"Il futuro dell'Ateneo è a rischio". A denunciarlo è l'Udu, Unione degli Universitari, a margine del Senato Accademico convocato stamane in via Di Vincenzo. "E’ stato un Senato Accademico difficilissimo con la tensione salita a livello di guardia", ha inteso sottolineare il sindacato degli studenti.
Cosa è accaduto? Un passo indietro. Il Senato accademico, organo di governo dell’Ateneo che svolge funzioni normative, di indirizzo, di programmazione, coordinamento e controllo delle attività didattiche e di ricerca, si è riunito stamane per discutere della proposta di introduzione del numero programmato locale per le triennali di Biologia, Biotecnologia, Psicologia, Scienze Motorie e per la magistrale di Psicologia.
"Solo ieri pomeriggio - attacca l'Udu - la Rettrice ha trasformato la sua idea in una proposta concreta di delibera, senza dare agli organismi preposti la possibilità di discutere, né di esprimere il parere pur obbligatorio ai sensi dello Statuto. Un colpo di mano. Come Udu, non abbiamo avuto altra strada che far sentire la voce e le ragioni degli studenti improvvisando la presenza di una folta delegazione di studenti della triennale di Psicologia".
L'atmosfera si è fatta subito incandescente: "La Rettrice e il Senato Accademico - si legge nella nota dell'Udu - si sono rifiutati di far entrare ed ascoltare una delegazione di studenti, così come di sospendere la seduta per un confronto. Una chiusura al confronto mai avvenuta negli organismi universitari dell’ateneo aquilano".
Insomma, un vero e proprio atto d'accusa. Respinto da Paola Inverardi: "Nell'ultimo Consiglio d'amministrazione, quindici giorni fa, abbiamo approvato la sostenibilità dei corsi di studio sulla base delle indicazioni emerse dai singoli dipartimenti", ha spiegato la Rettrice a NewsTown.
In poche parole, è stata certificata l'utenza sostenibile dei dipartimenti in base agli stringenti requisiti fissati per ogni classe di laurea dal decreto 47 del gennaio 2013, uno degli ultimi decreti attuativi della riforma Gelmini firmato dall'allora ministro Francesco Profumo. E' emerso che i corsi di laurea di Biotecnologie, Scienze Biologiche, Scienze psicologiche applicate, Psicologia applicata clinica e della salute, Scienze motorie e sportive hanno un numero di immatricolati previsti per il prossimo anno accademico superiore alla numerosità massima della classe così come dettata dal Ministero.
Così, è arrivata la proposta del numero programmato. "Al momento dell'approvazione della sostenibilità dei corsi in Consiglio d'amministrazione", ha sottolineato Inverardi, "ho annunciato che avrei portato all'attenzione del Senato Accademico la proposta di numero programmato per le triennali di Biologia, Biotecnologia, Psicologia, Scienze Motorie e per la magistrale di Psicologia. Così che ci fosse il tempo per discuterne".
Nessuna sorpresa, dunque. "La proposta è agli atti del Consiglio d'amministrazione", spiega Inverardi. "Il verbale del Consiglio è stato inviato a tutti, con i numeri precisi del documento di sostenibilità così come lo abbiamo approvato: tanto è vero che stamane sono stati pubblicati sulle pagine de Il Centro. E il Consiglio studentesco, preso atto di quanto discusso in Consiglio d'amministrazione, aveva dichiarato la propria contrarietà a qualsiasi proposta di numero programmato".
D'altra parte, Paola Inverardi aveva già manifestato la necessità di istituire il numero programmato per alcuni corsi di laurea, in campagna elettorale e ancor prima dell'insediamento. "È inevitabile introdurre il numero programmato", aveva spiegato in una intervista del settembre 2013. "Per quest'anno non lo abbiamo fatto, perché c'erano margini di manovra consentiti dalla legge. Dal 2014/15 avremo però regole più stringenti, quelli del decreto 47 che fissa requisiti per ogni classe di laurea. Se si supera il numero di studenti stabilito, le risorse devono aumentare in modo proporzionale. In alcuni corsi di laurea il problema non c'è, ma per quelli della classe di Biologia i numeri di studenti stabiliti per legge sono più bassi rispetto a quelli che abbiamo. L'anno scorso abbiamo avuto 800 iscritti solo a Psicologia e le facoltà aquilane di Biologia e Biotecnologie sono tra le pochissime in Italia che non hanno numero programmato e ogni anno hanno moltissimi iscritti, che magari passano alle facoltà mediche negli anni successivi al primo. L'aumento dei corsi a numero chiuso è, insomma, una decisione in parte imposta".
Sul mancato confronto, poi, Inverardi è chiara: "Già prima della mia elezione a Rettrice, ho chiesto più volte all'Udu un incontro per discutere dell'adeguamento dell'offerta formativa sulla base dei requisiti imposti dal Ministero. Senza risultati. Sono sempre disponibile ad una discussione accettabile e sensata. Non quando si sta svolgendo la riunione di un organo d'Ateneo, però".
Il Senato accademico di stamane, comunque, ha ritirato la proposta di numero programmato per la magistrale di Psicologia ed ha alzato da 300 a 400 posti il numero previsto per il corso di laurea triennale. "Discutendone oggi", spiega Inverardi, "abbiamo ritenuto opportuno non introdurre il numero programmato per la magistrale e abbiamo rivisto alcuni numeri approvati in Consiglio d'amministrazione. Segno che quando la discussione è sensata, può anche portare a rivedere delle decisioni assunte".
Non basta, però. "Noi rimaniamo contrari all’introduzione del numero programmato locale, stigmatizziamo lo stravolgimento dell’iter accademico che si sta seguendo sui temi didattici, stigmatizziamo ancor più il 'barricarsi' del Senato Accademico", incalza infatti l'Unione degli Universitari. "Incassiamo la vittoria sulla magistrale di Psicologia, salva solo grazie al nostro blitz. Ci preme però allertare la città, perché mentre a parole sono anni che le autorità accademiche parlano di apertura con il territorio, sinergie, rinascita della città intorno all’università e di sintonia con il documento OCSE che prevede 30mila studenti per salvare la città, al contrario nei fatti, come denunciamo da un anno, si sta tornando verso l’Ateneo da 18mila studenti. Introdurre il numero programmato locale nell’anno del ritorno delle tasse universitarie, oltre a rappresentare l’ennesimo attacco al diritto allo studio della nostra generazione, rischia di far crollare il numero degli immatricolati all’Università dell’Aquila".