Manifestazioni stamane in tutta Italia contro la "Buona Scuola", la riforma scolastica del governo Renzi. Le linee direttive, che oggi saranno presentate in Consiglio dei Ministri, non sono piaciute a studenti e professori che sono scesi in piazza per appoggiare invece la Lip, una legge di iniziativa popolare nata nel 2006 e ripresentata negli ultimi due mesi sia alla Camera che al Senato.
Anche gli studenti dell'Aquila non sono stati a guardare. In molti hanno partecipato al corteo organizzato dall'Unione degli Studenti che, partito da Collesapone, ha raggiunto la Villa Comunale per un breve sit-in. Al centro della protesta l'eterna lotta tra scuola pubblica e privata: secondo gli organizzatori, con la riforma renziana sarebbero messe sullo stesso piano, detassando le rette delle scuole paritarie.
"Quando un governo taglia le tasse alle famiglie che scelgono le scuole private, - dice William Giordano, rappresentante del Liceo Domenico Cotugno, coordinatore Uds e giovane del Partito Democratico - rafforza il ruolo dei presidi e mantiene un costo elevatissimo per il caro libri attacca il diritto allo studio della scuola pubblica. E ha anche il coraggio di dire che è un governo di sinistra e che sta attuando politiche da stato sociale".
Un altro punto caldo della riforma sono i cosiddetti Test Invalsi, introdotti per la prima volta 13 anni fa ed ora diventati d'obbligo per tutti gli studenti italiani. "Una prova antisociale e antidemocratica - continua Giordano - che non tiene conto né del luogo, né del programma svolto. Questo comporta che le scuole che non hanno risultati positivi non ottengono finanziamenti e non riescono a fare, ad esempio, i corsi di recupero. Senza contare la nostra esperienza nel post-sisma quando, per ovvie ragioni, i programmi non erano stati completati".
"I parlamentari del Pd si devono dare una svegliata e presentare dei contro-emendamenti immediati perché la scuola non regge più. Non ci sono più soldi per i corsi di recupero e vengono bocciati sempre più ragazzi. Dobbiamo ricordarci che la scuola è un investimento, non una spesa".
Presente alla manifestazione anche giovanissimi ai primi anni delle superiori, che dimostrano di credere nelle ragioni della protesta. "Non cambierà nulla - ci racconta Brenda - almeno non ora e non subito. Però se gli studenti si fanno sentire qualcosa potrebbe succedere. Piano piano qualcuno ascolterà i nostri pensieri".
Al centro della riforma anche l'assunzione di 150mila precari. Numeri forse azzardati a cui qualcuno non crede. Eppure oggi a L'Aquila, insieme agli studenti, non c'erano né insegnanti, né personale scolastico. Mancava, dunque, chi subisce in prima persona la difficile quotidianità di una scuola che non ce la fa, soprattutto in questa città. Non ce la fa a comprare il materiale per le attività didattiche, costringendo spesso ragazzi e professori a mettere mani ai portafogli: dalle fotocopie per i compiti in classe al materiale per i ragazzi del liceo artistico, ai computer per quelli di scienze applicate. Non ce la fa a garantire spazi adeguati, svolgendo i laboratori musicali ed artistici nei corridoi. Una scuola che a sei anni dal sisma è difficile anche chiamare "scuola", vista la precarietà dei Musp (Moduli ad uso scolastico provvisori).
In questa situazione, gli studenti sono tutti concordi nel definire i loro professori "quasi eroi" perchè, dicono, garantiscono disponibilità anche fuori l'attività didattica.
"Il ruolo della scuola - sottolinea Sofia, un'altra giovane manifestante - da quando c’è stata questa disgregazione del territorio, è diventato fondamentale. Per noi è importante averla aperta anche di pomeriggio, anche solo per andare agli sportelli o ai corsi di recupero o per frequentare un corso di teatro gratuito. Anche perché chi abita lontano, magari preferisce mangiare un panino e rimanere a scuola".
Che per gli studenti aquilani, più che per altri, la situazione sia difficile si sa. Ciò che colpisce però è la voglia che i ragazzi hanno di raccontare i loro problemi: dal fallimento del trasporto pubblico alla mancanza di spazi di aggregazione.
"A parte l'Asilo Occupato, mancano punti dove incontrarci. I centri commerciali andavano di moda prima, ed erano tempi bui - dicono ridendo un gruppo di ragazzi del "Cotugno" - Adesso preferiamo passare il pomeriggio in centro che andare per negozi. I portici sono diventati anche un po' il nostro simbolo".
Una generazione, insomma, quella degli studenti aquilani che, senza cadere nella retorica, prova a capirsi, e a capire ciò che la circonda. "C’è molta frustrazione tra i ragazzi", racconta Alice: "In un nucleo familiare che vive in queste condizioni dal post sisma, il malessere si riversa sull'individuo più giovane della famiglia. I giovani incanalano questo malessere ed è come un cane che si morde la coda all'infinito. Perciò la vera forza è trovare un filo che ci unisca".
Lottare per una causa comune sembra essere un buon punto di partenza per la "ricostruzione sociale": un termine troppo spesso usato ed abusato, che rischia di perdere il suo vero significato, se non si guarda alle esigenze dei più giovani.
"I ragazzi che sono qui oggi - dice Davide - sono venuti sapendo per cosa stavano manifestando. Consapevoli che era qualcosa per cui non devono andare a bussare a qualche porta ma è che è loro e come tale deve essere difesa. E' il culmine dell'esasperazione per noi. Adesso deve arrivare la svolta: o si va giù o si va su. Se le cose non cambiano e vanno peggio perché passa la riforma della scuola e tutto ciò che ne consegue, io credo che in autunno ci si muoverà ancora più prepotentemente di come è stato fatto fino ad oggi. La scuola è un luogo di diretta interazione con la società e con il territorio, e come tale va recuperato".
Nei giorni scorsi aveva dato pubblica adesione alla manifestazione anche l'Asilo Occupato: "Ci sentiamo di scendere al fianco della protesta di questi ragazzi e di questi giovani - si legge in una nota dello spazio in viale Duca degli Abruzzi - sono gli stessi ragazzi aquilani che chiedono spazi aggregativi, necessari per non cedere all'alternativa dell'abbandono culturale, sempre più frequente nella nostra città, e che noi cerchiamo di coinvolgere il più possibile nelle nostre attività, sempre aperte a tutti".
La fotogallery della manifestazione, a cura di Silvia Santucci