"Abbiamo sempre espresso la nostra totale contrarietà all'introduzione del numero chiuso per l'accesso a tutti i corsi di laurea; a livello locale, la nostra battaglia si è concentrata contro l'applicazione di questo sistema d'accesso ai corsi di laurea di Scienze Biologiche, Biotecnologie, Scienze Motorie e Sportive e di Scienze Psicologiche Applicate. Questi corsi, fino all'introduzione del numero programmato, raccoglievano un grande bacino di studenti provenienti da diversi territori e diverse regioni. Tale blocco ha provocato, invece, una notevole perdita di attrattività dell'Ateneo, con le nuove matricole che preferiscono trasferirsi in un'altra città universitaria per proseguire i propri studi".
Si legge in una nota dell'Udu L'Aquila che, lo scorso anno, mentre il Senato accademico stava approvando l'introduzione di accesso programmato per la laurea magistrale di Psicologia Applicata, Clinica e della Salute, avevano bloccato la seduta con un sit-in. "Purtroppo, la nostra protesta non ha avuto né seguito né ascolto da parte della Governance, e per questo motivo abbiamo deciso di fare ricorso al Tar, vincendolo e permettendo alle decine di studenti non ammessi con il test d'ingresso, d'iscriversi e proseguire gli studi nel corso di laurea Magistrale, dando così continuità al percorso intrapreso con l'iscrizione al rispettivo corso di laurea triennale. Riteniamo che l'introduzione di numero programmato sia dannoso per la nostra Università e per la città che ci ospita. Oltre il fatto che a livello regolamentare non è nemmeno necessario".
Non solo; Udu L'Aquila denuncia che "i contingenti assegnati per i singoli corsi di laurea a numero programmato non sono stati, in alcuni casi, nemmeno coperti. Questo è un ulteriore elemento che certifica l'inadeguatezza di questo sistema di accesso, che non fa altro che allontanare gli studenti dalla nostra università".
Dunque, il sindacato degli studenti torna a chiedere alla Rettrice ed al Senato Accademico tutto "di rimuovere il numero programmato locale per l'accesso ai corsi di laurea. Queste non sono le politiche giuste per aiutare una città e un territorio provati dagli eventi naturali e che ha la necessità di ricostituire il proprio tessuto sociale. Abbiamo vissuto negli ultimi anni una vera e propria fuga di studenti, perdendo in meno di due anni accademici circa 6000 iscritti, un crollo che non permette di tornare ad essere una città universitaria degna di tale nome. Non è questo il metodo giusto per valorizzare un'università che punta alla crescita".
Al contrario, "è fondamentale finanziare la didattica e non solo la ricerca, ponendo al centro gli studenti e le loro necessità, non limitando l'attività ai semplici adempimenti per rientrare nei parametri di premialità sulla ricerca. La scelta di introdurre nuovamente il numero chiuso locale non solo lede il diritto allo studio degli studenti, ma va a decurtare l'attrattività del nostro ateneo. Molti studenti infatti decideranno di non venire affatto e molti altri non potranno proseguire il proprio percorso in quanto il numero programmato è stato inserito nel percorso magistrale. Questa scelta ha come conseguenza l'allontanamento degli studenti dalla nostra città, per questo l'Ateneo dovrà decidere con cognizione di causa, prendendosi la responsabilità delle conseguenze delle proprie scelte".