Mercoledì, 27 Settembre 2017 15:07

La crisi dell'Aquila Rugby, tra beghe interne e annose ingerenze politiche

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Poco prima della mezzanotte di ieri, al Centi Colella dell'Aquila, L'Aquila Rugby Club e Polisportiva L'Aquila Rugby hanno raggiunto l'accordo che permetterà ai neroverdi che militano in Serie A di scendere in campo domenica prossima, nell'esordio al "Fattori" contro il Prato Sesto.

Come questo giornale ha già raccontato nell'approfondimento di due settimane fa, sono nove infatti i giocatori (non è stato concesso il nulla osta ad Alessandro Ciofani), i cui cartellini sono di proprietà della Polisportiva che in queste settimane hanno goduto di nulla osta temporanei e si sono allenati con L'Aquila Rugby Club. Giovani atleti - tra chi già giocava lo scorso anno a L'Aquila in prestito e "rientranti" fuoriquota under 18 - che completeranno una rosa ancora risicata, in vista di una stagione tuttavia senza retrocessioni.

Sulla stampa e sui social network l'accordo - che prevede il pagamento alla Polisportiva di circa 25mila euro - è stato accolto con favore, come fosse il primo passo di una auspicata riunificazione dei club cittadini. Ma se è vero, come spesso è vero, che dietro l'auspicio dell'unione si nasconde la fagocitazione del più grande nei confronti del più piccolo, dove sta andando il futuro prossimo della palla ovale nostrana?

Al di là della squadra, infatti, rimangono numerosi e complessi i problemi irrisolti, a partire dalle fonti di finanziamento. Il comitato dei garanti nominato dal sindaco Pierluigi Biondi avrebbe certificato circa 700mila euro di debiti, e grossi investimenti per il rientro del debito (e per affrontare la stagione alle porte, che costa circa 300mila euro) almeno per il momento non sarebbero in previsione, da parte degli attuali sponsor.

L'associazione dei costruttori (Ance) ha chiesto un contributo di circa 5mila euro alle imprese associate, raccogliendo soli 60mila euro, i soldi sufficienti al club per andare avanti un mese e mezzo. O due, stringendo la cinghia. Oltre a questo, è appesa da sempre la sponsorizzazione da parte di Accord Phoenix, azienda di riciclaggio di materiale elettronico che da anni fatica a partire nell'ex polo elettronico e che da tempo aveva ridimensionato le promesse accordate tre anni fa con il defunto presidente Mauro Zaffiri.

Secondo alcune indiscrezioni, si starebbe studiando una nuova strada: si parla infatti di un imprenditore di origine aquilane che opera a Roma, che sarebbe interessato a prendere pieno possesso della vicenda, investendo capitali in una newco (una nuova società) in cui possano confluire i rami "sani" di Polisportiva e L'Aquila Rugby Club (in quest'ultimo caso ereditando solo i debiti nei confronti dei tesserati, circa 200mila euro), attraverso lo strumento del fitto di azienda. La proposta sarebbe finita sul tavolo anche di Rugby Experience, emergente società del rugby giovanile aquilano che ha garantito a L'Aquila Rugby Club alcune obbligatorietà (delle categorie under) negli anni scorsi. Vedremo nelle prossime settimane se le voci si convertiranno in azioni reali.

Ma dopo l'accordo di stanotte emerge un dato: come succede da decenni, a fare la voce grossa è sempre il vecchio management del rugby aquilano, quello che attualmente risponde a parte della dirigenza della Polisportiva, ed in ultima istanza al nome dell'architetto aquilano Vincenzo De Masi. Da creditrice dell'Aquila Rugby, e da proprietaria dei cartellini di un terzo della squadra, è evidente che la Polisportiva abbia messo in chiaro di voler avere una consistente voce in capitolo sul presente del club che milita in Serie A, sulla eventuale nuova proprietà, sul titolo sportivo e sul futuro della realtà neroverde.

E, seppur in buona fede, l'attuale management dell'Aquila Rugby Club - i consiglieri di amministrazione, il direttore generale Luigi Fabiani e l'amministratore delegato Antonio Di Giandomenico - ne ha preso atto, considerando la situazione di svantaggio economico e gestionale in cui si trova oggi la società e il difficile traghettamento di cui è investita la dirigenza.

A questo bisogna aggiungere che, com'è noto, la politica ha sempre voluto operare la sua mano lunga su L'Aquila Rugby. Un meccanismo perverso che, anche in questo caso da decenni, investe la maggiore società di rugby in regione. Ed è stato sempre il centrosinistra a voler imporre le proprie regole. Basta guardare anche i nomi di chi ha diretto la società negli ultimi 25 anni, e non ultima la maggior parte degli attuali dirigenti. Per non parlare, poi, di quanto sia notoriamente vicino alla galassia del centrosinistra lo stesso architetto De Masi, che si dimostra oggi propositivo e pronto ad una rinnovata collaborazione.

In questo senso, ed è un paradosso, l'amministrazione Biondi sembra essere stata oggi messa all'angolo. Così come le due società (Gran Sasso e Rugby Experience) naturalmente rivali dell'Aquila, per categorie e target.

Vedremo cosa ci riserverà il futuro, dopo l'esordio di domenica.

Ultima modifica il Mercoledì, 27 Settembre 2017 16:28

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