Martedì, 13 Ottobre 2015 13:28

Consigli territoriali, riflessioni sul voto: si allarga così la partecipazione?

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Affluenza poco sopra il 15%: sono stati 9.345 i cittadini aquilani che hanno votato per eleggere i Consigli territoriali di partecipazione, su 61.445 aventi diritto, esclusi i residenti nelle frazioni di Arischia e Camarda, dove non si è votato perché non c'erano abbastanza candidati.

Un risultato straordinario, per il sindaco Massimo Cialente. Al di là della lettura 'politica' della giornata elettorale dell'11 ottobre, però, ci sono i 'freddi' numeri. Che raccontano altro, a leggerli senza la lente deformante dell'interpretazione 'partigiana', di parte insomma.

La partecipazione è stata piuttosto scarsa, inutile nascondersi. Prevedibile, forse: i cittadini aquilani non erano più abituati al voto 'circoscrizionale' e, come non bastasse, non era abbinato alle amministrative; le elezioni sono state indette con molta fretta, senza una informazione puntuale e capillare; la scelta dei 'seggi' è stata piuttosto discutibile, per motivi logistici, si è votato persino in un alloggio del progetto Case, e 'geografici', gli abitanti di alcune frazioni erano molto lontani dal seggio di riferimento; la domenica di sole, inoltre, non ha certo favorito la partecipazione, in un contesto di erosione sempre più preoccupante dei significati del voto elettorale. Figurarsi se ha aiutato la consapevolezza, per chi ha capito cosa saranno i Consigli territoriali, che gli eletti non avranno chissà quale potere di rappresentanza. E poi, non si può dimenticare il 'presente' particolare che vive la città dell'Aquila, con cittadini che risiedono in zone della città abitandone, però, altre.

9.345 votanti, dunque. Riconosciute le 'attenuanti' del caso, restano pochi. Non è questo il punto, in realtà.

Cosa raccontano le 'circoscrizionali' dell'11 ottobre? Ad un anno e mezzo dalle elezioni amministrative, 'allargare la partecipazione' ha significato, per lo più, far eleggere cittadini già iscritti a partiti politici, associazioni o comitati, vicini a consiglieri comunali o assessori, in particolare nelle frazioni, o comunque 'noti' a Palazzo Fibbioni.

Parlare di allargamento della partecipazione, in questo senso, pare davvero fuorviante.

Certo, i Consigli territoriali sono uno strumento utilissimo per favorire l'attivismo politico e amministrativo dei cittadini ma non è sufficiente 'calare' dall'alto una elezione, organizzata in tutta fretta e senza che tutti siano stati adeguatamente formati e informati, per praticarne davvero gli effetti 'benefici'.

Così, non si è fatto altro che favorire cittadini già sostenuti da realtà più o meno strutturate.

E' accaduto proprio questo, a L'Aquila. E, in questo contesto, il Partito Democratico ha praticamente cannibalizzato le 'circoscrizionali', facendo eleggere candidati più o meno 'vicini'.

Qui si innesta un'altra riflessione interessante, pensando alla primavera 2017: se ce ne fosse ancora bisogno, il Pd si è dimostrato l'unico partito radicato in città. Ha deciso di organizzare le 'circoscrizionali', ha stabilito termini e modalità di elezione, forme e tempi di partecipazione, ha 'fornito' scrutatori, presidenti di seggio e volontari, ha candidato moltissimi cittadini e ne ha fatti eleggere altrettanti.

Il centrodestra è stato costretto ad 'inseguire', frammentato e diviso, tra goffi tentativi di 'boicottaggio' e la presa di coscienza che qualcuno, nei Consigli, era pur necessario farlo eleggere. A parte alcuni esempi virtuosi - e pensiamo al lavoro del consigliere comunale Alessandro Piccinini (Ncd) a Sassa, capace di far eleggere molti dei cittadini che hanno aderito all'idea di una 'coalizione' (“civica, apartitica, apolitica”, è stata definita) che sapesse superare le barriere ideologiche e di appartenenza - se i risultati delle 'circoscrizionali' possono essere letti anche come un antipasto delle amministrative, per il centrodestra cittadino c'è poco da stare sereni, citando Renzi.

Poco o niente è restato alle 'altre' forze politiche: 'Sel' si è sfilata, 'Rifondazione' ha fatto eleggere alcuni candidati, così come i gruppi civici che hanno rappresentanti in Consiglio e 'Possibile', con l'elezione dell'unico candidato 'civatiano'. Qualcosa di diverso si è visto in alcune frazioni, dove logiche 'altre' hanno, in alcuni casi, prevalso. Per il resto, a leggere i nomi degli eletti, tra presidenti e consiglieri, è una sorta di monocolore Pd, partito della città più che della nazione, in questo caso, che si è mosso come una vera e propria 'macchina' elettorale.

Tutto lecito, per carità. Se non fosse che, così, la partecipazione reale dei cittadini viene 'strozzata' da logiche politico-elettorali che con lo spirito comunitario di un attivismo sociale senz'altri fini ha poco a che fare. E torniamo al numero esiguo di cittadini che si sono presentati alle urne. Al numero esiguo di cittadini davvero 'indipendenti' che hanno deciso di candidarsi e sono stati poi eletti. Un nesso c'è, è evidente.

Che partecipazione si può chiedere ad un cittadino se - è accaduto, non sono 'invenzioni giornalistiche', locuzione sempre più di moda in città - candidati del Pd hanno stretto veri e propri ticket elettorali con candidati di destra, con numerosissime schede che, pensiamo ad un seggio in particolare, riportavano in effetti il nome di esponenti democrat affiancati a personaggi della così detta destra 'sociale', trainati da 'manovratori' fuori dagli schemi partitici e da tempo in cerca di posti al sole?

C'è poi un caso, più caso degli altri: presidente della Circoscrizione 1, centro storico, è stata eletta, con una valanga di voti, Fabiana Costanzi. Complimenti a lei, ovviamente. Ci resta un dubbio, però: considerato che la Costanzi è segretaria dell'Assessorato alla Ricostruzione, Urbanistica e Pianificazione, veste un ruolo di 'fiducia' dell'assessore Pietro Di Stefano, e considerato che i Consigli territoriali dovrebbero esprimere pareri consultivi sulle proposte di deliberazione di interesse generale del Comune, oltre a svolgere un ruolo di controllo sull'attività amministrativa, come si comporterà la Presidente appena eletta? Da Presidente di Consiglio vigilerà sulle azioni dell'assessorato per cui svolge un ruolo tanto importante e delicato? Con i consiglieri che presiede, fornirà pareri consultivi sulle delibere che, magari, porteranno in calce la firma dell'assessore con cui lavora?

Insomma, è davvero così che si allarga la partecipazione, a L'Aquila?

Ultima modifica il Martedì, 13 Ottobre 2015 20:10

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