Martedì, 16 Settembre 2014 17:18

Univaq, giorni di immatricolazioni: la vita alla Campomizzi, nel racconto di uno studente

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Giorni d’immatricolazioni, test d’ingresso e risultati all’Università dell’Aquila. Giorni di matricole accompagnate dai genitori, di annunci posto letto, doppia, tripla vicino fermata bus in tutta la città. Giorni di curiosità per il numero totale di iscritti, in quest’anno così importante in cui si torneranno a pagare le tasse: quanti studenti ci saranno all’Aquila nell’anno accademico 2014/2015? Saranno pendolari? Prenderanno casa in affitto in città? Come si troveranno?

Ma c’è un posto, proprio nel cuore del traffico cittadino, dove questo è un periodo di nuove conoscenze e nuovi equilibri, un posto dal quale puoi scommettere con gli altri di andare al Maury’s in pigiama: è l’ex caserma Campomizzi, ora residenza universitaria. A raccontarlo è Daniele, studente fuori sede che vive qui da quattro anni.

“Per uno studente di liceo fresco fresco di maturità sono giorni cruciali: l’università, questa sconosciuta, che ti catapulta nel vortice auto-organizzato delle lezioni, delle sessioni d’esame e della fantomatica vita universitaria”, spiega. “Per me, che sono ormai al terzo anno di corso, la svolta è stata ancora più sentita perché sono tra i pochi a cui è stata consentita la permanenza nella casa dello studente. Confesso che all’inizio ero intimorito da questa mia scelta perché l’idea della convivenza non con quattro o cinque coinquilini bensì con altre 250 persone mi terrorizzava. Però, andando avanti nel tempo, ho cominciato ad apprezzarne i lati positivi: la nostra convivenza è diversa da quella degli altri studenti, nelle case in affitto. Tante teste, tanti pensieri diversi perché diverse sono le regioni di provenienza ed i relativi divertenti accenti”.

Una vera e propria ricchezza, sottolinea Daniele, “un’opportunità in più per crescere negli anni dell’università. Lo scambio di opinioni che si viene a creare in un qualsiasi momento della giornata, che sia a mensa o nella pausa sigaretta, serve a crescere, a rapportarsi meglio con gli altri e alla fine scegliere quelli che saranno poi gli amici più stretti, con cui passi la maggior parte del tempo. Confesso che in questi anni le delusioni non sono mancate qui alla casa dello studente, ma credo che i rapporti di amicizia che si creano qui siano davvero sinceri perché alla fine siamo come una grande famiglia. Ecco, l’ho detto: siamo una grande famiglia. Quando torno la sera dopo le lezioni, quando vado a mensa con gli altri ragazzi, ho la sensazione che si prova quando si sta in famiglia: se hai un problema ti senti capito dagli amici dai quali in ogni caso non ti sentirai mai giudicato”.

Al momento, gli studenti residenti nella ex caserma sono 400: “Quando sento voci sull’intenzione di chiudere questa struttura, sento un vuoto nello stomaco e mi assale la tristezza: non credo che sia giusto chiudere la nostra Campomizzi (nostra sì, perché appartiene a noi studenti) in primis perché non tutti possono permettersi l’affitto di una casa, e dunque bisogna garantire il diritto allo studio, e poi perché auguro a ogni studente di sentire sulla propria pelle il calore di sentirsi in famiglia anche a tanti chilometri da casa”.

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