E' stato inaugurato stamane l’anno accademico 2018/2019 dell’Università degli Studi dell’Aquila, l’ultimo del mandato della Rettrice Paola Inverardi, che accompagnerà la città al decennale del terremoto. E proprio da qui si è partiti, dalla necessità di un bilancio degli anni, difficili, che ci lasciamo alle spalle, di una riflessione sul ruolo che l’Ateneo ha giocato e sta giocando nei processi di ricostruzione, sul futuro di Univaq come pilastro imprescindibile dello sviluppo economico e sociale del territorio che passa dalla costruzione di un progetto che declini al presente l’idea dell’Aquila come città della conoscenza e dell’alta formazione.
Con una doverosa premessa: l’Ateneo gode di buona salute, e non era affatto scontato. "Siamo impegnati sul territorio con un gran numero di progetti di ricerca e sviluppo – ha voluto sottolineare Paola Inverardi ai nostri microfoni – di sostegno alle varie iniziative della ricostruzione, in tutti i suoi settori". Un protagonismo premiato dal numero delle iscrizioni: "registriamo un incremento sensibile degli immatricolati ad Ingegneria industriale – si contano già 243 immatricolati e 30 pre-immatricolati - e Ingegneria della informazione, con 125 immatricolati a fronte degli 88 dello scorso anno, e ci fa molto piacere: ingegneria, infatti, è uno degli elementi portanti del nostro sistema accademico. Anche sugli altri corsi abbiamo riscontri importanti: complessivamente ci sarà una crescita significativa, se per alcuni indirizzi in una deviazione statistica più o meno normale – più o meno 10%, per intenderci – per altri, ed oltre agli indirizzi di Ingegneria penso a Matematica e a Biotecnologia, siamo oltre il 20%, addirittura tocchiamo il 30 o il 40, fino a sfiorare un aumento del 50% in Ingegneria della informazione".
Ad un mese e mezzo dalla chiusura delle iscrizioni, insomma, i numeri raccontano di un Ateneo che sta riacquistando attrattività. Se per l’anno accademico 2017/2018 si erano contati 4.117 immatricolati, quest’anno si prevede che si arriverà almeno a 4.600. Ma sono altri indicatori ad interessare la Rettrice: "il tasso di studenti inattivi, che si immatricolano ma non fanno esami, è enormemente decresciuto negli anni. Lo ripeto spesso: non serve guardare quanti studenti ‘entrano’, ma quanti ne ‘escono’ e quanti restano dentro l’Ateneo per parecchi anni. Anche il tasso di abbandoni è man mano decresciuto. Inoltre, abbiamo il 41% di immatricolati da fuori Regione: prima del terremoto, eravamo al 40% circa. E crescono gli studenti provenienti dall’estero, ci siamo molti impegnati in questo senso".
In effetti, l’Ateneo ha puntato con decisione sulla internazionalizzazione: sono 11 i corsi di laurea internazionali o in lingua inglese, 500 gli accordi di vario tipo operanti con Atenei di altri Paesi, in 52 paesi. Significa che si è potuto lavorare molto sugli ‘scambi’: sono 1668 gli studenti dell’Univaq che hanno avuto l’opportunità di svolgere un periodo di studi all’estero, 1382 i ragazzi e le ragazze che hanno scelto L’Aquila per una parte del loro percorso accademico; 110 i dottorati che sono andati ‘fuori’, a formarsi, 36 i visiting professors che hanno trascorso lunghi periodi in città.
