Immatricolati su dell'1.72%, che significa 5.249 neostudenti in più, 89 in media per ogni Ateneo.
Gli iscritti alle Università italiane tornano a crescere, agganciando quota 300mila, ai livelli del 2008, prima della frenata che per sei anni ha azzoppato il nostro sistema di alta formazione.
Sono cinque anni accademici che le immatricolazioni crescono; un recupero di quasi 28mila ragazzi che conforta ma non ha ancora pareggiato le perdite del quinquennio 2014-2018: nelle segreterie mancano quasi 45mila nominativi.
E' il quadro che emerge dall'inchiesta condotta da 'Repubblica' che ha chiesto i dati ai 61 atenei pubblici e statali del Paese.
Ebbene, i numeri delle matricole nel 2018-2019 ricalcano e migliorano quelli dell'anno scorso: 41 università crescono, 19 perdono iscritti. Salgono ancora, e in modo deciso, i piccoli Atenei. Significa che le famiglie italiane hanno compreso che laurearsi serve, su un piano economico e sociale. E rende i ragazzi più consapevoli. Tuttavia, è più che mai urgente un piano pubblico di investimenti su aule e professori: infatti, senza un progetto lanciato dalla politica e abbracciato dal Paese, più di così sarà difficile crescere. Il numero chiuso sui corsi di laurea, in effetti, dovuto, per lo più, alla impossibilità degli Atenei di assicurare le giuste risorse a coloro che vogliano frequentare le lezioni, rappresenta un freno alla crescita del nostro sistema accademico.
Tornando ai numeri, l'Università degli studi dell'Aquila è tra i 20 atenei pubblici italiani che crescono di più: le immatricolazioni all'anno accademico 2018-2019 sono aumentate del 3.67% rispetto all'anno precedente, attestandosi a 2.912 nuovi studenti. L'Ateneo che cresce di più in assoluto è la Mediterranea di Reggio Calabria che l'anno passato era scesa, però, di 3 punti percentuali; è seguito dall'Università degli stranieri di Perugia. Le peggiori performance si registrano invece all'Università della Tuscia (-8.10%) e all'Università degli stranieri di Siena (-7.67%).
Biondi: "Inchiesta conferma che il lavoro compiuto dagli alti istituti di formazione sono premiati"
"Tra le sfide del futuro, L'Aquila ha scelto quella dell'Università. Non c'è bisogno di scavare molto per averne contezza. L'inchiesta di oggi di Repubblica conferma che il lavoro compiuto dagli alti istituti di formazione in questi anni, la loro capacità di adeguarsi al regime dei tempi sempre più incalzanti ed esosi di mutamento, sono premiati. Non è solo il numero delle immatricolazioni, che pure evidenzia l'apprezzamento nei confronti del nostro ateneo, a farci crescere. Anche quello degli iscritti - che solo all'inaugurazione dell'anno accademico 2018/2019, la rettrice uscente Paola Inverardi aveva quantificato in 19.400 - a dar ragione alla buona strada presa".
A dirlo è il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi. Che aggiunge: "Accanto a un'offerta formativa che ha avuto il coraggio di sperimentarsi con l'attivazione di nuovi corsi di laurea propedeutici a un ingresso agevole nel mondo del lavoro, sottolineo il merito di aver saputo fare squadra. Perché l'Università non è un ente a sé stante, non è un palazzo blindato, ma un luogo dove crescere per diventare autonomi e diventare padroni degli strumenti della propria professione, del proprio sogno di realizzazione. Ecco perché un corso in Data science applicata, o Logopedia o Scienze dell'atmosfera. Ecco perché l'università è capofila di progetti di innovazione e ricerca che fanno scuola a livello internazionale. Ecco perché con il Comune è stato avviato e sta per concludersi il percorso di costituzione del collegio di merito, un campus universitario diffuso dedicato proprio ai fuori sede. Ed ecco ancora perché Università e Comune, all'esito della ricostruzione, sono partner nel progetto di sperimentazione 5g del MISE e nel caso d'uso che riguarda il monitoraggio degli edifici. Ecco perché scienziate di fama internazionale scelgono L'Aquila per vivere e trasferire conoscenza".
Studiare all'Aquila, non è "fare l'università", è vivere in un laboratorio in continuo divenire, dove le opportunità di relazione, approfondimento, scambio e crescita si moltiplicano in maniera esponenziale. "Perché se c'è un esperimento in corso, qui è più veloce, qui lo puoi vedere realizzato e puoi coglierne gli effetti sul campo. Ringrazio l'Università dell'Aquila, la sua rettrice uscente, il consiglio accademico, i docenti, gli studenti e i ricercatori. L'inchiesta premia loro e premia il sistema virtuoso di collaborazione istituzionale e fattivo. Dove non esistono compartimenti stagni e dove ciascuno è consapevole che alla crescita dell'Università corrisponde la crescita di un prestigio che appartiene alla comunità e al potenziale, anche economico, che è in grado di esprimere. Tutto questo per dire – parafrasando il titolo di Repubblica – che all'Aquila, avanti, c'è posto".