“Sono venuto qui per imparare l’italiano, ma la cosa più importante che ho imparato è il significato dell’amicizia vera senza confini”.
Questo è il bilancio che trae uno studente americano che ha trascorso un mese a Gagliano Aterno, paese di circa duecento abitanti della Valle dell’Aterno, in provincia dell’Aquila. A luglio, infatti, si è svolto il corso estivo di lingua per ottenere il TOEFL, Test of English as a Foreign Language, un certificato importante con cui oltrepassare l’oceano ed entrare nelle università americane.
Nella serata di lunedi, si è tenuta la cerimonia finale di premiazione dei trenta studenti americani della Wayne State University of Detroit (Michigan) e dei venti ragazzi dell'Università degli Studi dell’Aquila, con la consegna degli attestati di superamento degli esami di lingua, italiana e americana.
Alla cerimonia erano presenti l’assessore regionale agli Enti Locali Carlo Masci, la Pro-rettrice con delega alle Relazioni internazionali dell’Università degli Studi dell’Aquila Anna Tozzi, il Capo dell’Ufficio per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato Maurizio Sista, il coordinatore del progetto Wayne in Abruzzo Pasquale Casale, nonché gli studenti, i docenti dei corsi e gli abitanti di Gagliano, coloro che ci vivono da sempre e quelli che sono tornati per l’estate direttamente dall’America, verso la quale emigrarono tanti anni fa.
Il filo rosso tra passato, presente e futuro l’ha tessuto il gruppo musicale Dentensemble che, riproponendo brani della cultura italiana e americana, ha trasmesso anche con l’emozione della musica il legame tra le due terre.
La lingua spesso è un ostacolo nella conoscenza di culture e modi di vivere diversi dai propri: può però diventare strumento di rispetto per l'altro, di amicizia e addirittura di amore. E’ quello che succede da nove anni, ogni estate, a Gagliano. Si stringono amicizie, si aprono orizzonti inesplorati, si costruisce la speranza di poter volare oltreoceano.
"La lingua si muove come una corrente: normalmente il suo flusso sordo non si avverte, perché ci siamo dentro, ma quando torna qualche emigrato si può misurare la distanza dal punto dove è uscito a riva. […] E’ come se anche le parole tornassero in patria.”
(Libera nos a malo, di Luigi Meneghello)