Mercoledì, 25 Maggio 2016 20:08

Prove di sinergie intorno la città Smart. Il dibattito in 'Officina L'Aquila'

di 
Intervista a Marco Mari consigliere del Green building Caouncil Italia

L'aspetto sociale e quello tecnologico sono chiaramente interconnessi nella ricostruzione.

Di questo si è parlato mercoledì nella seconda giornata di  "Officina L'Aquila", l'evento che si pone come un tentativo strutturato di racconto della ricostruzione dal punto di vista principalmente delle imprese edili, organizzato dall'agenzia di comunicazione con base a Pescara, Carsa, e l'associazione dei costruttori edili abruzzesi.

Un evento che quest'anno, in più, rispetto le edizioni del Salone della ricostruzione, arriva nel momento di più alta visibilità delle imprese, massicciamente impegnate nel luogo di maggior forza simbolica (oltre che economica e sociale) del centro storico di L'Aquila. Un momento in cui pare di essere sommersi dalla ricostruzione, e le due città, quella futura e quella presente, si sovrappongono.

In questa dissolvenza ciò che non è a fuoco è il riavvio (reboot) del sistema socio-economico della città e del suo territorio, il tema principale per i prossimi anni.

Tema che è stato affrontato nella seconda giornata di Officina chiamata, per l'appunto, "innovazione e futuro" sviluppandosi nella mattinata intorno alla discussione smart city/smart building, che ha visto come protagonisti della tavola rotonda svarieati attori della ricostruzione.

Ad aprire la sessione è stato così Eugenio Coccia, direttore della seconda Università sorta a L'Aquila, quella per il dottorato di ricerca del GSSI, appena riconosciuta ufficialmente dalla Camera.

Coccia ha ricordato come "la città della conoscenza" sia un possibile sviluppo dell'Aquila, quello "prospettato dall'Ocse" tra l'altro. Lo ha fatto davanti ad un pubblico composto da molti costruttori, tecnici, ingegneri, architetti. E imprenditori del mondo dell'edilizia, stakeholder tra i più influenti, vista la forza economica impiegata attualmente nella ricostruzione pesante.

Coccia ha parlato di "necessità di una strategia complessiva", che con il GSSI hanno instaurato al proprio interno, per così dire, "con Infn e Università", ma che adesso ha bisogno di altre sinergie; per ottenere ad esempio "attrattività", basata su "una città interessante che dia un'immagine di vivacità culturale nel campo musicale, teatrale e culturale in genere". E che sia "Smart" anche grazie l'innovazione della banda larga. 

Argomento "banda Larga", toccato ovviamente anche nell'intervento del Presidente di Gran Sasso Acque, Amerigo Di Benedetto, anche lui presente nella tavola rotonda mattutina. Quello dei sottoservizi infatti è uno dei lavori più innovativi, coraggiosi ed economicamente importanti in corso nella ricostruzione. Eppure proprio quello della fibra ottica resta un nervo scoperto. Perché è vero che passerà, grazie anche a Telecom, nel tunnel, che è già molto, ma non è chiaro quanti edifici in ricostruzione si stanno predisponendo per farla arrivare fino alla scrivania del proprio studio o appartamento (FTTH). La differenza, sopratutto in termini d'attrattività, c'è. Come pure c'è, a riguardo, una delibera comunale. Non predisporre sufficientemente FTTH costituirebbe un errore, per non commetterlo c'è bisogno che più pezzi di ricostruzione dialoghino.

Dopo di loro è intervenuto il Presidente di Ance Giovani dell'Aquila Pierluigi Frezza che ha espresso maggiormente il punto di vista dei "giovani". Quei giovani che, in generale in Italia, stanno emigrando come non mai negli ultimi cinqant'anni. Un problema che viene percepito in maniera netta all'Aquila.

"Ci ritroveremo con una città completa, unica per la qualità di palazzi nuovi, ma la visione attualmente non è organica, ci sono delle carenze di progettazione a lungo termine, e non è chiaro dopo la ricostruzione su che basi la città dovrà continuare a vivere". Frezza ha poi concluso ricordando un altro limite che caratterizza L'Aquila presente, ossia la possibilità di accedere a fondi europei "da noi ancora troppo sconosciuti".

Molto interessante il dibattito che ha visto protagonisti il giornalista del Corriere della Sera Sergio Rizzo, Mario Abis dell'università Iulm di Milano e Leopoldo Freyrie, già presidente nazionale degli architetti e in passato anche tra i fondatori del Forum europeo per le politiche architettoniche.

Ainis e Freyrie hanno anche loro sottolinato la mancanza di una visione strategica della progettazione che riguarda tutto il Paese e anche L'Aquila nella prima fase della ricostruzione. "Vero anche che bisogna dotare le città della legislazione di base per fare una pianificazione strategica, strumento che a oggi manca", ha detto Abis che ha aggiunto: "Il terremoto genera una forte discontinuità in tutti i campi, ma quel che vedo diffondersi è l'idea che si possa partire da situazione di crisi per promuovere innovazione, un terremoto può creare delle condizioni economiche e tecniche per fare innovazioni, come è successo con la guerra". Freyrie ha spiegato che "finalmente all'Aquila negli ultimi anni si sta integrando la parte della costruzione, dell'edilizia, con tutto quello che riguarda lo smart. Bisogna offrire ai giovani universitari (vocazione della città è tornare a essere la città universitaria del pre-sisma) anche servizi digitali efficienti. L'Aquila può essere un modello da esportare".

Hanno partecipato al dibattito anche Armando Zambrano, il quale ritiene che "L'Aquila si possa candidare al premio European green capital, il presidente del Consiglio nazionale dei geometri e geometri laureati Maurizio Savoncelli, il presidente dell'Ance Pescara Marco Sciarra, il presidente dell'Inu Silvia Viviani e il consigliere del Green building council Italia Marco Mari [guarda l'intervista sopra].

 

Ultima modifica il Giovedì, 26 Maggio 2016 01:10

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