Domenica, 17 Marzo 2013 14:59

Il "nuovo" Pd e la prima rivolta nel M5S

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Le elezioni di Laura Boldrini alla Camera e Pietro Grasso al Senato sono il frutto del segnale arrivato dalle urne col trionfo del moVimento di Grillo. Se non fosse per loro, oggi avremmo alla presidenza delle Camere due tradizionali uomini di partito. Invece il Parlamento più giovane e più rosa della storia della Repubblica italiana ha scelto diversamente, perseguendo nell'anomalia.

Un'anomalia che sembra spingere il Pd a sinistra, allontanandolo da Monti e a sua volta dal Pdl. La nuova fisionomia del Pd di Bersani che dopo le elezioni bussa in tutti i modi alla porta cinque stelle, sembra avere nei suoi connotati quelle istanze che il Pd non ha avuto il coraggio di enunciare in campagna elettorale né prima. Assomiglia più a Sel che al centro, con buona pace anche per la favola Renziana. Proprio Sel sembra sia diventato il canale per l'apertura al moVimento, tanto che su twitter ieri si era diffuso l'ironico, e un pò maligno, hashtag "sieteM5SpiùL".

Prova e riprova infatti, alla fine la strategia di Bersani ha portato a qualche risultato.

Ieri alcuni senatori M5S hanno disobbedito al loro capo facendo una scelta di coscienza, che ha permesso a Grasso di divenire la seconda carica del Paese.
Niente di cui vergognarsi, anzi. Se sei siciliano, calabrese, campano o pugliese - ed è da lì che è partita la fronda - conosci bene la differenza tra Grasso e Schifani anzi l'hai vissuta, subita e combattuta. Il "se non ora quando", cavallo di Troia del Pd, deve essere entrato irrefrenabile nella testa dei senatori-cittadini siciliani. Le mosse ammiccanti di Bersani sono state in parte accolte.
Grillo tuona che ora quei senatori devono dimettersi e chiede venga reso "trasparente" il voto segreto al Senato. Il capogruppo dei "cittadini" alla Camera alta, Vito Crimi, sabato ha dichiarato:" non potevamo controllare un voto segreto", che lascia intendere che nel moVimento si può invece controllare qualsiasi altra cosa. Anzi si deve, anche a costo di trasformare il concetto di "trasparenza" in qualcosa di più simile a quello di polizia orwelliana. E chi sono i controllori si sa, Grillo e Casaleggio. Ora non si capisce perché proprio nel M5S ci sia quest'ansia da controllo totale. Sembra quanto meno essere in contraddizione con alcuni princìpi libertari che stanno dentro il modo di vedere il mondo di Grillo e i suoi.
D'altronde prima della richiesta di dimissioni in virtù del voto di ieri, nel moVimento c'erano già state parecchie epurazioni. Paradossalmente per non inciuciare si è disposti a ricorrere a mezzi da vecchio Pci.
Non si capisce perché l'M5S non possa avere un atteggiamento elastico, che non significhi apertura al dialogo col Pd, ma compiere scelte politiche importanti in un momento unico della politica italiana. Scelte di una responsabilità enorme.

Ma la disobbedienza al capo avvenuta sabato in Senato, è forse il primo segnale di quella rivolta dentro M5S per cui fanno il tifo il collettivo di scrittori WuMing e tutti coloro che credono che Grillo sia un pompiere e non un personaggio politico radicale.

Comunque la si veda è difficile non ammettere che, almeno a livello parlamentare, stiamo vivendo il momento politico più interessante degli ultimi vent'anni. A sinistra la rincorsa disperata di Bersani ai parlamentari cinque stelle, è tra l'umiliante e il commovente.
Dopo i colpi vincenti di ieri, salvo miracoli, sarà difficile ora per il segretario del Pd riuscire a formare un governo. Ma a volte a sinistra esistono sconfitte bellissime, molto più importanti di inutili vittorie.

Ultima modifica il Lunedì, 18 Marzo 2013 10:31

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