Martedì, 29 Maggio 2018 22:18

Univaq, le prime schermaglie verso la successione a Inverardi

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Ha fatto molto discutere l’approfondimento di NewsTown sul rinnovo dei direttori di dipartimento e del Senato accademico dell’Univaq; elezioni importanti, considerato che, ad un anno dalla scadenza del mandato di Paola Inverardi, aiutano a delineare le strategie che porteranno alla nomina del successore. Una vicenda da seguire con attenzione; d’altra parte Univaq, con i suoi 18mila studenti circa e i 1200 dipendenti, è uno dei motori dell’economia cittadina, oltre che luogo di cultura e costruzione del tessuto sociale.

Abbiamo anticipato che nei dipartimenti, stante la posizione di Simone Gozzano a Scienze umane, il suo incarico scadrà l’anno prossimo, e la conferma di Angelo Luongo ad Ingegneria civile, edile architettura e ambientale, ha concluso il primo mandato triennale, Guido Proietti prenderà il posto di Laura Tarantino che, da qualche tempo, era direttore ad interim di Ingegneria e scienze dell’informazione e matematica a seguito delle dimissioni di Bruno Rubino, Walter D’Ambrogio, invece, sarà direttore per il prossimo triennio di Ingegneria industriale e dell’informazione e di economia, subentrando a Francesco Parasiliti Collazzo; a Scienze fisiche e chimiche, Adriano Filipponi sostituirà l’uscente Antonio Mecozzi. Arriviamo così ai dipartimenti che hanno un peso decisivo negli equilibri d’Ateneo, il Mesva – Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente e il Discab – Dipartimento di scienze cliniche applicate e biotecnologiche; al Mesva Guido Macchiarelli, candidato unico, è subentrato all’uscente Maria Grazia Cifone; al Discab, invece, è maturata una vera e propria rottura per la successione ad Edoardo Alesse: a prevalere è stato Roberto Giacomelli su Marco Valenti.

Abbiamo spiegato come le elezioni dei direttori raccontassero della spaccatura del fronte così detto ‘anti di Orio’ in seno al Discab, con l’avvicinamento tra Paola Inverardi e Maria Grazia Cifone. Ed in effetti, l’elezione per il rinnovo del Senato Accademico ha confermato la sensazione che si potrebbe arrivare alla scelta di un successore della Inverardi capace di superare le contrapposizioni tra l’attuale governance e l’opposizione.

Stante il rettore e i sette direttori di dipartimento, infatti, le componenti universitarie hanno eletto Enrico Perilli (il più votato) e Nadia Rucci, l’uno del Mesva e l’altra del Discab, Vincenzo Stornelli del Dipartimento di Ingegneria industriale e dell’informazione e di economia, espressione dell’uscente Parasiliti Collazzo e Cinzia Casieri di Scienze fisiche e chimiche come rappresentanti del personale docente e dei ricercatori a tempo indeterminato. Inoltre, siederanno in Senato accademico anche gli amministrativi Marco Angelini e Alessandro Di Cesare. Ogni dipartimento esprimerà infine un rappresentante, e così i ricercatori a tempo determinato e gli specializzandi. Tra gli studenti, tre dei cinque senatori saranno dell’Udu, uno di Target e uno di Federspecializzandi.

E’ chiaro come le indicazioni sui docenti confermino come si stia andando verso un accordo tra Mesva e Discab, con Giacomelli e Macchiarelli che potrebbero lavorare insieme alla candidatura a rettore di Edoardo Alesse, col benestare della rettrice uscente e di Maria Grazia Cifone che, nelle prossime settimane, dovrebbe essere indicata alla guida della Scuola di Medicina. E’ altrettanto plausibile che la fazione del Discab che si è riconosciuta in Marco Valenti possa trovare una sponda nei dipartimenti di Ingegneria, magari intorno alla figura di Francesco Parasiliti Collazzo.

Proprio il professore Valenti, nei giorni scorsi, ha inviato una nota in redazione, sottolineando come l’interpretazione dell’esito delle votazioni fosse “piuttosto parziale e, almeno per quanto riguarda la prospettiva di qualche mio ruolo, un poco imprecisa”; ha spiegato Valenti come la questione della sussistenza di un "fronte anti di Orio", quasi fosse una invariante cui Univaq è condannata in eterno, sia “chiusa ormai da tempo”, e senza alcun riferimento alle cronache extrauniversitarie: semplicemente, “quella storia gestionale si è conclusa, e la generazione di professori protagonisti della vicenda è in uscita per limiti di età. Nessun professore dell'università si riconosce più in quella contrapposizione ormai datata”, ha chiarito Valenti.

