Si pensava non arrivasse e invece c'è l'annuncio: domenica prossima per la finale play off di Teramo si potrà sfruttare la promozione "porta un amico in trasferta" meglio nota come 1+1. Con una tessera si potranno fare due biglietti insomma, e già si preannuncia una corsa ai tagliandi (in tutto circa mille a disposizione) presso i punti vendita del multi Service dei quattro cantoni e del bar piccolo belvedere del quartiere la torretta.
Ma è mutile girarci intorno. Uno dei temi principali di questi giorni riguardo ai play off conquistati dall'Aquila è stato la tessera del tifoso e l'eventualità o meno di sottoscriverla in questi giorni.
Non è una questione di costi ma politica. E' cosa risaputa infatti che una parte di tifosi - in particolare quelli organizzati - rifiutano per protesta, insieme a tante altre tifoserie di tutta Italia, il tesseramento perché lo reputano un abuso; una schedatura di massa che in più impedisce di andare in trasferta fino a cinque anni dopo aver già scontato una condanna per reati da stadio(art.9).
Dal 2011 infatti senza tessera non è più possibile seguire la squadra in trasferta e, per chi non lo sapesse, è dovuta a questo l'assenza sugli spalti dei gruppi organizzati nella trasferta della semifinale di domenica scorsa a Chieti (come in tutte le altre trasferte da quando è scattato il provvedimento).
Senza tessera, la diretta conseguenza per un ultrà è restare a casa a seguire la partita attaccato (magari insieme ad altri) a radio e ogni altro tipo di media, o recarsi in trasferta rimanendo però, quasi sicuramene, fuori dallo stadio.
E' quello che succederà anche per la partita di domenica prossima a Teramo per la gara di andata della finale play off che riavvicina L'Aquila, 13 anni dopo, alla C1.
Insomma a causa delle tessera, domenica prossima gli aquilani saranno sparpagliati e divisi anche su, forse, l'unico terreno che nelle ultime settimane era riuscito ad unirli sempre di più, quello del calcio
Peccato anche perché i tifosi rossoblù, forse anche per quello che hanno vissuto in seguito al sisma come uomini e donne, di violenza o devastazioni non hanno proprio voglia e si sono dimostrati in questi anni seri e affidabili, contribuendo anche - con una raccolta fondi per tutte le curve d'Italia - a ricostruire un pezzo della città malandata.
Ma cos'è la tessera? e perché la protesta?
Chi non va allo stadio non sa che anche nelle partite casalinghe il biglietto è ormai nominale tramite carta d'identità. Quindi se due domenica fa, dopo aver pranzato insieme, un cittadino aquilano e uno di Chieti volevano semplicemente recarsi insieme al Fattori, quest'ultimo non sarebbe potuto entrare. La residenza a Chieti, e solo a Chieti, scritta sulla carta d'identità avrebbe discriminato di fatto l'amico teatino che, almeno che non avesse avuto già la tessera, non sarebbe potuto entrare allo Stadio.
Non ci vuole molto insomma ad intuire che la tessera limita le libertà individuali e di gruppo travalicando, molto probabilmente, la costituzione.
La tessera del tifoso nasce ufficialmente in seguito ad una direttiva del Ministero dell'Interno Roberto Maroni durante il quarto Governo Berlusconi, il 14 Agosto 2009 con l'intento di fermare la violenza negli stadi.
Può essere definita come un sistema di identificazione per mantenere la sicurezza nelle strutture sportive durante le partite di calcio, essenzialmente filtrando l'accesso con lo scopo di aiutare le questure nell'identificazione dei tifosi delle squadre.
La tessera, all'inizio della sua corta storia, subisce una serie di proroghe dovute alle richieste di adattamento provenienti dai club, dato che al suo esordio solo Inter Milan e Juve sono pronte a recepirla.
Quando entra in vigore nella stagione 2010-2011 si verificano casi in cui si segnalano tifosi ospiti che si recano allo stadio senza tessera del tifoso e che vengono fatti accomodare in tribuna in mezzo al pubblico di casa con un cordone di steward,creando, in alcune occasioni, scontri. Per capire i disagi creati dalla tessera un po' a tutte le parti coinvolte, basta ricordare la scelta della società dell'Udinese in quel periodo di creare un nuovo settore ospiti nello stadio dedicato ai tifosi in trasferta senza tessera.
Il 21 Giugno 2011 vengono introdotte ulteriori misure restrittive tra cui il fatto che le trasferte e gli abbonamenti sono riservati unicamente ai possessori della tessera del tifoso.
