Martedì, 27 Agosto 2013 00:30

UnivAq, quale offerta formativa? Dibattito aperto tra Inverardi e Udu su tasse e numero chiuso

di 

Dopo l'exploit nelle elezioni che hanno visto come vincitrice la prima rettrice donna, Paola Inverardi, si riaccende il dibattito sull'Università dell'Aquila.

Al centro, stavolta, l'offerta formativa collegata al mantenimento o meno del beneficio della sospensione delle tasse per gli studenti per un altro anno e la possibilità del numero chiuso.

Alcuni giorni fa era stato il Sindaco Massimo Cialente a annunciare di voler chiedere al ministro il prolungamento della sospensione in corso da dopo il sisma.
Dichiarazione presa positivamente da Rifondazione Comunista e dall'Unione degli Studenti.

"L'Università dell'Aquila deve essere messa nelle condizioni di poter competere con le altre realtà tramite il mantenimento del beneficio della sospensione delle tasse per gli studenti e, contestualmente, con l'aumento delle risorse da spendere in servizi e infrastrutture" ha scritto, a tal proposito, il segretario Comunale del Prc Goffredo Juchic. "Investire nella qualità della didattica non è in contraddizione con la quantità della popolazione studentesca che anzi deve assolutamente aumentare per costituire nel prossimo futuro un polo universitario capace di essere attrattivo per tutto il Centro Sud del Paese".

Poco prima l'Udu aveva espresso il medesimo concetto toccando apertamente anche la questione del numero chiuso: "L'idea di un università residenziale di massa è l'idea di fondo del sistema universitario europeo e L'Aquila non può non mettersi in gioco e cercare di essere Ateneo Europeo" hanno scritto in una lunga nota Chiara Juchich e Lorenzo Cococcia, rappresentanti degli studenti nel Consiglio d'amministrazione dell'Università.

"Un ateneo piccolo non coincide con il concetto di eccellenza che da qualche anno a questa parte sembra divenuta la parola salvifica. In un momento di crisi è la fantasia e l'innovazione a fare la differenza: l'equazione meno studenti uguale maggiore qualità è un'equazione che va lasciata a chi non ha fantasia né spirito innovatore, un'equazione che se vera dovrebbe far comparire i piccoli atenei in cima a qualsiasi classifica, cosa che non avviene. L'Aquila necessita, e merita molto di più di un piccolo Ateneo di provincia".

Parole dure, che sembrano la continuazione dello scontro elettorale in cui gli studenti avevano votato fino all'ultimo l'avversaria della Inverardi, Maria Grazia Cifone, la cui candidatura era quella più in continuità con il lungo rettorato precedente di Ferdinando di Orio.

"Io voglio costruire il futuro di una grande università, non di una piccola università di provincia, poi vedremo se ci riesco" dichiara a NewsTown proprio la neo rettrice Inverardi, che aggiunge subito dopo "Se vuoi fare 30mila studenti però devi sostenerli e il nuovo decreto definisce e rende operativi i numeri per sostenere una classe".

I nuovi requisiti di accreditamento contenuti in uno degli ultimi decreti attuativi della riforma Gelmini, firmato il 30 Gennaio scorso dall'ex Ministro dell'Università Francesco Profumo, prevedono che dal 2013/2014, ogni corso di laura dovrà rispettare una serie di parametri per ottenere l'accreditamento ministeriale, senza il quale dovrà chiudere. Tra i criteri c'è quello della docenza, che imporrà ad ogni corso di laurea un numero minimo di professori di ruolo.

Attualmente i docenti dell'Università dell'Aquila sono 568, a fronte della richiesta dei requisiti a regime che è di 712 docenti

"Perugia ne ha quasi il triplo" sottolinea la rettrice Inverardi "A L'Aquila oggi abbiamo meno docenti che dieci anni fa quando ce n'erano 629, è il frutto di una mancanza di strategia politica sui reclutamenti".

"Si deve lavorare su un altra direttrice ma io non ho mai parlato di eccellenza o di qualità", ci tiene a specificare Paola Inverardi "Ho parlato di un'offerta degna verso gli studenti che decideranno di venire da noi".

Rettrice Inverardi, cosa pensa del prolungamento della sospensione delle tasse per gli studenti?

Sono contraria ad una strategia che dica per un anno diamogli ancora questo, perché poi?
Io voglio costruire una strategia di lungo periodo che sia fatta anche di azioni e richieste nei confronti del Ministero, perché certo la nostra è una situazione anomala, ma che vada nella direzione di costruire un'ipotesi di crescita per il sistema.
Dire di mettere una pezza così tanto gli studenti vengono, mi sembra dire non avere nessuna strategia.
Dobbiamo invece sì dotarci di politiche per affrontare il passaggio dal periodo tasse zero al ritorno al pagamento, che permetta ad esempio di abbattere le tasse per chi è regolarmente iscritto e ha acquisito crediti.
Certamente vogliamo incrementare il numero degli studenti ma in particolare quelli residenti. Per farli risiedere qui significa che dobbiamo dare loro dei servizi tali che gli facciano scegliere di essere residenti: casa, autobus ma anche il fatto che ci siano i laboratori ed una serie di attività di sostegno ed intorno la formazione che gli facciano capire che è meglio venire a studiare in forma residenziale piuttosto che restare a casa. Mi sembra riduttivo e un po' disperato ristringere il dibattito sullo sviluppo dell'Ateneo solo alle tasse e al numero chiuso

Anche il diritto allo studio, però, è una questione importante...

Il diritto allo studio è una questione nazionale che non può risolvere l'università dell'Aquila affossandosi. Sono d'accordo a fare una campagna nazionale per capire meglio le cose e riformularle.
L'università dell'Aquila un futuro se lo costruisce se riesce a costruire una base tale di attrattività che consenta agli studenti di venire anche pagando le tasse, o pensiamo di poter andare avanti così?
La città faccia la sua parte: più che occuparsi delle tasse universitarie il Sindaco si occupi piuttosto degli alloggi e dei trasporti.C'è molto che a lui compete fare.

Dunque su cosa dovrà investire l'università in maniera prioritaria?

La nostra capacità di investimento sarà molto limitata e questa è una cosa che voglio andare a negoziare con il ministero perché credo che per investire sull'università dobbiamo avere la possibilità di avere risorse umane adeguate altrimenti non possiamo avere lo sviluppo che vogliamo.
La strategia è mantenere il livello di formazione che abbiamo magari con dei numeri più ridotti perché così non ce la facciamo. Faccio un esempio: se si vogliono mantenere gli attuali numeri di Biologia bisogna triplicare i corsi. Si può pensare invece di mantenere un'unica classe da 150 persone ma potenziare alcune aree depauperate come Scienze umane. E' un sistema fatto di tanti equilibri.
Di seguito, su Scienze umane dove ci conviene puntare? È un processo che dobbiamo affrontare formulando delle ipotesi sostenibili nei prossimi anni come investimento futuro

Ultima modifica il Martedì, 27 Agosto 2013 11:10

Articoli correlati (da tag)

Chiudi