'Gli anziani, le emergenze, l'intervento socio-educativo' è il seminario che si è tenuto ieri nell'Aula Magna del Dipartimento di Scienze Umane.
L'esplorazione del 'continente anziano', i disagi fisici e psicologici che la vecchiaia può comportare, il modo in cui la società si rapporta con la popolazione over 65, l'esclusione sociale, sono stati i temi principali del dibattito.
Hanno partecipato all'evento il direttore del Dipartimento di Scienze Umane Simone Gozzano, il presidente del corso di laurea in 'Scienze della formazione e del servizio sociale' Alessandro Vaccarelli, il medico geriatra della Comunità di Sant'Egidio e ricercatore presso Torvergata Giuseppe Liotta, la docente di 'Didattica applicata al recupero e all'integrazione' dell'Univaq Maria Vittoria Isidori e infine l'assessora per le politiche sociali del Comune dell'Aquila Emanuela Di Giovambattista.
In Italia, nonostante gli anziani rappresentino 1/5 dell'intera popolazione, spesso servizi e infrastrutture non sono adeguati alle esigenze degli ultra sessantacinquenni. Molti anziani, inoltre, rimangono soli, nelle proprie case o in istituti, con pensioni che oscillano tra i 450 e i 500 euro al mese, senza la possibilità di usufruire delle necessarie cure mediche (magari troppo costose) e senza alcuna assistenza nella quotidianità.
La vecchiaia, in queste condizioni, può divenire sinonimo di depressione.
A tal proposito programmi di assistenza come 'Viva gli anziani', promosso dalla 'Comunità di Sant'Egidio', svolgono un ruolo fondamentale.
I volontari di 'Viva gli anziani' danno la possibilità a decine di persone di continuare a vivere in maniera serena e soddisfacente la propria vita, dallo svolgimento delle attività quotidiane all'organizzazione di iniziative solidali rivolte ai paesi del terzo mondo. Il programma si inserisce nel panorama europeo dell'assistenza alla popolazione senile, volto a "rafforzare la rete sociale per avere delle città più solidali", ha spiegato nel corso dell'incontro Giuseppe Liotta.
Per l'occasione è stato presentato il libro 'Comunità di Sant'Egidio, la forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglie', a cura di Silvia Nanni, docente di 'Pedagogia dell'inclusione ed educazione degli adulti' presso l'Università degli studi dell'Aquila. L'opera tratta in in maniera multidisciplinare i diversi aspetti della vecchiaia: da quello economico-sociale a quello politico, dal rapporto con sé stessi a quello con gli altri.
"Quella degli anziani è una realtà 'invadente' - ha detto Silvia Nanni - sia perché essendo così numerosi 'invadono' fisicamente i nostri spazi, sia perché c'è già un futuro anziano in ognuno di noi".
Dal censimento del 2011 è risultato che gli ultra sessantacinquenni sono aumentati di ben 95.000 unità, contro le 35.000 unità di bambini e ragazzi (dai neonati ai quattordicenni). Eppure "continuano a vivere ai margini - ha spiegato Silvia Nanni - oscillano tra l'emarginazione sociale, poiché visti dalla comunità come individui non produttivi, e l'indifferenza".
Tuttavia, gli anziani costituiscono un patrimonio umano e storico per il nostro paese. L'hanno capito anche gli studenti universitari che hanno affollato l'Aula Magna del Polo Umanistico riconoscendo l'importanza dello scambio intergenerazionale.
Scoprire il 'continente anziano' e imparare ad averne cura significa rivalutare la dimensione umana dei rapporti sociali e affettivi.
Le criticità del rapporto comunità-anziano, nel contesto aquilano, sono accentuate dalla disgregazione urbana e sociale del dopo terremoto. "I Progetti Case sono stati assegnati senza seguire alcun criterio di residenza - ha detto Maria Vittoria Isidori - di conseguenza tante persone con più di 70 anni sono state catapultate a decine di chilometri distanti dai propri luoghi e dai propri amici. Tutte queste persone, nella maggior parte dei casi, non hanno la possibilità di usufruire agevolmente dei mezzi pubblici, che spesso passano in ritardo, anticipo o saltano la corsa. L'anziano, dunque, se non ha la fortuna di essere assistito da un proprio caro, si ritrova abbandonato a sé stesso".
L'operato dei volontari nell'assistenza agli ultra sessantacinquenni dovrebbe essere un supplemento ad adeguate politiche sociali di assistenza che, nella maggior parte dei comuni italiani, tra cui L'Aquila, ancora mancano.