A quattro anni dal terremoto, l’Univaq dà i numeri. E sono confortanti: più di 1000 dipendenti e, ad oggi, un numero di studenti che sfiora i 26000. Più significativo appare, riguardo il numero degli studenti, l’andamento dal 2006 ad oggi. Per l’anno accademico 2006/07 gli studenti iscritti all’Ateneo erano 22982, nel numero sono compresi tutti gli studenti iscritti a corsi di laurea, scuole di specializzazione, Master e dottorato di ricerca. Per il 2007/08 erano 24395, per il 2008/09 24756, per il 2009/10, nonostante le infauste previsioni, gli studenti iscritti furono 24805.
Negli anni successivi il numero è continuato a crescere, fino al 14% in più nel 2011/12 rispetto al dato del 2006/7. Sicuramente il dato più sorprendente è quello dell’anno accademico corrispondente al sisma, dove persino il numero delle matricole rimase invariato rispetto all’anno precedente (6984), smentendo tutte le voci, anche autorevoli, che davano per persa l’Università e la città. Tra i motivi di tale insperato recupero sicuramente l’accordo di programma con il MIUR, ma ancora più determinante fu il preciso segnale che l’Università volle dare ai suoi studenti e, soprattutto, alla sua città, rimanendo con tutti i suoi corsi di laurea a L’Aquila e riaprendo i battenti, tra mille difficoltà, il 19 ottobre 2009. Che anche a pensarci ora appare un miracolo.
Sicuramente l’esonero delle tasse Universitarie ha giocato a favore dell’Università, ma i dati delle iscrizioni lasciano intravvedere altre possibili concause. Se infatti si analizza la provenienza degli iscritti all’Università nell’anno accademico 2011/2012 e la si confronta con il dato del pre-sisma (anno accademico 2006/7), si osserva come gli studenti abruzzesi siano leggermente diminuiti, passando da 15955 a 15269, mentre gli studenti provenienti da altre regioni sono nettamente aumentati: da 6945 a 10707. In particolare, il numero degli studenti laziali è aumentato del 35% (più di 5000), dalla Campania gli studenti sono più che raddoppiati (circa 1500), dalla Puglia sono cresciuti del 25% (1200), dalle Marche nel 2012 gli iscritti sono stati 635, quasi il doppio del 2006.
In Regione, invece, gli studenti iscritti sono diminuiti di circa il 6%, tranne che dalla provincia di Pescara, dove gli iscritti sono in numero stabile.
Dei più di 26.000 studenti iscritti all’Università dell’Aquila lo scorso anno accademico, più del 40% è fuori regione e il 23% fuori Provincia, il 20% dalla provincia dell’Aquila e il 15% è aquilano.
Sebbene si siano attivati, negli anni passati, sistemi di trasporto gratuito da alcune città limitrofe e ci sia stato l’esonero tasse, questi due elementi, da soli, non possono giustificare né il numero di studenti iscritti, né l’aumento del numero di matricole. Appare evidente, infatti, che molti degli studenti debbano risiedere per seguire le lezioni, affrontando spese e soprattutto disagi dovuti alla situazione nella quale versa la nostra città. E non è neanche ipotizzabile che gli studenti siano tutti o la maggior parte, studenti virtuali (che non frequentano), basta infatti controllare il numero dei corsi sdoppiati, nei corsi di laurea triennale. Molti corsi di laurea sono a “numero aperto”, questo è vero, ma parlando con molti degli studenti fuori regione, si ha l’impressione che dell’Aquila si sia parlato così tanto in questi anni che più di qualcuno ha scoperto la città e la sua Università solo da poco. Studenti pronti a partire per il Nord, hanno preferito L’Aquila,verificando che la sua Università non si è fermata, la sua didattica è di ottimo livello e la ricerca molto competitiva con eccellenze in diverse aree.
Si è spesso parlato dell’Aquila come città Universitaria e anche illustri economisti vedono nell’Ateneo un punto di forza della città, che potrebbe ragionevolmente puntare su una Università ad alta residenzialità. Partiamo, quindi, da questo “tesoretto” di studenti iscritti all’Ateneo, e cominciamo a lavorare per una città a dimensione di studente. Di tutti gli studenti di ogni grado.
Qualsiasi sarà la politica Universitaria negli anni che verranno e comunque si pagheranno gli esiti della legge Gelmini, l’Università e la città hanno una grande responsabilità nei confronti di queste nuove generazioni: la loro preparazione, gli sbocchi lavorativi, il diritto allo studio, il diritto dell’abitare per chi è aquilano e per chi lo diviene nei suoi anni di formazione, il diritto ad una cittadinanza vera fatta non solo dei servizi essenziali (abitazione, trasporti, salute), ma anche di possibilità di confronto, crescita personale e professionale, ed ancora lo sport, il divertimento, la cultura.
Tra le tante sfide, quella di una città universitaria, della conoscenza, dell’innovazione, dei giovani, è senza dubbio quella che ci regalerebbe un futuro più vivibile.
di Giusi Pitari