Venerdì, 02 Agosto 2013 18:34

Rappresentanza studentesca: intervista a Fiorini, presidente del CNSU

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E’ al primo anno della laurea magistrale in Economia, laziale ma da quattro anni studente a L’Aquila: Andrea Fiorini è il nuovo presidente del CNSU, il Consiglio Nazionale degli Universitari, il massimo organo di rappresentanza studentesca.

Già coordinatore regionale dell’Udu, Fiorini si è insediato il 23 luglio alla presenza del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza, dopo aver conquistato quasi 1800 preferenze all’Università dell’Aquila e circa 2300 in tutto il collegio.

L’Udu ha molto da festeggiare, visto che era dai tempi di Salvatore Muratore, detto Uccio, che non si vedeva una rappresentanza di sinistra nell’organo. Correva l’anno 2007.

Il CNSU è organo consultivo di rappresentanza degli studenti universitari: formula pareri, proposte e quesiti al Ministro dell'Istruzione in merito ai decreti ministeriali e alla condizione studentesca nell’ambito universitario.

StudenTown ha incontrato il nuovo Presidente per parlare della sua nomina e dei problemi dell’ateneo.

Cosa si prova a ricoprire il ruolo di rappresentanza studentesca più importante in Italia?
"L’emozione è tanta, soprattutto perché è una cosa che non ti aspetti. D’altronde è un ruolo che “pesa”, importante a livello di rappresentanza, che ha un rapporto diretto con il Ministro. E’ un risultato importante per gli studenti dell’Aquila, per l’Udu e per la nostra università perché nelle elezioni si entra in competizione con atenei cinque volte più grandi del nostro. Insomma, non è semplicemente un successo personale. Certo, può essere uno strumento utile ad aiutare il nostro ateneo per cui si prova una bella sensazione. Anche se poi la responsabilità della carica si fa sentire, eccome".

Quali saranno i tuoi primi passi da presidente?
"Nella prima riunione, abbiamo sbrigato le questioni burocratiche. C’era da nominare il presidente e l’Ufficio di presidenza. A settembre inizieremo a conoscere gli Uffici, tra gli altri quello del Ministero. Tra l’altro, abbiamo già incontrato la Ministra alcuni giorni fa e abbiamo proposto il CNSU come interlocutore privilegiato nel momento in cui bisognerà prendere delle decisioni importanti sul mondo universitario. Non vogliamo che, come successo in passato, il Consiglio sia chiamato in causa a decisioni già prese".

E’ così che va intesa quella “inversione di rotta” del CNSU che auspica l’Udu sul sito internet?
"Assolutamente. Il Cnsu è strumento importante: 30 studenti qualificati, di diverse coalizioni, sono chiamati ad aiutare il Ministero nella costruzione delle leggi che regolano la vita universitaria. Se, però, questo avviene senza che si abbia la possibilità di influire sulle decisioni, allora è poco utile. Vogliamo che gli studenti vengano coinvolti nel momento in cui si scrive la legge, quando c’è ancora la possibilità di incidere".

Molti studenti vedranno in te la speranza di poter portare la delicata questione aquilana all’attenzione del Paese. Se dovessi descrivere in breve al Ministro la situazione del nostro ateneo, cosa le diresti?
"Non credo di poter rispondere perché è una domanda un po’ generale e a me piace entrare nel merito delle questioni. Quello che posso dire è che il CNSU può essere uno strumento importante per discutere dei problemi dei piccoli atenei a livello nazionale. E’ ovvio che avremo modo di affrontare argomenti importanti, che riguardano da vicino l’Università dell’Aquila anche in maniera indiretta. Ad esempio, il decreto AVA (Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento del sistema universitario italiano, ndr.) è uno di quei decreti attuativi della legge 240 che ci limita fortemente perché fa chiudere una serie di corsi e potrebbe portare all’istituzione delle facoltà a numero chiuso. Non è compito di un rappresentante del CNSU andare dal Ministro a dire che il decreto AVA limita fortemente l’Università dell’Aquila però, conoscendo le esigenze di un ateneo medio-piccolo come il nostro, possiamo tentare di correggere il decreto prima che entri in regime e aiutare, così, anche il nostro ateneo. Altri esempi potrebbero essere la questione della caserma Campomizzi, l’accordo di programma sul pagamento delle tasse, i decreti ministeriali sull’offerta formativa che si intrecciano con la nostra realtà, argomenti che andrebbero contestualizzati non solo a livello locale, ma nazionale".