Per questo dalla stagione dell'anno scorso, quella dopo la trasferta play off dell'Aquila a Prato per intenderci, molte tifoserie organizzate, tra cui quella aquilana non seguono le trasferte (almeno non da dentro gli stadi) in segno estremo di protesta.
Il punto più contestato della tessera rimane l'applicazione dell'art.9 della Legge Amato 41/97 in base al quale, come scrive l'osservatorio nazionale delle manifestazioni sportive: "La tessera è rilasciata dalla società sportiva previo "nulla osta" della Questura competente che comunica l'eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni), fidelizza il rapporto tra tifoso e società stessa".
L'art 9 è da più parti ritenuto ai limiti della costituzionalità e verosimilmente per questo motivo, la tessera del tifoso non è supportata da un disegno di legge che potrebbe essere respinto a un ipotetico vaglio della Commissione Affari Costituzionali.
In base a questo articolo quindi un tifoso, che ricordiamolo è un cittadino con i suoi diritti, che è stato sottoposto a Daspo (la cosiddetta diffida) e ha scontato la sanzione, non può comunque tesserarsi e quindi abbonarsi o seguire la squadra in trasferta per almeno altri cinque anni.
In più sempre per l'articolo nove, potrebbe verificarsi che un cittadino tifoso, condannato per reato da stadio in primo grado ma poi assolto in Appello perché ritenuto estraneo ai fatti, con sentenza confermata anche in Cassazione, debba restare comunque lontano dai privilegi della tessera.
L'eliminazione di questo articolo è il minimo sindacale che gli ultras chiedono per rivedere la protesta. Una volta scontata la sanzione, si chiede insomma semplicemente di tornare ad avere gli stessi diritti degli altri cittadini. Ad oggi, sono svariati per esempio, i tifosi della curva rossoblù che vanno a vedere la partita in casa ma non potrebbero fare lo stesso in trasferta perché hanno ricevuto un daspo in passato e non sono trascorsi ancora cinque anni dalla condanna definitiva.
C'è alla base della protesta dunque, un giusto principio di solidarietà. Se la stessa determinazione per il rispetto di un medesimo principio, fosse stata applicata da tutti gli aquilani anche oltre lo stadio, le cose probabilmente sarebbero diverse oggi a L'Aquila e sul suo territorio.
A confermare i molti dubbi sulla tessera, resta anche il fatto che, dopo solo due anni - a partire dalla stagione in corso 2012-2013 - è stata modificata e ha preso il nome "fidelity card" tramite un provvedimento di Anna Maria Cancellieri, allora ministro degli Interni del Governo Monti e attuale Ministro della Giustizia in quello Letta.
La fidelity card ha lasciato invariata l'applicazione dell'articolo 9 con l'obbligatorietà del tesseramento per quanto riguardo abbonamenti e trasferte. Cosa è cambiato allora?
La vecchia tessera si è rivelata essere una vera e propria carta commerciale imposta rilasciata solo a possessori di carta di credito. Al tifoso, come recita una sentenza del Consiglio di Stato che si è pronunciato in tal senso, "non era permessa libertà di scelta, perché per seguire la sua squadra era costretto a compiere un'operazione commerciale che non avrebbe altrimenti compiuto".
In più nella vecchia tessera era contenuto un microchip di tecnologia RFID, attraverso il quale appositi macchinari sono in grado di rilevarne i dati a distanza, e una foto. Un dispositivo biometrico su cui si è espresso contrariamente il garante della privacy.
Secondo la Figc la nuova card senza foto e senza chip "è meno di controllo e più legata alla responsabilità dei tifosi e dei club, con procedure snellite e molti servizi per chi se ne dota".
L'osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni sportive la definisce come "uno strumento di fidelizzazione che si pone l'obiettivo di creare la categoria di tifosi ufficiali"
Resta comunque un sistema con tratti giuridici di anticostituzionalità e non utilizzato in nessun'altra nazione come l' Inghirterra, che pure i suoi problemi con la violenza negli stadi li ha avuti e risolti.
Ad essere contrari alla tessera oltre le tifoserie anche nomi dal calibro di Michel Platinì, il presidente UEFA ,e alcuni calciatori e presidenti, fra cui Daniele De Rossi, Francesco Totti e Mauro Zamparini.
Evidentemente ci sono altri modi per sconfiggere la violenza degli stadi, magari evitando di svuotarli e di infrangere essi stessi la legge.