Mercoledì, 21 Gennaio 2015 16:16

Il futuro dell'Univaq, tra 'profezie di sventura' e strategie per il rilancio

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I numeri dell'Univaq. Attesi, temuti, discussi.

In molti avevano predetto un crollo delle immatricazioni e un calo verticale delle iscrizioni a seguito della reintroduzione delle tasse universitarie e dell'inserimento del numero programmato in quattro dei sessantasei corsi di laurea, tra triennali e magistrali, attivati per l'anno accademico 2014/2015.
Al contrario, la rettrice Paola Inverardi - prima, durante il Consiglio comunale straordinario del dicembre scorso, poi, ai microfoni di alcune testate d'informazione locale - ha inteso rassicurare la città. Il temuto calo delle iscrizioni non c'è stato: anzi, i numeri si attestano a quelli dell'anno passato, più o meno ventimila studenti (19401 al 18 dicembre, alla stessa data dello scorso anno erano 20187). Si attesteranno sui 5mila, invece, i nuovi immatricolati, 2mila in meno rispetto a dodici mesi fa.

Come interpretare questi numeri? La lettura offerta dalla rettrice Inverardi, evidentemente, è positiva. Al contrario, l'Unione degli Universitari ha fornito una analisi dei dati completamente differente. Prevedibile, se è vero che l'Udu ha avversato la rettrice Inverardi sin dalla campagna elettorale, sostenendo candidature più vicine alle posizioni dell'uscente - e ancora assai influente - Ferdinando Di Orio.

"Sembra ormai chiaro che le iscrizioni all'Università degli Studi dell'Aquila siano stabili. Considerate le recenti politiche di Ateneo, inserimento del numero programmato nei quattro corsi più attrattivi e reintroduzione netta delle tasse universitarie nonostante il buonsenso consigliasse una gradualità nel loro ripristino, questo risultato non può che sorprendere tutti, addirittura noi", si legge in una nota del sindacato degli universitari. "Ci sorprende proprio perché, da attenti osservatori quali siamo, la nostra lettura è decisamente diversa, e proprio perché da attenti osservatori a 'profeti di sventura' il passo è breve. Ma veniamo al dunque".

Ecco, veniamo al dunque. L'Udu ricorda la battaglia della rettrice per vincere il fenomeno degli studenti inattivi, gli studenti cioé che non hanno maturato sufficienti crediti formativi seppure regolarmente iscritti all'Università. Senza dubbio, un problema per il nostro Ateneo. Un fenomeno dovuto, anche e soprattutto, al mancato pagamento delle tasse negli anni passati: a dire, in molti hanno deciso di iscriversi all'Univaq perché qui non si pagavano le tasse, in particolare studenti alla seconda o terza laurea, avanti con gli anni. La rettrice Inverardi - si legge nella nota - aveva messo le mani avanti già nel luglio scorso, "paventando la presenza in Ateneo di 9000 studenti inattivi che, con la reintroduzione delle tasse universitarie, sarebbero spariti. Questo con l'intento di rendere qualunque crollo di iscrizioni 'giustificabile' come una fuga degli studenti 'finti', piuttosto che come un danno generato da una politica portata avanti dalla Rettrice senza la minima attenzione al tema della 'dimensione dell'Ateneo'".

Un tema questo su cui torneremo tra un attimo. Sta di fatto che la situazione, ad oggi, appare ben diversa: molti degli studenti inattivi hanno deciso di iscriversi anche per l'anno accademico entrante. Una buona notizia, verrebbe da dire.

E torniamo, così, alla 'dimensione dell'Ateneo'. Nella nota, l'Udu accenna al documento Ocse che delineava come imprescindibile - per il futuro sociale ed economico della città - una università da 30mila studenti. Dimentica, però, di sottolineare che il documento immaginava una università di studenti prevalentemente residenti: è questa la grande sfida che dovrà affrontare l'Ateneo aquilano, nei prossimi anni. Strutturare una Università capace di attrarre intelligenze che decidano di costruire qui il loro futuro, una Università capace di convincere gli studenti a vivere e investire su questo territorio.

Le scelte compiute negli anni passati, gli anni del post terremoto, hanno permesso all'Univaq di mantenere una dimensione accettabile in termini di studenti iscritti. Non certo di strutturarsi come Ateneo di studenti residenti. Molti sono i pendolari, ragazzi che vivono altrove e che frequentano le lezioni, quando va bene, per poi lasciare la città, a sera. Come detto, molti sono gli iscritti che hanno scelto l'Univaq solo perché non si pagavano le tasse, per ottenere una seconda o terza laurea e che, numeri alla mano, hanno evidentemente deciso di concludere comunque il loro percorso formativo, seppur su tempi lunghi.

Se l'Università, al contrario, intende davvero attrarre giovani studenti che scelgano di vivere e studiare a L'Aquila, valorizzandoli come cittadini, produttori cioé di conoscenze, energie e competenze, dovrà essere capace di seguire strade diverse. Su queste strade si potrà valutare il lavoro di Paola Inverardi che, sin dalla campagna elettorale, ha chiaramente disegnato il modello di università a cui avrebbe provato a dar gambe. E' su quel modello che ha vinto le elezioni. E' in quella cornice che vanno collocate le scelte compiute fino ad ora.

Seguire la strada tracciata dal modello Calafati vuol dire lavorare ad una università di studenti che scelgano L'Aquila per l'assoluta qualità dell'offerta didattica, dei servizi offerti, oltre che per la capacità della città di promuovere connettività, qualità urbana e mobilità sostenibile. Una sfida che incalza anche il mondo della politica. Seguire la strada tracciata dal modello Calafati vuol dire mettere in conto anche di perdere studenti, almeno inizialmente. Ed infatti, l'Univaq - rispetto all'anno passato - ha perso più o meno 2mila nuove matricole. "Il calo delle immatricolazioni stabilisce un netto calo di attrattività del nostro Ateneo su cui hanno inciso sicuramente i numeri programmati, ma se consideriamo il mancato riempimento dei contingenti dello stesso capiamo che non è stato l'unico fattore in gioco, complice il brusco reinserimento delle tasse", denuncia l'Udu.

Una preoccupazione comprensibile, per carità. Se il trend venisse confermato per il prossimo triennio, in effetti, "ci troveremmo con un Ateneo che nel 2017 si attesterebbe sui 18.000 iscritti". Verissimo. Non è solo una questione di numeri, però. Piuttosto, di strategia. Se poi le scelte assunte sapranno davvero trasformare l'Univaq in un Ateneo di studenti residenti, è difficile a dirsi: la strada è tracciata però, indicata con chiarezza e con chiarezza perseguita. Sin dalla campagna elettorale che ha sancito la vittoria di una idea di futuro possibile. Non certo l'unica, una delle idee possibili. 

Sarà l'idea vincente? La risposta restituirà anche il giudizio sulla gestione della rettrice Inverardi.

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Gennaio 2015 18:09

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