Ai più attenti non poteva sfuggire che l'esonero arrivato ieri del Direttore Sportivo, Alessandro Battisti, fosse una mossa indiretta per far dimettere il tecnico Massimo Morgia, portato ai piedi del Gran Sasso dallo stesso Battisti e uomo notoriamente non avvezzo a chinare la testa. A quale strategia tutto questo corrisponda però non è dato saperlo. Con la scelta dei vertici rossoblù riuniti ieri infatti, la stagione diventa completamente compromessa nonostante il primo posto sia tutto sommato a cinque lunghezze ed una società dovrebbe avere il compito di crederci fino alla fine.
E pensare che tutto arriva da quella che potrebbe essere definiita come una sciocchezza: una litigata, dopo la buona partita con l'Arzachena, tra due caratteri inconciliabili come quello del tecnico Morgia e l'Amministratore unico Ranucci gestita nel peggior modo possibile a livello comunicativo con la tempesta dei tre comunicati in una giornata. Da allora abbiamo assistito ad un ambiente dissolversi e soli due punti conquistati dalla squadra rispettivamente nelle partite contro ultima e penultima in classifica (vincendole oggi L'Aquila sarebbe a -1 dalla vetta).
E a quel punto? Storia di oggi, succede quello che accade sempre a L'Aquila, invece di tenere la barra dritta, salvare il salvabile, garantire continuità al progetto, si assite all'ennesimo psicodramma collettivo, che finisce per mandare definitivamente in vacca una stagione tencicamente non ancora chiusa e che andrebbe temrinata con professionalità, tenendo a bada le voci dall'esterno e i dissidi interni. Come se un altro anno di serie D - una serie che la piazza non merita ma che è la serie dove più è stata L'Aquila negli ultimi 30 anni - dovesse per forza essere la deflagrazione di tutto...
Perché poi, tornando al comunicato di ieri, non si capisce come mai oltre a licenziare Battisti, si dichiari di voler congelare gli stipendi ai giocatori. Che significato ha se non quello di distruggere tutto? I lavoratori vanno pagati. Tanto più quando, tra l'altro, l'ultimo stipendio di gennaio, ha già qualche giorno di ritardo.
Un tale epilogo, così spaventoso, dell'avventura Morgia post retrocessione, forse, non se lo aspettava nessuno. Sono in molti allora ad augurarsi l'epilogo di una società (qualsiasi cosa questo voglia dire, chiaro) a cui non è mai stato perdonato lo scandalo Di Nicola, la retrocessione dell'anno scorso e un'inadeguatezza diffusa, solo in parte colmata dalla buona volontà di qualcuno (Chiodi e collaboratori di rango minore) che si è rimboccato le maniche, ma che evidentemente da solo non riesce a far fronte a tutto.