"Il decennale è una occasione di sintesi di ciò che si è fatto e di ciò che andrà fatto. Credo che dovremo essere in grado di valorizzare il fatto che siamo un territorio, una città in movimento e questo movimento è naturalmente dovuto alla ricostruzione, al particolare periodo che stiamo vivendo, ma ha valore in sé stesso in un sistema complesso, in un mondo che cambia a grandissima velocità. Dovremo essere capaci di mantenere lo spirito d’apertura e di prospettiva futura che abbiamo maturato in questi anni, che significa che non bisogna pensare che si debba arrivare ad un punto, per fermarsi: la vocazione di città della conoscenza dovrà significare questo, mettersi sempre dei limiti in avanti prospettandosi il futuro con uno sguardo lungo. Ecco, è questo che dovrò fare l’Ateneo: permettere alla città di mantenere lo sguardo lungo che è stata costretta ad assumere nel post terremoto".
Anche in questo senso vanno interpretate le scelte di formazione, l’apertura di nuovi corsi come Logopedia, che mancava sul territorio regionale e ha avuto ottimi riscontri, Applied Data Science che costruisce una delle carriere più richieste del futuro, presumibilmente sarà la specializzazione più richiesta nei prossimi anni, e Scienze dell’atmosfera, in collaborazione col Cetemps e con Roma La Sapienza, uno dei due corsi in Italia su questi importanti argomenti.
Certo, affinché L’Aquila possa davvero dirsi città a misura degli studenti c’è ancora tantissimo da fare: "innanzitutto, manca una rete di trasporti che sia efficiente – ha ribadito ai nostri microfoni Inverardi – un collegamento efficace tra i vari poli dell’Ateneo che passerà, anche, dalla ricollocazione definitiva dei siti dell’Università, mancano spazi aperti di studio e di socializzazione, noi ne abbiamo ma non sono sufficienti e, dunque, l’appello al Comune e alle altre Istituzioni che avranno spazi liberi è di permetterci di utilizzarli, di metterli al servizio dei ragazzi. E poi, un altro elemento importante sono gli alloggi, ovviamente: la fondazione che stiamo mettendo su con Comune e GSSI, e dovremo riuscire ad avviarla a breve, lavorerà proprio per dedicare una parte patrimonio comunale a collegi di merito: si tratta di una questione rilevante, mi rendo conto possa sembrare controversa ma rispetto agli anni pre-sisma abbiamo vissuto una crisi economica drammatica che ha cambiato le abitudini degli studenti; se prima si sceglieva la residenzialità nella città di studio, oggi si preferisce pendolare, in molti casi: con una offerta di alloggi a costi accettabili, credo che questa tendenza possa essere invertita, in particolare qui a L’Aquila dove abbiamo a disposizione un importante patrimonio pubblico".
Ripercorrendo gli anni di mandato, Inverardi ha dunque sottolineato come la governance sia stata guidata da un imperativo: qualità della ricerca e della formazione, attraverso l’internazionalizzazione e la sicurezza dei luoghi dello studio, in particolare per un Ateneo "che ha sofferto la perdita di 55 studenti col terremoto che ha cambiato il nostro senso di essere università". E su queste linee strategiche ci si è mossi, provando a costruire un Ateneo “inteso come laboratorio di creatività capace di farsi agente attivo di sviluppo locale, valorizzando il proprio patrimonio di competenze, mettendolo al servizio della comunità e formando i suoi giovani alla capacità di intraprendere nuove iniziative in campo culturale, economico e sociale".
Un auspicio che si sta trasformando in realtà. L’Ateneo mantiene un livello di tassazione tra i più bassi d’Italia, con una rinnovata attenzione alle fragilità economiche e sociali, un’offerta formativa "il più ampia possibile" ha detto Inverardi, una presenza forte ‘dentro’ la città – da Street Science ai mercoledì della cultura, da Pint of Science ai tandem linguistici – il coinvolgimento in progetti di ricerca importantissimi, dal 5G a ZTE fino al veicolo connesso con Emerge in collaborazione con FCA, il polo automotive, Telespazio e Leonardo, e importanti investimenti su laboratori, strumentazioni e attrezzature, sul personale, in termini di ricerca, assegni, dottorati, anche grazie alla capacità di attrarre fondi: 20 milioni dai programmi di mobilità e cooperazione, 6.5 da Horizon 2020, 12.9 dal Ministero dello Sviluppo economico, e così via.
