbe un buco da 20 miliardi di euro.
“La questione è delicatissima” scrive ancora il Corriere “ed è gestita direttamente dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dal Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco. Si cerca una soluzione per limitare il più possibile i danni, ma è già chiaro che servirà una legge per sterilizzare almeno in parte l’impatto della sentenza”.
Nella lista delle regioni furbette e spendaccione c'è anche l'Abruzzo.
Sebbene meno esposta di altre, la nostra regione, in base ai dati riportati dal quotidiano di via Solferino (vedi foto), ha - a causa dell'illecita contabilizzazione dei dei fondi stanziati dallo Stato per il pagamento dei debiti pregressi - un deficit potenziale di 174 milioni di euro.
"Una legge dello Stato nata per porre rimedio agli intollerabili ritardi nei pagamenti – si legge nella sentenza della Consulta sul bilancio del Piemonte - ha subito una singolare eterogenesi dei fini, i cui più sorprendenti esiti sono costituiti dalla mancata spendita delle anticipazioni di cassa, dall’allargamento oltre i limiti di legge della spesa di competenza, dall’alterazione del risultato di amministrazione, dalla mancata copertura del deficit".
Ora questa voragine vandrà in qualche modo colmata. Che a farlo, conclude il Corriere, siano “le Regioni con le tasse o tagli di spesa (impossibile il Corriere “senza una norma che permetta loro di spalmare il debito in più anni”), oppure lo Stato, con maggiori trasferimenti, il discorso non cambia: il buco dovrà essere chiuso, e a pagare saranno i cittadini”.