Le verità di Paola Inverardi. All'indomani dell'approvazione del numero programmato per i corsi di laurea triennale in Biologia, Biotecnologia, Psicologia e Scienze Motorie, la Rettrice - accanto a lei i membri del Senato accademico, esclusa la prof.ssa Cifone, dioriana e grande avversaria della Inverardi alle passate elezioni - ha convocato una conferenza stampa per spiegare alla città i motivi di una scelta che sta facendo molto discutere.
"Abbiamo apprezzato l'interesse manifestato dal territorio in queste ore - ha sottolineato Inverardi -, segno di quanto sia importante il destino dell'Ateneo per un vero rilancio della città. E siamo contenti si apra un dibattito costruttivo. Le notizie diffuse negli ultimi giorni, però, non riflettono la realtà delle cose: il rischio è che passi un messaggio fuorviante".
Inverardi ha inteso ribadire che il numero programmato è stato istruito per soli quattro corsi di laurea triennale: "Concentrando l'attenzione su questa scelta assunta dal Senato accademico, non si è dato il giusto risalto allo sforzo compiuto perché venisse mantenuta l'intera offerta formativa". Che consta di 30 corsi di laurea triennali: 12 ad accesso programmato nazionale, i corsi di area sanitaria per intenderci, 4 ad accesso programmato locale, appena istruiti per l'appunto, e 14 ad accesso libero. Così come i 32 corsi di laurea magistrale (4 magistrali a ciclo unico, al contrario, sono ad accesso programmato nazionale). "Un risultato importante - incalza la Rettrice - viste le risorse decrescenti e il taglio ai finanziamenti".
Inverardi ha spiegato i motivi che hanno spinto il Senato accademico ad una scelta che "nessuno è stato felice di prendere". In base agli stringenti limiti stabiliti dal decreto 47 del gennaio 2013, uno degli ultimi decreti attuativi della riforma Gelmini firmato dall'allora ministro Francesco Profumo, ogni classe di laurea deve mantenere un numero di studenti che tenga conto dei requisiti minimi di docenza e delle risorse logistiche nella disponibilità dell'Ateneo. Purtroppo l'Univaq, come tutto il sistema accademico nazionale, soffre il taglio delle risorse deciso dagli ultimi governi, "di centrodestra e centrosinistra" sottolinea Inverardi, quasi a rispondere ai politici che, in queste ore di campagna elettorale, si sono affrettati a muovere delle critiche alle decisioni assunte dal Senato accademico.
Nel periodo 2008-2012, l’Ateneo aquilano ha perso 84 docenti fra professori ordinari e associati, pari al 20% del totale. Anche il personale tecnico-amministrativo è diminuito di 42 unità, pari all’8% del totale. Con l'aggravante dei limiti al turn-over, "alla capacità cioé di sostituire i docenti fuoriusciti: fino a ieri, era permesso un turn over pari al 20%, su 100 docenti in uscita potevamo assumerne 20. Quest'anno, si è passati al 50%: fino al 2018, però, l'anno di parità, saremo in perdita.
In questo contesto, è emerso che i corsi di laurea in Biotecnologie, Scienze Biologiche, Scienze psicologiche applicate, Psicologia applicata clinica e della salute, Scienze motorie e sportive hanno un numero di immatricolati - previsti per il prossimo anno accademico - superiore alla numerosità massima della classe così come dettata dal Ministero. "Le risorse umane su cui l'Ateneo può contare, così come le risorse, decrescono. Dunque - ha ribadito Inverardi - anche alla luce degli stringenti vincoli normativi imposti dalla riforma Gelmini, è impossibile garantire sostenibilità all'offerta formativa di 10 anni fa. Siamo riusciti comunque a non ridimensionare lo spettro dell'offerta, istruendo il numero programmato per soli quattro corsi di laurea triennale. Tra l'altro con numeri molto alti, calibrati nel modo più estensivo possibile".
Insomma è stata garantita l'offerta formativa - chiarisce Inverardi -, rispettando i vincoli imposti dal Ministero che, se violati, possono portare infine alla soppressione dei corsi, e "con una idea di sviluppo che va nella direzione già stabilita con le linee strategiche: offrire agli studenti corsi di qualità, con servizi che possano stimolare l'attrattività dell'Ateneo".
Evidentemente, è possibile assicurare corsi di qualità se l'offerta formativa è sostenibile in considerazione del numero degli studenti e delle risorse logistiche. Non solo. La Rettrice è tornata a ribadire i problemi che soffre l'Ateneo: l'alto numero di studenti inattivi e che abbandonano il corso di studi con il passare degli anni. Dati che sono in correlazione tra loro, evidentemente. "E' necessario investire perché gli studenti che decidono di immatricolarsi a L'Aquila completino in tempi ragionevoli il percorso accademico. In questo senso, è vitale assicurare corsi sostenibili".
