E' esplosa in questi giorni la polemica per il cosiddetto pacchetto scuola, il dossier che potrebbe cambiare il futuro dell'istruzione italiana. Dopo un lavoro di settimane, il nuovo cantiere di viale Trastevere ha prodotto un piano scuola che, proprio in queste ore, dovrebbe passare tra le mani del premier Matteo Renzi e diventare decreto legge entro la fine dell'estate.
Le priorità del Miur del Ministro Stefania Giannini e del sottosegretario all'Istruzione Roberto Reggi (nella foto) non sono, però, ancora del tutto chiare. Lo scorso 2 luglio, Reggi ha rilasciato un'intervista a LaRepubblica che ha suscitato parecchio scalpore. Capiamo perché.
Innanzitutto il sottosegretario ha improntato il discorso in linea con lo stile del governo Renzi, avanzando la proposta di premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica). Scegliere i premiati sarà poi compito dei dirigenti scolastici, dandogli un potere forse inappropriato per il proprio ruolo e per la propria vicinanza agli insegnanti stessi. I presidi, inoltre, potranno ricevere un bonus in base alla valutazione dell'istituto (regolato probabilmente dai discussi test Invalsi).
L'altro lato della medaglia, però, è quello che ha fatto imbestialire i sindacati. Nella stessa intervista il sottosegretario ha parlato di un numero maggiore di ore per gli insegnanti ed un periodo più lungo. Considerando che, secondo Reggi, oltre alle ore settimanali di insegnamento c'è "chi fa troppo e chi fa zero" il sottosegretario ha proposto 36 ore per tutti; una soglia che in particolare riguarderebbe elementari e scuola d'infanzia. Inoltre, ha parlato di uno scarto di venti giorni tra i 230 giorni di stagione ed i 208 di scuola, giorni che propone di recuperare a giugno. Ovviamente le dichiarazioni hanno suscitato un mare di polemiche. Ci sono già state in questi giorni due manifestazioni e, per il 26 settembre è previsto uno sciopero generale, indetto dal Sisa, il Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente.
Le polemiche non si sono fermate, nonostante il passo indietro di Reggi che, nel corso dell'evento Cantiere scuola del Pd Siciliano, si è scusato, dicendo che si era trattata di "una stupidaggine". "Quello delle 36 ore - ha precisato - è solo il limite massimo da considerare per ogni insegnante. Non di certo un obbligo". Il giorno seguente, però, nella trasmissione radiofonica di Radio Rai, Radio Anch’io, ha spiegato meglio la questione: "Nessuno ha parlato di 36 ore per gli insegnanti. Oltre alle ore di insegnamento i docenti preparano lezioni e fanno altre attività che potrebbero essere fatte a scuola o a casa. E' importante dedicare tempo alla formazione così come all'organizzazione scolastica". Il sottosegretario ha comunque ribadito che l'orario di lavoro dovrà essere oggetto di revisione e contrattazione. Ed è proprio quest'ultima affermazione ad aver allarmato i sindacati. Secondo la Cgil, l'intenzione del sottosegretario sarebbe quella di arrivare ad un contratto di lavoro flessibile. Inoltre, neanche la smentita sulle 36 ore convince vista la conferma invece della questione che riguarda le supplenze brevi. Se si intende ricorrere prevalentemente ad insegnanti di ruolo, quindi a chiamate interne piuttosto che esterne e senza un compenso extra, significa, in sostanza, che le ore degli insegnanti aumenterebbero comunque.
La Ministra Giannini ha preso in qualche modo le distanze. Ha dichiarato all'Ansa: "Non abbiamo un calendario già fissato. Il nostro obiettivo ora è sui contenuti di urgenza. Vogliamo metterli in un decreto legge e poi fare una riflessione più ampia su altri temi come, ad esempio, la formazione degli insegnanti".
"Tra le questioni urgenti - ha inoltre spiegato il ministro - c'è la semplificazione del sistema di reclutamento universitario (quello su cui abbiamo fatto la proroga), c'è, per me almeno, 'Quota 96' che è un altro capitolo che risolve un problema e apre un'opportunità per 4mila giovani che possono essere assunti, il tema del miglioramento dell'offerta formativa e c'è il capitolo Invalsi e altre questioni che riguardano la scuola e che devono essere messe su un binario di maggiore rapidità. Poi ci sarà tutta una grande riflessione su valutazione, miglioramento, premialità degli insegnanti che necessariamente devono avere un tempo più lungo, ma non ci sono date fissate".
A preoccupare sindacati e insegnanti c'è infine un'altra questione, sollevata da Reggi: l’orario d'apertura delle scuole dalle 7 alle 22 con i costi per l'apertura straordinaria degli istituti da assegnare a privati ed associazioni. Per gli studenti ed aspiranti insegnanti si aprono invece nuove possibilità allettanti: l'iter da seguire per diventare insegnanti potrebbe semplificarsi con il conseguimento di una laurea magistrale ed una stagione di tirocinio presso un istituto, per poter accedere poi ad un esame propedeutico per l'abilitazione. Allo stesso tempo, e con molto urgenza, c'è da svuotare la vecchia graduatoria che conta ben 154.398 iscritti. Eppure, viene da chiederci, dove verranno presi i soldi? Ebbene una soluzione potrebbe esserci e comporterebbe il taglio di un anno delle scuole superiori, portandola a quattro, sulla base di un modello internazionale.
Anche se l'idea di scuola che la ministra ed il sottosegretario hanno in mente non è ancora del tutto definita e, forse, non pienamente condivisa, nell'aria ci sono grandi cambiamenti. Sempre il sottosegretario ha invitato a non aver paura dei cambiamenti. Eppure, forse a ragione, le perplessità sulle nuove misure che il Miur adotterà restano. Quel che è certo è che gli insegnanti e studenti non staranno a guardare.