Un modo per supplire al taglio costante delle risorse, e l’unica nota stonata della cerimonia di inaugurazione è stata l’assenza del vice ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti su cui si sarebbe potuto discutere proprio di questo, che ha dato forfait all’ultimo momento inviando un video messaggio: un miliardo in meno a livello nazionale sul Fondo di funzionamento ordinario. Che significa la costante diminuzione del personale docente – ad oggi sono 452 in Ateneo rispetto ai 657 del 2008 – e del personale tecnico amministrativo, passato da 554 a 467 occupati, con l’età media che è comprensibilmente cresciuta. Tuttavia, si è riusciti ad istruire 18 nuove assunzioni di personale tecnico amministrativo, si sono avute 32 progressioni di professori ordinari con l’assunzione di 4 esterni, 73 progressioni di professori associati con 12 assunzioni esterne, l’avvio di 37 ricercatori di tipo A e 33 di tipo B: "possiamo dire con un certo orgoglio che tutti i ricercatori idonei sono passati ad associati, e abbiamo offerto l’opportunità a tutti i precari che lavoravano da anni in Ateneo di partecipare ad un concorso per ricercatore di tipo B. Non so quante università in Italia ci siano riuscite", ha rivendicato Inverardi.
Che ha concluso: "Siamo una università giovane e di buona qualità; non siamo nelle classifiche internazionali, e difficilmente ci saremo mai, ma i nostri laureati trovano occupazione, i nostri ricercatori competono, siamo agenti di promozione e sviluppo del territorio. Un Ateneo, insomma, orgogliosamente territoriale e internazionale, e serviamo al Paese".
Le parole del Presidente del Consiglio studentesco e della Rappresentante del personale tecnico amministrativo
A seguito del discorso inaugurale di Paola Inverardi, i tradizionali saluti del Presidente del Consiglio studentesco, Massimo Aloisi, e della rappresentante del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, Francesca Paoni.
Nient’affatto tenero Aloisi: "È per me un onore intervenire all’inaugurazione dell’anno accademico in una città che rinasce, che finalmente offre agli studenti dei servizi che permettano loro di esercitare il proprio diritto allo studio, tant’è che noi studenti scegliamo di pranzare lungo le strade, i muretti e ogni marciapiede presente: ovviamente per ammirare la fiorente ricostruzione, non di certo per l’assenza di una mensa che dopo sei anni dall’inaugurazione di questo edificio ancora non esiste lasciando senza pasto più di 4000 studenti del polo centro dei corsi di Scienze Umane e Economia", l’affondo.
"Ringraziamo quindi le amministrazioni regionali, cittadine e universitarie che in questi anni sono riuscite nell’intento di aiutare e mettere a proprio agio gli studenti e le studentesse".
Anche la stampa, nelle ultime settimane, "ha evidenziato come la rinascita della città sia dipesa dagli studenti, ma è con sentimenti contrastanti che la comunità studentesca ha letto quelle pagine", ha aggiunto Aloisi: "orgoglio, felicità, empatia, speranza per una città che nel 2009 è stata profondamente ferita; tanta rabbia e stanchezza per la consapevolezza di essere usati: noi non siamo lo specchietto per le allodole di nessuno. La nostra assenza ormai cronica da tutti i tavoli di discussione e di progettazione, la superficialità con cui si liquida la nostra visione delle cose, non solo si vede nella quotidianità, ma ha lasciato una brutta ferita nell’immagine che gli studenti hanno delle istituzioni, universitarie, cittadine e regionali".