Il nostro interesse primario - ha spiegato ancora l- "è offrire il miglior servizio possibile agli studenti. Non intendiamo trattarli come una merce, come affittuari o fruitori di pub. Sono ragazzi che si iscrivono ai nostri corsi immaginando un futuro che dobbiamo far di tutto per garantire, assicurando gli strumenti migliori possibili perché possano competere nel mercato del lavoro. Vogliamo 'produrre' cittadini attivi e consapevoli, non affittuari per qualche mese. E' un dovere etico, civile e morale, oltre che statutario".
Così, la decisione del Senato accademico di istruire il numero programmato. Nonostante il parere negativo del Consiglio d'amministrazione che, venerdì scorso, aveva bocciato la programmazione didattica presentata dalla Rettrice. Il Cda, ieri, è stato sciolto per mancanza del numero legale. Per questo, non c'è alcun timore che la decisione del Senato possa essere considerata illegittima. "E' dal 1994 che sono all'Università dell'Aquila. E' la prima volta che - senza alcuna giustificazione - la riunione di un organo dell'Ateneo viene sciolta perché non raggiunge il numero legale. Eppure, si discuteva dell'offerta formativa dell'Università, l'atto più importante della vita di un Ateneo. Venerdì, a seguito della bocciatura della programmazione, avevo sottolineato come fosse necessario vedersi di nuovo, perché entro domani siamo obbligati ad approvare la programmazione. Abbiamo presentanto una delibera diversa, nella forma e nella sostanza, per chiarire - ancora - i motivi che hanno portato alla scelta del numero programmato. Erano presenti, però, soltanto cinque membri dei dieci effettivi: oltre a me, i docenti Fabrizio Berti e Michele Pisani, l'esterno Roberto Marotta e il rappresentante degli studenti Lorenzo Cococcia. Assenti, invece, la docente Annalisa Monaco, i rappresentanti del personale tecnico-amministrativo Pierpaolo Baldini e Fabrizio Carnicelli, l'esterna Augusta Robimarga, e la rappresentante degli studenti Chiara Teresa Juchich. Che avevano bocciato già venerdì la proposta di programmazione".
Evidente come siano mancati all'appello i membri del Cda ancora sotto il controllo dell'ex rettore, Ferdinando Di Iorio. "Un gesto di grave irresponsabilità istituzionale". Inverardi ha invece riconosciuto il comportamento responsabile dei rappresentanti degli studenti: "Si sono detti contrari alla proposta, e rispettiamo - pur non condividendola - la loro posizione. Hanno tenuto però un comportamento istituzionale irreprensibile. Certo, nella seduta del Cda uno degli studenti non si è presentato per far mancare il numero legale e scongiurare, così, il parere favorevole dell'assise. Hanno spiegato e motivato la scelta, però. E hanno partecipato attivamente al Senato accademico".
Dunque, nessun timore di illegittimità. Anche perché - a quanto si è capito - il Consiglio d'amministrazione ha funzione di approvazione della programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale, nonché di vigilanza sulla sostenibilità finanziaria delle attività. E' il Senato accademico che svolge invece funzioni normative, di indirizzo, di programmazione, coordinamento e controllo delle attività didattiche e di ricerca dell’Ateneo.
A conclusione della conferenza stampa, la Rettrice ha mostrato alcuni numeri dell'Ateneo aquilano. Se gli iscritti all'anno accademico 2013/2014 sono in linea con gli anni passati (25.088 a fronte dei 25263 nel 2010/2011), nei corsi di laurea triennale che saranno a numero programmato si registra un aumento delle iscrizioni [tabella 2] e, contestualmente, una altissima percentuale di abbandoni e inattivi [tabella 3].
Con il numero programmato, e rispetto ai dati di questo anno accademico, l'Ateneo perderebbe 1561 studenti, il 6.22% degli iscritti al primo anno [tabella 4] che, come già visto, si dimezzano però al passaggio dal primo al secondo anno.
"Una scelta difficile che speriamo, però, possa portare - nel tempo - ad un aumento importante degli studenti attivi", ha concluso Inverardi. Tra gli indicatori utilizzati dal Miur per i finanziamenti aggiuntivi alle università, infatti, vi sono il numero degli studenti iscritti regolari che abbiano conseguito almeno 12 crediti formativi e il rapporto tra crediti formativi acquisiti e previsti dal piano di studi [tabella 5]. Finanziamenti premiali che permetterebbero, per esempio, di supplire ai limiti del turn over permettendo l'assunzione, così, di docenti. Con la possibilità, dunque, di rendere ancor più sostenibile l'offerta formativa.
Tabella 2
Tabella 3
Tabella 4
Tabella 5