Ed ha ragione. Con il nostro articolo, volevamo proprio spiegare come la fase della contrapposizione tra di oriani e anti di oriani, in Ateneo, fosse oramai da considerarsi superata. Non è un mistero che il Discab - il dipartimento di Valenti, Giacomelli, Alesse e del prorettore Carlo Masciocchi – sia stato, fino a qualche anno fa, ‘feudo’ d’opposizione all’ex rettore; non è un mistero che lo stesso Ferdinando di Orio e l’allora fedelissima Cifone abbiano tentato in ogni modo di affossarlo. Fino alle recenti elezioni, il Discab non si è mai ‘spaccato’, contribuendo, tra l’altro, in modo determinante, alla vittoria di Paola Inverardi cinque anni fa. Stavolta, invece, il fronte si è rotto e proprio perché, oramai, è venuta meno l’influenza dell’ex rettore come ribadito, giustamente, da Valenti. E dunque?

E’ accaduto che vadano consolidandosi ‘nuovi’ equilibri, e proprio la vicenda di Valenti è parsa emblematica in questo senso. “La partita del nuovo rettorato non può essere descritta solo in termini di accordi di potere tra presunti notabili dell'accademia. Sarebbe cosa miserrima se il quadro dell'Ateneo fosse rappresentato da caminetti verticistici in cui si assegnano poltrone e strapuntini”, ha scritto il professore. Eppure, la sua candidatura a direttore del Discab era nata proprio da un accordo che pareva condiviso e che l’aveva spinto a dimettersi dal Senato accademico; al contrario, l’asse tra Giacomelli, Alesse e Masciocchi ha ribaltato il tavolo e, così, è maturata la spaccatura. Che sottende ad una più ampia intesa che dovrebbe sostanziarsi, anche, con la nomina di Maria Grazia Cifone a presidente della Scuola di Medicina favorita dalla rettrice Inverardi. E non è un caso che Valenti, nella nota inviata in redazione, faccia riferimento proprio a questo: “Non si può immaginare che la discussione sulle Scuole, in particolare su quella di Medicina, si riduca a chi debba averne la funzione di presidente, magari una autorevole uscente da tre lustri nei vari ruoli di preside e direttore, in cambio di un pacchetto di voti per un candidato rettore ridivenuto amico! Sono convinto peraltro che ci siano molti altri Colleghi autorevolissimi, oltre quelli citati, in grado di assumere iniziative importanti”.

Come a dire, se l’accordo dovesse chiudersi per davvero, una frangia di professori potrebbe opporsi e, per questo, avevamo prefigurato la possibilità che Valenti potesse portare la sua dote di voti – tanti, considerato che ha corso in solitudine – sul tavolo di una possibile intesa con i dipartimenti di Ingegneria. Scrive il professore: “Per quanto mi riguarda, credo di interpretare il sentimento di molti amici e Colleghi, inclusi evidentemente quanti mi hanno votato o hanno comunque espresso un voto non allineato nel Discab (circa il 40% degli elettori) – e il riferimento al ‘non allineato pare piuttosto esplicito - nel dire che la discussione sul rettorato, peraltro prematura, vada aperta ad alto livello sui temi importanti del rapporto tra Università e nuove vocazioni della Città, tra Università e mondo delle imprese, tra Università e sistema sanitario (vero punto focale della istituenda Scuola) tra Ateneo aquilano e sistema universitario regionale e nazionale. Personalmente, mi chiamo fuori dai giochetti di potere che l'articolo descrive (e che spero vivamente non siano né pensati né realizzati dalle persone indicate), mentre sono fortemente interessato a una seria discussione sul presente e sul futuro di Univaq, cui non mi sottrarrò e che anzi non mi stancherò di sollecitare, traendone le conseguenze al momento opportuno".

Più chiaro di così.

Una ultima annotazione: nel quadro di un accordo prefigurato da diverse fonti universitarie, sarebbe prevista anche la nomina nel Cda di Emanuela Ciammola, data per vicinissima alla Cifone: dovesse andare così, il quadro si farebbe assai più chiaro.

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