È alla Regione che il Presidente del Consiglio studentesco si rivolto per primo: "caro presidente vicario Giovanni Lolli, le chiediamo di occuparsi di Diritto allo Studio. È diventata ormai prassi la necessità di manifestare e scendere in piazza per poter vedere riconosciuti i nostri diritti in tema di borse di studio e servizi, ma ci auguriamo che quest’anno vengano stanziati i fondi necessari e non serva protestare ancora per ottenere la copertura totale delle borse di studio. Almeno per questi ultimi mesi di mandato invitiamo l’assessore Marinella Sclocco a prendersi carico delle proprie responsabilità e convocare la Conferenza Regione Università per intervenire a livello legislativo sui criteri d’accesso al sistema delle borse".
Poi, l’appello al sindaco Pierluigi Biondi: "se veramente credete che L’Aquila è e debba rimanere una città universitaria stracciate il protocollo d’intesa che vede la restituzione della Campomizzi al demanio militare, quella struttura deve restare agli studenti, con un comodato d’uso gratuito e duraturo. Sindaco, Presidente vicario, ci auguriamo che riconosciate l’errore di quel protocollo e insieme agli studenti si discuta della residenzialità pubblica della nostra città". Un enorme disservizio che purtroppo nasce dalle difficoltà territoriali e che coinvolge sempre Regione e Città è quello del trasporto locale e regionale: "costoso, lento e inefficiente", ha ribadito Aloisi. "Spostarsi e vivere in un territorio così vasto con poli così dislocati è impossibile, per questo crediamo che oltre ad un miglioramento del servizio non sia più rinviabile la necessità di un accordo - Regione - università- Comune che consenta a tutti gli studenti universitari la mobilità in tutta la regione gratuitamente".
"La mia esperienza personale, come studentessa di questo Ateneo e di lavoro, nell’ambito sia dell’area studentesca, sia di quella amministrativa – ha aggiunto la rappresentante del personale tecnico amministrativo e bibliotecario, Francesca Paoni - mi ha permesso di osservare la nostra realtà da diverse angolazioni e mi ha convinto che le condizioni favorevoli, per il personale tutto dell’Università e per i suoi studenti, sono interconnesse e dipendono dalla stabilità dell’Ente ma anche dalla volontà di agire in comune. L’azione dell’Università in Italia è però fortemente limitata da molti fattori negativi. I tagli e l’inadeguatezza dei finanziamenti, che non vede per ora inversioni di tendenza nell’assegnazione del Fondo di Finanziamento ordinario, l’obbligato utilizzo di figure lavorative che hanno una prospettiva di probabile lunga precarietà, la riduzione degli organici che si protrae da troppo tempo e la mancanza della giusta attenzione per la ricerca".
In tale contesto, Paoni ha ricordato come il contratto nazionale di lavoro è in scadenza e che nella legge finanziaria 2019 non sono presenti le risorse per il rinnovo. "Il contratto vigente ha comunque dato la possibilità di aumentare i fondi per il personale e su questo punto la Governance del nostro Ateneo, ha sin qui dimostrato un’apprezzabile disponibilità, segnando una rotta che deve essere mantenuta anche negli anni a venire. La gratificazione nel lavoro del personale tecnico amministrativo, ma anche docente, costituisce un valore aggiunto nell’azione dell’istituzione universitaria, costretta ad operare in condizioni di anno in anno più difficoltose. Ciò vale ancor più per il nostro Ateneo, che agisce in un territorio profondamente provato e sconvolto. Per cui non solo il giusto riconoscimento economico, ma il welfare, i servizi, la sicurezza negli uffici, la formazione del personale devono ricevere sempre maggiore attenzione, unitamente ad un coinvolgimento sempre più largo delle forze lavorative nelle scelte dell’Ateneo e dei suoi Organi Accademici".
La giornata è proseguita con la presentazione del progetto UnivAQ@Uffizi e, dunque, con un dibattito dal tema “Quale università per il Paese” alla presenza di Gaetano Manfredi, Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, e di Domenico Cersosimo, coautore del libro ‘Università in declino’.
La cerimonia è si è dunque conclusa con una visita a Palazzo Camponeschi.