La realtà universitaria aquilana, in questo momento, riveste un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della città. Quali sono le soluzioni che la nuova governance dovrebbe adottare per salvare l’ateneo?
"Personalmente, ritengo che le nostre opinioni riguardo gli obiettivi della nuova governance li abbiamo esposti chiaramente nel documento sull’elezione del Rettore. Non devo aggiungere altro: le nostre idee sono in quelle 15 pagine. Quando si insedierà la Rettrice, sarò ben contento di costruire un rapporto che sperò sarà proficuo. Mi auguro di poter essere un catalizzatore importante delle questioni che riguardano l’ateneo".

A livello nazionale, quali criticità intende sottoporre sin da subito all’attenzione della Ministro?
"Non si può che partire dal decreto Fare che in questi giorni è in discussione e dai i decreti attuativi delle legge 240 che hanno stravolto l’università. Come organizzazioni universitarie di centro-sinistra, abbiamo da subito contrastato il decreto ministeriale sul diritto allo studio firmato dal ministro Profumo, riuscendo anche a bloccarlo nel febbraio di quest’anno. La ministra Carrozza si è più volte mostrata favorevole a costruire con il CNSU un rapporto collaborativa, ha intenzione di interpellarci sulle questioni riguardanti l’università, crede ci debba essere un confronto quindi i presupposti sono più che positivi".

A proposito di Udu, da quanti anni sei nell’Unione degli Universitari? Quanto ha influito sulla tua vita e cosa pensi di aver dato al sindacato studentesco?
"Sono iscritto all’Udu dal 2008 e, nel 2010, mi sono candidato come rappresentante della Facoltà di Economia; praticamente, ho conosciuto l’Udu nel post-terremoto perché, da fuori sede, in quel periodo mi ha aiutato molto. Da allora, ho avuto un bel percorso interno, prima il Consiglio di Facoltà, poi nel 2011 sono entrato nell’esecutivo e infine, a febbraio di quest’anno, sono diventato coordinatore regionale. L’esperienza con l’Udu, qui a L’Aquila, mi ha permesso di crescere molto, anche professionalmente. Personalmente, non penso di aver influito molto nella vita del sindacato studentesco perché organizzazioni così grandi vivono della passione di tante persone. C’è sempre un lavoro di squadra".

Ti sei mai trovato in disaccordo con la linea direttiva dell’Udu? Come gestirai, se ci dovessero essere, problemi di questo tipo nel CNSU?
"In disaccordo mai, nel senso che abbiamo dei nostri momenti di confronto interni e delle discussioni che precedono le scelte e ci consentono, poi, di avere una linea comune. Per quanto riguarda il CNSU, per me è un’esperienza nuova quindi non saprei dire precisamente che scenario potrebbe prospettarsi. Penso, comunque, si debba trovare sempre una mediazione, una posizione condivisa perché la voce degli studenti è forte quando si è tutti uniti e questo è importante non solo all’interno della maggioranza del Consiglio, ma con tutti i consiglieri. E’ per questo che abbiamo allargato l’Ufficio di presidenza da tre a cinque persone, così da permettere una presenza omogena di tutti i gruppi di rappresentanza".

Sono molti i politici che hanno iniziato la loro carriera nei movimenti studenteschi. Anche lei pensa ad un futuro nella politica?
"Non so se farò politica in futuro, per adesso sono contento del mio percorso. Non voglio finire l’università pensando di fare della politica un mestiere: penso sia importante interessarsi della cosa pubblica e dare il proprio contributo, non voglio però costruire nessuna carriera, voglio fare solo rappresentanza e per adesso va bene così".

Ultima modifica il Sabato, 03 Agosto 2013 10:40

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