L'11 febbraio 2016 alle ore 20:00 presso piazza Regina Margherita le associazioni studentesche Link Studenti Indipendenti e UdS L'Aquila organizzeranno un corteo cittadino con lettura itinerante di alcuni estratti dal libro "Le città invisibili" di Italo Calvino.
Sono caldamente invitati a partecipare tutti i soggetti sociali e culturali che vogliono restituire voce a chi è escluso dal dibattito politico, dall'informazione, dai sistemi di protezione sociale e di autodeterminazione. "Siamo la generazione degli invisibili pronti a riconquistarsi i loro spazi, le loro vite, il loro presente e il loro futuro. Siamo la generazione che sta subendo le conseguenze della fantomatica "cura" di austerità, con il restringimento della spesa pubblica e i suoi effetti politici e sociali sulle nostre vite."
Questo evento vuole anche essere il lancio territoriale della campagna nazionale sulla cittadinanza studentesca della Rete della Conoscenza, articolata su alcune rivendicazioni centrali come il diritto alla socialità, il diritto all'accesso libero ai saperi, il diritto all'abitare, diritto alla mobilità, diritto alla salute, diritto allo studio, diritto ad incidere nelle scelte politiche del territorio. "Crediamo che la cittadinanza sia il terreno da attraversare per aggredire il presente: dare voce agli invisibili è il primo passo per integrare le marginalità e valorizzare le differenze, siano esse di carattere sociale, culturale, etnico, di identità o orientamento sessuale, di fede."
La campagna si articolerà nelle scuole e nell'ateneo con la costruzione del quaderno delle esigenze dei soggetti in formazione attraverso la somministrazione di questionari, e la proposta di una carta della cittadinanza dei soggetti in formazione.
L'APPELLO ALLA MOBILITAZIONE: LA CITTA' AGLI INVISIBILI
Siamo la generazione degli invisibili pronti a riconquistarsi i loro spazi, le loro vite, il loro presente e il loro futuro. Siamo la generazione che sta subendo le conseguenze della fantomatica "cura" di austerità, con il restringimento della spesa pubblica e i suoi effetti politici e sociali sulle nostre vite. Ad averne fatto maggiormente le spese siamo stati noi, i soggetti in formazione, persone situate al di fuori delle tutele del workfare, ovvero dei sistemi di protezione interni al mercato del lavoro, che stanno tentando di sganciarsi da quelle reti sociali, in primis le famiglie, che nel sostenerci sostituiscono il più delle volte le funzioni di uno Stato inesistente.
Per noi studiare dovrebbe essere un diritto, viceversa spesso risulta impossibile dal punto di vista economico e non solo. Il diritto allo studio costantemente definanziato e strutture formative e cittadine incapaci di accogliere gli studenti con le loro esigenze, rendono la formazione un percorso irto di ostacoli.
Scendiamo in piazza per rivendicare un welfare studentesco universale per i soggetti in formazione. Per welfare studentesco intendiamo l'insieme delle iniziative concrete nella pianificazione dei servizi, delle agevolazioni, degli interventi che direttamente o indirettamente contribuiscano a migliorare la condizione dei soggetti in formazione all'interno del territorio in cui vivono, siano essi residenti, fuorisede, italiani o stranieri, delle scuole superiori o universitari, di ITS o AFAM. Noi studenti non vogliamo più essere una parte viva della cittadinanza a cui viene impedito di incidere politicamente, socialmente, culturalmente nei nostri spazi vitali.
Il campo d'azione per investire concretamente nella formazione deve essere ampio ed inclusivo. Occorre finanziare le strutture scolastiche ed universitarie, incentivare l'accesso ai canali di formazione diretta e indiretta, agevolare e potenziare il trasporto pubblico, garantire il diritto all'abitare e la tutela degli studenti in stage, pianificare un sistema di reddito di cittadinanza e di formazione costituito da erogazioni monetarie dirette e da agevolazioni indirette per l'accesso ai servizi e alla produzione culturale, anche in autonomia rispetto al percorso formativo.
Crediamo che la cittadinanza sia il terreno da attraversare per aggredire il presente: dare voce agli invisibili è il primo passo per integrare le marginalità e valorizzare le differenze, siano esse di carattere sociale, culturale, etnico, di identità o orientamento sessuale, di fede.