Martedì, 25 Febbraio 2014 19:09

Ricerca universitaria e mondo imprenditoriale, insieme per lo sviluppo

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"Grazie al know how dell'università e alla produttività delle industrie del nostro territorio, la ricerca può divenire innovazione industriale", così il docente dell'Univaq Stephen Trueman, nel corso della presentazione del neonato Laboratorio Open Source dell'Università degli Studi dell'Aquila.

Il nuovo punto di ricerca nasce dalla collaborazione tra Università dell'Aquila, Università 'La Sapienza' di Roma e Confindustria Abruzzo, nell'ottica di creare un ponte tra l'innovazione universitaria e il mondo aziendale, a livello locale e nazionale.

Il progetto, insieme al Laboratorio Reti Eterogenee Intelligenti e al Laboratorio sistemi e servizi di Informazione, Comunicazione e Tecnologia (ICT) per l'edilizia sicura dell'Univaq, si inserisce nell'ambito del Programma Ricostruzione RIDITT (Rete Italiana per la diffusione delle innovazione e il trasferimento tecnologico alle imprese), promosso dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

Ospiti del seminario sono stati il direttore Confindustria Abruzzo Giuseppe D'Amico, il consigliere incaricato per la ricerca e l'innovazione di Confindustria Abruzzo Giorgio De Marzi, il responsabile del Laboratorio Open Source Davide Di Ruscio, il docente dell'Univaq presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell'Informazione e Matematica Alfonso Pierantonio, l'ingegnere della Genesys Andrea Felicetti e Achille Di Girolamo della Beep Innovation.

"Un'impresa che abbia basi nel mondo della ricerca deve essere sostenuta anche economicamente dall'industria - ha spiegato Trueman - in modo tale che il ricercatore possa continuare a condurre i suoi studi e il mondo dell'impresa possa essere arricchito dalle nuove scoperte in campo tecnologico".

A tal proposito il primo contributo fornito dal Laboratorio Open Source al mondo dell'impresa è la piattaforma di sviluppo per software ReEngineering Visual Objects (ReVO).

Attualmente la maggior parte delle aziende, start-up comprese, non si affidano a piattaforme informatiche open source, poiché questo tipo di piattaforma è soggetto a continue modifiche, e potrebbe quindi non risultare sicuro.

Grazie al lavoro del Laboratorio Open Source sul sistema ReVO, d'ora in poi le imprese - abruzzesi e non - potranno affidarsi a un software di grande qualità le cui modifiche e migliorie saranno curate esclusivamente da ricercatori dell'università in collaborazione con l'aziende stessa.

"Un'azienda che non volesse fare investimenti in software troppo complessi o troppo costosi potrebbe trovare una soluzione essendo supportata da questo laboratorio", ha detto Giorgio De Marzi a margine del convegno.

Inoltre le innovazioni proposte dal fermento creativo, giovane e ininterrotto, della ricerca universitaria, potranno contribuire in maniera vantaggiosa anche in altri campi, ad esempio quello dell'analisi sensoristica strutturale degli edifici.

"Il laboratorio per l'ICT - ha spiegato il docente dell'Univaq e coordinatore del Laboratorio per l'ICT, Fabio Graziosi - si occupa di mettere la tecnologia al servizio del monitoraggio strutturale degli edifici. E' un passo importante per seguire l'evoluzione della vita dell'edificio e per avere degli indicatori pronti e attendibili delle criticità che si vanno a presentare all'interno della struttura con il passare del tempo. Grazie a un continuo e attento monitoraggio, quando c'è il sospetto che stia sorgendo qualche vulnerabilità, si possono fare immediatamente analisi più dettagliate".

L'Univaq, dunque, sta iniziando a collaborare con il mondo dell'impresa e dell'edilizia, partendo dalle criticità territoriali per sviluppare nuove tecnologie da proporre alle aziende e allo stesso tempo dare modo a tanti giovani ricercatori di ottenere finanziamenti per continuare il proprio lavoro.

Dal circolo virtuoso delle innovazioni provenienti dal mondo accademico e delle applicazioni di tali tecnologie a livello industriale, non sono esclusi gli enti pubblici. "A L'Aquila è evidente l'attualità di questi progetti, e vogliamo utilizzarli facendo un'analisi abbastanza capillare, in particolare sugli edifici", ha continuato Graziosi. "Le imprese che sviluppano le tecnologie e quelle che le aggregano per poi metterle a disposizione hanno infatti tra i destinatari anche il pubblico. Gli enti pubblici devono gestire gli aspetti della protezione civile e della messa in sicurezza, devono quindi utilizzare i dati strutturali degli edifici. Quello in cui ci muoviamo è un ambito abbastanza trasversale, in cui le realtà locali sono molto presenti e hanno già manifestato interesse".

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 10:01

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