La presentazione del “Libro Bianco sulla Ricostruzione Privata dei Centri Storici nei Comuni Colpiti dal Sisma Abruzzo 2009”, curato dal Dipartimento della Protezione Civile, da ReLUIS, dal CNR, nonché dagli Uffici Speciali per la Ricostruzione dell’Aquila (USRA) e dei Comuni del Cratere (USRC) è stata l’occasione per parlare dell’impegno post-sisma che, i vari organismi dello Stato, hanno profuso per assistere la popolazione e costruire norme che permettessero una rapida ricostruzione delle abitazioni private.
Ci sono voluti diversi anni per affinare la normativa sulla ricostruzione, partendo dal fatto che le somme necessarie per aprire i cantieri, sono uscite dalle casse dello Stato e quindi, sottoposte anche alla sorveglianza della Corte dei Conti, oltre che al rispetto del Codice degli appalti.
Il ministro Nello Musumeci, nella sua prima partecipazione ufficiale ad un convegno dopo la nomina, ha ringraziato il sindaco Pierluigi Biondi (definito suo caro amico) per quanto fatto finora e individuando il modello L’Aquila, come esempio per altre emergenze. Ha parlato, inoltre, della prevenzione delle catastrofi naturali e della possibilità, nelle zone a rischio, di avere pronto un piano post-emergenziale. Un discorso molto generico, non specifico. Sicuramente riuscirà, con i suoi modi gentili e cortesi, a proporre regole più chiare e stringenti che permettano una maggiore rapidità, nel passaggio, dall’assistenza, agli interventi di ricostruzione post-calamità.
Il convegno è ben riuscito, gli interventi dei vari attori, hanno raccontato quanto è stato fatto nella nostra città. Gli impegni presi, sono stati mantenuti dai vari governi che si sono succeduti in questi 13 anni e mezzo. Tutti, hanno avuto a cuore la ricostruzione.
Viste queste premesse, il Sindaco ci perdonerà l’ardire, ma, sinceramente, non riusciamo a spiegarci perché, in tutti gli interventi effettuati durante la manifestazione di presentazione del Libro bianco,, nessuno ha avuto il coraggio di pronunciare il nome di Massimo Cialente, anche solo per criticarlo. A nostro giudizio una caduta di stile che poteva essere evitata. Era doveroso invitarlo, fargli raccontare, direttamente dalla sua voce, le situazioni che ha vissuto sulla sua pelle, a partire dal 6 aprile in poi.
Sindaco Biondi, lei è stato eletto nel 2017, quando, nel bene o nel male, erano già passati otto anni da quel 6 aprile. Anni, in cui il “tiraggio” era piuttosto consistente. Le discussioni erano all’ordine del giorno, si cercava di trovare una strada più agevole per approvare i progetti. Quando è entrato a palazzo Fibbioni, per il passaggio delle consegne, non ha trovato la scrivania vuota o piena di calcinacci, ma ha trovato esperienze altrui (alcune positive altre negative), ha trovato 45 mila aquilani rientrati nelle loro abitazioni, ha trovato gli uffici speciali insediati, ha trovato il “concorsone” espletato, ha trovato la possibilità di assumere tre dirigenti in deroga alle normative, insomma ha trovato quello che altri avevano già ottenuto. Questo le ha permesso di affinare le analisi e le proposte che, non lo neghiamo, le hanno permesso di individuare e sciogliere alcuni nodi, da troppo tempo ingarbugliati.
Non ha dovuto ricominciare tutto da capo, ha modificato quello che, a suo giudizio, non andava. Non ha dovuto inventare, dal nulla, le norme di ricostruzione, magari le ha solo dovute adeguare alla situazione attuale. Correggere, è sicuramente meno difficile che creare da zero e il nuovo Codice della Ricostruzione, appena firmato dal commissario Giovanni Legnini, ne è la dimostrazione.
Allora perché l’oblio su Massimo Cialente e su tutte le persone che hanno collaborato con lui nell’amministrare? Perché nemmeno una menzione? I cittadini aquilani, dal 2009 al 2017 non sono stati lasciati al proprio destino, ma hanno avuto le attenzioni che merita un popolo ferito nell’anima.
Perché aver timore di ringraziare, oppure criticare, colui che per otto lunghissimi anni ha guidato la città nel post-sisma? Certo il confronto con Cialente è difficile, glielo dice uno che spesso ci si è scontrato in modo duro, però non si può dire che non ha amato e non ama L’Aquila e i suoi cittadini. La sua esperienza e le sue conoscenze della materia, potrebbero tornare utili a chiunque si trovi a gestire situazioni di emergenza gravi, come quelle che ha subito la nostra Città.
Sindaco Biondi, oramai la sua leadership è riconosciuta da tutti. Addirittura si racconta che entra ed esce dai Ministeri come se fosse a palazzo Fibbioni, ha rapporti diretti e amicali con il Presidente del Consiglio, ha ottenuto, per suoi ex assessori o consiglieri, due sottosegretari nel governo, un paio di senatori, un vice presidente della Giunta Regionale, un vice presidente del Consiglio Regionale. Come un Re Mida moderno, chi le è vicino, scala subito le posizioni politiche ed istituzionali, non c’è nessuno, nel suo schieramento, che possa mettere in dubbio la sua parola. Eppure, lo spettro di Massimo Cialente, aleggia nella sua testa fino al punto di non nominarlo e non farlo nominare, come per esorcizzare la figura del suo predecessore.
In conclusione, vorrei ricordare al sindaco dell'Aquila, un vecchio proverbio cinese, che riguardava l’amore, ma che ho voluto adattare alla sua situazione di politico "il potere è come la luna se non cresce cala"
Nei prossimi anni, sindaco Biondi, sarà complicato, per lei, mantenere il punto più alto del potere, coltivi il rapporto con il Consiglio Comunale, rispetti il ruolo dei consiglieri comunali, non li snobbi con le sue continue e persistenti assenze, loro, rappresentano tutti i cittadini aquilani, non solo quelli che l'hanno votata. Meritano maggiore rispetto.